Il giardino di Ninfa è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000 al fine di tutelare il giardino storico di fama internazionale, l’habitat costituito dal fiume Ninfa, lo specchio lacustre da esso formato e le aree circostanti. Il nome Ninfa deriva da un tempietto di epoca romana, dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino.
A partire dal VIII secolo l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile luogo, facente parte di un più vasto territorio chiamato Campagna e Marittima, che quindi entrò a far parte dell’amministrazione pontificia. Al tempo contava solo pochi abitanti, ma aveva assunto un ruolo strategico per la presenza della Via Pedemontana: trovandosi ai piedi dei Monti Lepini, era l’unico collegamento alle porte di Roma che conduceva al sud quando la Via Appia era ricoperta dalle paludi. Dopo l'XI secolo Ninfa assunse il ruolo di città e fra le varie famiglie che la governarono ricordiamo i Conti Tuscolo, legati alla Roma pontificia, e i Frangipani, sotto i quali fiorì l’architettura cittadina e crebbe la considerazione economica e politica di Ninfa. Pietro II Caetani ampliò il castello della città, aggiungendo la cortina muraria con i quattro fortini e innalzando la torre già presente a 32 metri, e realizzò il palazzo baronale.
Nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani e la città non fu più ricostruita, anche a causa della malaria che infestava la pianura pontina, i cittadini sopravvissuti se ne andarono lasciando alle spalle i resti di una città fantasma, gli stessi Caetani si spostarono a Roma e altrove. Nonostante ciò le chiese continuarono ad essere utilizzate dagli abitanti delle vicine colline per tutto il XV e in parte del XVI secolo, per poi essere del tutto abbandonate. Oggi rimangono i ruderi di San Giovanni, San Biagio, San Pietro fuori le mura, San Salvatore e Santa Maria Maggiore, cui parte degli affreschi furono distaccati nel 1971 per essere custoditi nel castello Caetani di Sermoneta.
Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, volle creare a Ninfa un "giardino delle sue delizie". Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus, un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie, in cui furono coltivate pregiate varietà di agrumi, fra cui il Citrus Cajetani, e allevate trote di origine africane, fu abbandonato. Un nuovo tentativo di insediamento fu fatto da un altro esponente della famiglia Caetani nel XVII, il Duca Francesco IV, il quale "buono al governo dei fiori", si dedicò alla rinascita dell’hortus conclusus ma la malaria costrinse anche lui ad allontanarsi da Ninfa. Della sua opera rimangono le polle d'acqua e le fontane.
Durante l’Ottocento il fascino delle sue rovine attirò molti viaggiatori che percorrevano l’Italia riscoprendo l’antico: la "Pompei del Medioevo", come la definì Gregorovius, era un luogo spettrale, magico e incancellabile dalla memoria di chi la vide. Alla fine dell'Ottocento i Caetani ritornarono sui possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani, con due dei suoi sei figli, Gelasio e Roffredo, si occuparono di Ninfa decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone, dall’aspetto realmente romantico. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi, piantarono i primi cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, rose in gran numero, e restaurarono alcune rovine, fra cui il palazzo baronale, che divenne la casa di campagna della famiglia, oggi sede degli uffici della Fondazione Roffredo Caetani. La realizzazione del giardino fu guidata soprattutto da sensibilità e dal sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita, quasi un caos ordinato. Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino introducendo alcune nuove specie di arbusti e rose e negli anni Trenta del Novecento aprì le sue porte all’importante circolo di letterati e artisti legato alle riviste da lei fondate, Commerce e Botteghe Oscure, come luogo ideale in cui ispirarsi.
Durante la Seconda guerra mondiale la famiglia Caetani si rifugiò nel castello Caetani di Sermoneta, facendo ritorno a Ninfa solo dopo il 1944, il giardino nel frattempo fu utilizzato come base per le munizioni da parte dei soldati tedeschi, che ne preservarono l’integrità grazie agli alberi presenti che favorirono la possibilità di mimetizzarsi. L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti. Aggiunse numerose magnolie, prunus e rose rampicanti, e, insieme alla madre Marguerite, realizzò accanto alle mura sud della città di Ninfa un rock garden, chiamato anche "colletto". Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetani al fine di tutelare la memoria del Casato Caetani, di preservare il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta, e di valorizzare il territorio pontino e lepino.
Un accenno alla flora del Giardino
All’interno del giardino di Ninfa si incontrano circa diciannove varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e una sensazionale varietà di aceri giapponesi, inoltre a primavera i ciliegi ornamentali fioriscono in maniera spettacolare. Fra le 1300 specie che è possibile ammirare negli otto ettari di giardino ricordiamo il viburno, il caprifoglio, il ceanothus, l’agrifoglio, le clematidi, i cornioli, i meli ornamentali e l’albero dei tulipani. Molte varietà di rose che si arrampicano sugli alberi e sulle rovine, e seguono il fiume e i ruscelli, il clima particolarmente mite di Ninfa permette anche la coltivazione di piante tropicali come l’avocado, piante del Sud America e i banani. Vi sono anche molti arbusti piantati non solo per la loro bellezza ma anche per favorire l’avifauna e la diversificazione degli insetti.
Il giardino più romantico
Più volte citato in riviste nazionali e internazionali come il giardino più romantico e a volte come il più bel giardino del mondo per la sua combinazione tra natura e ruderi, il periodo migliore per visitarlo è sicuramente la primavera quando lo splendore della natura esplode in modo spettacolare.