Da oltre 10 anni, la tecnologia dello streaming ha reso possibile la distribuzione e la diffusione dell’immagine in movimiento in modo semplice e immediato attraverso la rete. Tuttavia, il mondo dell’arte sembra essere ancora reticente sulla fruizione massiva della videoarte online.
Le regole per la corretta installazione e visualizzazione sono dettate, nella maggior parte dei casi, dagli stessi artisti e rendono tutt’oggi possibile l’esperienza della video arte quasi esclusivamente nel contesto della galleria o del museo. Non è il caso di Cristina Nuñez, (1962 Figueres, Spagna) artista che da 25 anni professa la necessità di unire l’arte all’attivismo sociale.
I due video realizzati dall’artista come parte integrante della mostra “Someone To Love” - esposta per la prima volta nel 2011 al Mois de la Photo di Montreal ed ora in itineranza- sono stati lanciati ufficialmente nella popolare rete sociale Vimeo, in quattro lingue e con l’invito esplicito a “sperimentare e condividere”, rimarcando così la volontà di abbattere ogni barriera esistente tra la creazione artistica e il pubblico di massa e offrire la possibilità di un’esperienza su diversi livelli.
Si tratta in primo luogo di Someone To Love, il diaporama che raccoglie gli autoritratti realizzati dall’autrice durante la sua vita. Il racconto dell’artista accompagna lo spettatore attraverso la storia della sua famiglia, l’infanzia, l’adolescenza controversa segnata dall’eroina, le relazioni e la scoperta dell’autoritratto come uno strumento per l’arte-terapia.
La presenza del video all’interno della mostra omonima è determinante per sperimentare appieno la mostra stessa. Lo spettatore è invitato a farsi guidare dalla voce di Nuñez lungo una linea della vita, composta dalle sue fotografie. Il video in questo contesto ha anche la funzione di offrire diverse chiavi di lettura e di suggerire le molteplici relazioni tra le oltre 200 immagini esposte.
Il diaporama è stato presentato separatamente a Parigi e ad Arles all’interno del festival Les Nuits Photographiques, a luglio del 2012. L’esperienza del video riprodotto nell’ambito dello screening collettivo è diversa da quella della mostra, ma altrettanto necessaria. Tra le opere di 30 autori intelligentemente giustapposte dal comitato artistico del festival si percepisce un bisogno comune, espresso con i linguaggi più vari: quello di rivolgere uno sguardo verso il mondo interiore.
La visione del video Someone To Love in Internet potrebbe risultare “incorretta”: l’opera viene inevitabilente decontestualizzata e la qualità dell’esperienza dipende anche da fattori contingenti come la velocità della connessione e lo schermo che si ha a disposizione. D’altra parte, la pubblicazione in Internet offre una diffusione potenzialmente mondiale. Se la missione dell’artista è quella di dare un messaggio, questo diviene accessibile a tutti e l’opera si libera da ogni condizionamento del mercato.
La missione di Cristina Nunez è effettivamente quella di diffondere il suo messaggio, come si evince dal secondo video, Higher Self, una presentazione della filosofia neo-umanista dell’autrice e del metodo The Self-Portrait Experience©, che permette di entrare in contatto con
il proprio io creativo e di “trasformare il dolore in arte” utilizzando la fotografia.
Come insegna Walter Benjamin, la riproducibilità dell’opera d’arte è un fattore determinante per l’evoluzione del concetto di autenticità. L’artista può percepire questo cambiamento come un impoverimento dell’Aura oppure può vederlo come un arricchimento dell’esperienza. Nel caso di
Cristina Nuñez non si tratta solo di questo: la riproducibilità delle opere diventa anche un’urgenza reale. Il linguaggio usato in Higher Self, assertivo e diretto, vuole trasmettere al mondo la necessità di aprire gli occhi e guardare il dolore umano, la solitudine e le ferite.
L’opera è un’esortazione ad ascoltare le proprie viscere per potersi identificare con gli altri e, di conseguenza, sentirsi meno soli nella sofferenza. Entrambi i video sono una di lente di ingrandimento sui bisogni reali dell’uomo, che vengono continuamente frustrati da una società troppo concentrata sulla crescita economica.