Pinocchio non è solo materia di un’opera narrativa, ma dimostra come la più lieve, semplice, e limpida delle commedie non solo possa celare un animo eroico e tragico, ma pure possa rivelare un epos misterico e iniziatico.
Il protagonista è Pinocchio quanto le sue avventure, anzi sono esse le vere protagoniste, non il burattino. Il titolo appare infatti pertinente e preciso Le avventure di Pinocchio: una canzone di gesta, strutturalmente simile all’epica arturiana e graalica in quanto intessuta di incontri, peregrinazioni, allontanamenti e ritorni: ad-ventus. Ma anche romanzo iniziatico tutto teso alla “rinascita” dell’essere.
La vocazione creatrice e creativa di Pinocchio è già all’origine universale e cosmica, salvifica e misterica. Geppetto confida a Mastro Ciliegia la sua volontà di “conquista” simbolica del mondo, attraverso i segni spirituali del “pane” e del “vino”. La materia prima alchemica è già viva, ma impotente. Pinocchio-ceppo parla, piange, sfrigola, si scuote “come un anguilla”, è già “argento vivo” prima ancora di essere plasmato da Geppetto, e ancora di più quando riceve la sua forma. Il suo primo movimento è la fuga, come l’Atalanta fugens, come un satiro o una ninfa, come l’Angelica di Orlando, come gli iniziati di Dioniso che corrono invasati nei boschi, come i cavalieri arturiani che devono per loro natura vagare solitari fino a farsi cogliere dal Graal.
Metaforicamente la destinazione di questa materia prima è la sua trasformazione in Uomo. La Fata allude al suo poter essere “ragazzo”, quando Pinocchio giace nel letto, al loro primo incontro. Pinocchio ne sembra consapevole implicitamente e allusivamente: quando sostituisce Melampo proclamando: “Oh se potessi rinascere un altra volta!” Un tornare al Padre occultato (l’aureo e cristico Saturno) che coincide con il diventare Uomo perfetto. Ecco al via dell’alchimia mistica cristiana e dell’ermetismo rinascimentale. Per ben dieci volte, Pinocchio affronta l’esperienza della morte: morte fisica, morte simbolica, morte minacciata o sfiorata, morte concreta. Pinocchio incontra la morte non appena fugge per la prima volta dalla casa di Geppetto, per rientrarvi la stessa notte, al teatro-cucina di Mangiafuoco, nella terribile notte degli assassini e dell’impiccagione, quando incontra il serpente, quando sostituisce Melampo, di fronte al sepolcro della Fata, nell’eroica battaglia sulla spiaggia dell’Isola delle api, nella grotta dell’Orco verde marino, nel mare in cui viene lanciato con una pietra al collo sotto la maschera dell’asino, e appena dopo nella bocca del Pesce-cane.
La stessa avventura di Pinocchio appare un passaggio tortuoso e molteplice attraverso la morte e gli inferi, vissuti da vivo, come un Enea, un Ulisse, come la materia prima che deve oltrepassare, trasformandosi, la fase travagliata della “nigredo”. Pinocchio sostituisce temporaneamente Geppetto, che viene “imprigionato” (l’occultamento di Dio Padre o di Crono), e vaga di notte per il paese vicino alla ricerca di cibo. Tutto appare buio, deserto, alieno: “Pareva il paese dei morti”. Forse si allude al caos alchemico iniziale, alla tempesta degli elementi che si scatena una volta emerso il Mercurio. Una lustrazione misterica, un’ascetica prova di veglia e astinenza. Pinocchio viene paragonato a un “vaso”, segno della cottura ermetica, e, tornato a casa, si “addormenta” davanti al fuoco. L’eroe/materia dimostra di non essere ancora pronto: non controlla il fuoco e ne viene intaccato. Ma il segno del bruciare i piedi è anche segno ambivalente di purificazione totale. Ora la materia è pronta: è stata lavata e infiammata, è passata per la prima volta attraverso il fuoco e l’acqua! Prima di rifargli i piedi Geppetto gli impone simbolicamente la morte nella maschera del sonno, un altro dettaglio misterico che rinvia anche alla Genesi: come Adamo dorme mentre Dio estrae Eva così Pinocchio deve dormire mentre viene rinnovato.
Nel secondo passaggio Pinocchio rischia la morte da parte di Mangiafuoco. O meglio rischia di essere sostituito simbolicamente al montone sacrificale che sta sul fuoco. Chi accoglie Pinocchio nel teatro magico e sapienziale? L’alchemico Pulcinella, con il suo cappello frigio e mitraico e con la terna cromatica ermetica nero-bianco-rosso, Arlecchino, con il suo abito multicolore proprio di Afrodite e Iside, e la ninfica Rosaura. Ma la “prova della morte” è anche scambio sacrificale e rinascita. Pinocchio dovrebbe sostituire la legna per il montone, poi Mangiafuoco decide di sostituire a Pinocchio Arlecchino, infine Pinocchio si offre eroicamente al posto di Arlecchino e infine Mangiafuoco decide di cibarsi del montone mezzo crudo. La sapienza viene dal sacrificio e dall’esperienza iniziatica, non servono le lettere (l’Abbecedario) con la loro sequenza lineare uccidono lo Spirito. Mangiafuoco starnutisce, cioè alita lo Spirito sul fuoco e salva il secco Pinocchio dal fuoco per il suo fiammante cuore.
Nel terzo passaggio assistiamo a una lunga fase di purgazione e travaglio: Pinocchio cammina nel buio più totale, con misteriosi uccelli notturni che gli sbattono le ali sul naso (segno di trasmissione misterico-ermetica di sapienza), viene inseguito, corre, attraversa tre elementi alchemici: l’acqua, il fuoco, e l’aria e infine viene impiccato. Una morte trasformativa da Tarocchi! Ma dove si stava dirigendo? Al Campo dei miracoli per compiere il rito alchemico-mistico della trasmutazione e moltiplicazione. Come si mette in viaggio? Avvisato dall’apollineo merlo bianco (segno della dialettica fra nigredo e albedo), sotto l’emblema di morte del gambero rosso, cioè le dolci acque mortifere dell’alchimia, cibandosi solo di una noce sapienziale, le noci in tutte le fiabe infatti, e per ben tre secoli, sono segno della vittoriosa sapienza iniziatica. Le ombre danno luce e parlano (il grillo), la materia prima risuona (Pinocchio per le monete) e viene ricongiunta alla sua origine: Pinocchio torna sul pino!
Di nuovo l’estremità bassa della materia viene infiammata per disseccarla e rimuovere ogni umidità metallica! Siamo ancora in presenza del travaglio della nigredo, ricco di contrasti, di scontri fra gli elementi, di “stragi degli innocenti”, di regresso catabico allo spirito unitario del metallo attraverso il fuoco e la decantazione. Pinocchio/materia prima vince la sfida perché resiste nella costanza al trattamento di fuoco, aria, fango (argilla alchemica) e acqua, permettendo all’Opera di rivelare l’essenza e le essenze nel microcosmo del vaso. La casina candida preannunzia l’albedo a cui l’eroe tenta più volte di avvicinarsi. La Fata mantiene la postura dell’estasi mistica, status vicino alla morte, ma la sua visione basta alla salvezza. La sua pelle è di cera, come di cera fu il primo oracolo di Delfi, costruito da Afrodite e la ninfica e ierofantica Fata parla con le labbra chiuse, come Pinocchio. Il burattino sta sulla corsa per tre ore come per tre ore, da mezzogiorno alle tre, Cristo agonizza sulla croce. Il finale dell’impiccagione è trionfale quanto entrata nel Teatro del Danzatore-Capro (Pinocchio): il corpo dell’eroe garrisce al vento come una campana a festa! Sì: siamo in presenza di una festa misterica! La morte continua con Pinocchio agonizzante sul letto, immagine del Re travagliato dell’iconografia alchemica. L’aggressione dei conigli è l’ultimo sussulto del mercurio volgare abbruciato. Ci si salva con la “medicina amara”: una polvere bianca nell’acqua! Polvere di marmo o perla diluita o sale? L’ultimo intervento salvifico è quello dei picchi, amici del legno: simboli di fuoco e di fulmine, di amore e di intervento trasformativo. La Fata domina sul falco e sul cane, sul cielo e sulla terra, è la Quintessenza, la Sapienza, il Mercurio perfetto, la Madre Vergine, Maria.
Nella quarta morte l’eroe affronta il mostro, Pitone, il drago acqueo, il simulacro del fuoco selvaggio, la Gorgone che pietrifica e che si pietrifica. Pinocchio cammina sulla strada per ritornare dalla Fata ma il passo è sbarrato da un animale verde con occhi di fuoco e coda fumante. Il protagonista vince la prova capovolgendosi, invertendo il vaso alchemico, mescolando i fattori nel fango ermetico. Lo zolfo volgare cede e implode. Ma la morte è sempre doppia e si duplica: la catena di Melampo è di ferro con punzoni di ottone e ricompare il segno alchemico della faina e della gallina.
Tutta la microstoria sembra una chiara allusione alla fissazione del Mercurio da parte dello Zolfo. Un'ulteriore, più raffinata e più matura “morte vissuta” avviene poco dopo quando l’eroe incontra il sepolcro della Fata, segno dal sapore quasi arturiano e mitico. Quando c’è la Fata domina il bianco dell’albero e il turchino del Mercurio. Ora Pinocchio per la prima volta “vuole” morire, siamo al sacrificio perfetto, all’"uscita da se stessi". La materia prima vegetale appare purificata attraverso la simbolica morte e può ora elevarsi per distillazione e sublimazione nell’aria del vaso alchemico tramite il “Colombo” o colomba alchemica. Sull’Isola delle Api avviene l’ennesima esperienza mortale: la battaglia furiosa dell’eroe contro i sette avversari. Pinocchio ora si assimila a Saturno che domina i sette pianeti e lo spirito dei sette metalli, e salva dall’acqua il cane alato e aureo. Ma la morte ritorna poco più in là, sempre sul limite del mare, nella grotta alchemica dell’orco pescatore (e “soffiatore” come il gatto e la volpe). Pinocchio scampa un ennesima volta dal fuoco mascherandosi con la polvere bianca, simile a quella della Fata, come pietrificandosi, e viene salvato dal sulfureo cane alato (Alidoro). Il Fuoco perfetto e salino, il fuoco e lo zolfo filosofico vincono ancora sullo zolfo volgare e sulla putrefazione. Quando guarda la Fata e la sua immagine incastonata nell’avorio sul suo petto, durante i giochi asinini del Circo, “si sente morire”: ecco un altro rispecchiamento che trafigge a benefica morte il cuore!
Abbiamo infine l’ultima doppia morte: quella di Pinocchio-asino che viene gettato nel mare con una pietra al collo divorato dai pesci e quella simmetrica di Pinocchio ligneo nel ventre del grande Pesce. Pesci che digrossano la pietra filosofale, come gli acidi alchemici, e un Pesce misterico che seppellisce di nuovo Pinocchio/Giona. Non a caso l’eroe giace per 50 minuti sotto l’acqua salata, numero di rinnovamento, di pienezza, numero dello Spirito santo.
(Versione ridotta)
Continua il 14 Giugno...