Oggi vi raccontiamo di un gruppo di musicisti che è riuscito a farsi conoscere ed amare all'estero, i Mother Mary Mood ci svelano in esclusiva il segreto del loro successo oltreoceano.
Come è nato il vostro gruppo?
Il gruppo nasce ufficialmente con il nome Mother Mary Mood nel 2009, in concomitanza della prima esperienza di concerti in America, anche se in realtà il nucleo della band, cioè Filippo e Lorenzo Spanò e Marco Formosa si trovano a suonare insieme già da qualche anno prima. La passione per il rock è sicuramente l’elemento che ha alimentato la volontà comune di creare un gruppo che suonasse musica propria. Così si è cominciato fin dall’inizio a comporre pezzi inediti. La formazione ha subito dei cambiamenti rispetto alla versione iniziale, con diversi cambi di bassisti e batteristi che si sono succeduti. Al momento attuale possiamo addirittura vantare una formazione in parte collaterale, potendo disporre di un bassista ed un batterista a San Diego, con i quali ci siamo trovati, per cause di forza maggiore (non essendo potuti venire con noi l’attuale bassista Silvio Paolucci e il batterista Riccardo Urbani) a suonare quest’anno nei concerti americani. Si è instaurato un ottimo feeling musicale con loro, tanto che si sono offerti di suonare con noi in ogni tour che faremo da quelle parti in futuro.
I tratti distintivi di ciascuno di voi e come questi si integrano?
Diciamo che pur avendo caratteri e interessi eterogenei, ci accomuna sicuramente la passione per gli stessi generi musicali. Ma oltre a questo ci troviamo anche a condividere le stesso pensiero riguardo la società che ci circonda ad esempio…diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda in generale; c’è un ottimo feeling tra di noi. In genere sono queste cose che portano a costruire qualcosa di interessante e forse è proprio per questo che siamo soddisfatti di quanto stiamo facendo, musicalmente parlando.
Che tipo di musica fate e perché questa scelta?
Non è mai facile attribuire un nome ad un tipo di musica, specie quando si tratta di musica rock. In America hanno definito il nostro genere più propriamente come Alternative rock…ma in realtà anche questo termine è abbastanza indeterminato. Diciamo che etichettare uno stile musicale è sicuramente riduttivo, per cui in genere quando ci fanno questa domanda preferiamo rispondere che suoniamo semplicemente rock, perché alla base di questo si tratta. I nostri testi sono in inglese in quanto siamo convinti che l’italiano non si presti efficacemente a questo genere musicale. Il rock è per sua nascita anglosassone e tale deve rimanere. Forse in questo siamo un po’ rigidi, ma ne siamo assolutamente convinti.
Come e dove cercate l'ispirazione?
Bè questo aspetto è sicuramente molto personale e funziona in modo diverso in ciascuno di noi. In ogni caso diciamo che quando componiamo qualcosa le idee in genere arrivano spontaneamente, non c’è premeditazione. Il processo compositivo è abbastanza semplice: si inizia a suonare qualcosa per un po’, magari esce un riff interessante, poi magari anche un melodia. Da lì si fa ascoltare questa bozza agli altri e così comincia a venire fuori qualcosa di concreto. Diciamo che possiamo ritenerci fortunati da questo punto di vista perché c’è davvero molto feeling compositivo tra di noi, per cui riuscire a tirare fuori qualcosa di interessante partendo da un semplice riff sembra una processo quasi automatico. Un merito particolare va sicuramente al cantante (Filippo), che è assolutamente il più prolifico da questo punto di vista.
Il vostro progetto più impegnativo finora?
La realizzazione del nostro primo album, uscito all’inizio di quest’anno, è stato sicuramente l’aspetto più impegnativo fino ad ora, in quanto ha richiesto una buona dose di concentrazione e di tempo, un aspetto quest’ultimo particolarmente arduo da gestire, considerando che ognuno di noi svolge un proprio lavoro. Al momento abbiamo cominciato a registrare il secondo album e speriamo di riuscire a completare il lavoro in tempi ragionevoli.
A quali artisti vi ispirate?
Ognuno di noi ha i propri idoli musicali e sicuramente qualche caratteristica di ognuno di questi è presente in ciascuno. Spesso nei commenti che riceviamo c’è qualcuno che dice: “il cantante mi ricorda questo piuttosto che quell’altro cantante”, citando a volte anche personaggi molto distanti tra loro. Quello che teniamo a dire è che non ci piace imitare nessuno. Se imitassimo qualcuno in particolare, l’intero progetto non avrebbe senso. E’ chiaro che chi suona oggi è svantaggiato rispetto a chi suonava 30 anni fa, essendo stato ormai detto già molto se non quasi tutto da un punto di vista musicale. Oggi è perciò molto facile somigliare a band esistenti e famose, e riuscire ad essere originali, specie nel rock, è un’impresa ardua. Dal canto nostro preferiamo non porci questo problema più di tanto. Preferiamo suonare la nostra musica. Se poi non riusciamo ad essere originali, pazienza, l’importante è riuscire ad esprimere quello che si ha dentro.
Siete appena tornati da un tour americano e non è stato il primo, raccontateci qualcosa di più? Come siete stati accolti e perché sentite che quello sia il vostro posto? Cosa rappresenta per voi l'America, in che tipo di location avete suonato, le reazioni del pubblico?
Sì, l’esperienza fatta in America per ben 3 volte, è quanto di più fico una band possa desiderare di fare. Il motivo principale che ci spinge a proporci da quelle parti piuttosto che in Italia è, come già accennato prima, il fatto che il genere che suoniamo è molto più apprezzato e seguito laggiù. Il rock d’altra parte nasce lì. In Italia inoltre, anche a prescindere dal genere musicale, mancano le occasioni, mancano le possibilità di proporsi e di farsi apprezzare, e soprattutto manca la cultura della musica suonata dal vivo (eccezion fatta forse per la musica classica). Quando ti esibisci in America (ma il discorso vale anche per molti paesi europei, specie del nord) anche se sei un emerito sconosciuto come noi, la gente ti viene a sentire e paga anche un biglietto d’ingresso (di pochi dollari). Ti ascolta con attenzione e se gli piaci arriva anche ad acclamarti, come ci è successo quest’anno al V Festival Rock/Blues di Ensenada, in Baja California, Messico. Quando ti trovi di fronte a questo genere di cose ti senti appagato. Quello che si nota, in sostanza, è l’enorme rispetto che questa gente ha nei confronti di chi ha qualcosa da dire, da esprimere, da comunicare. Noi siamo innamorati degli Stati Uniti, e in particolare del sud degli Stati Uniti ed ogni volta che ci siamo andati a suonare, abbiamo anche approfittato per girare e visitare un sacco di posti interessanti, specie in mezzo al deserto del Nevada e dell’Arizona. Per quanto riguarda i posti in cui in questi anni abbiamo suonato, a parte il festival di Ensenada, che è una location molto grande, per il resto abbiamo sempre suonato in locali di piccole dimensioni a San Diego, Los Angeles e Las Vegas. Ecco, ad esempio l’esperienza a Las Vegas due anni fa è stata incredibile. Abbiamo suonato in un locale abbastanza grande (Wasted Space) all’interno dell’Hard Rock Hotel, un posto in cui hanno suonato anche band famose; ci hanno trattato come dei “veri” musicisti, è stata una cosa davvero inaspettata. Tutto questo ci ha portato spesso a considerare anche l’idea di trasferirci definitivamente là… purtroppo non è così semplice, ma chissà…
Un commento di un fan che vi è rimasto impresso e che vi rappresenta davvero?
Possiamo citare la recensione (tradotta) che una radio canadese ci ha fatto recentemente e in cui indubbiamente ci ritroviamo: “Mother Mary Mood fino a poco tempo fa era considerata probabilmente come una delle tante band di MySpace, ma con il passare del tempo ha raccolto un discreto numero di fans, e si sta affermando nell’attuale scena musicale. Questo aspetto non ha comunque frenato la loro determinazione nel voler diventare una band di punta nell’ambito del loro genere musicale, ma al contrario ha rappresentato un importante punto di partenza. La caratteristica più eclatante dei Mother Mary Mood è il loro approccio saldo e bilanciato che genera un sound molto originale. La loro musica, mai convenzionale, non è l’unica arma a loro vantaggio come spesso accade per la maggior parte delle band; i Mother Mary Mood hanno anche ben lavorato nel raggiungere un buon mix tra musica e testi. I critici di musica rock imparziali non faticheranno a riconoscere questo approccio dei Mother Mary Mood”.
Avete un'etichetta e un'agenzia che vi segue?
Abbiamo un’etichetta (Alfa Music di Roma) che ha già prodotto il nostro primo album e ci sta seguendo per quanto riguarda l’aspetto promozionale, ma solo in Italia. Ciò che stiamo cercando è invece qualcuno che ci rappresenti all’estero. Abbiamo in realtà anche una booking agency ad Austin in Texas che si è proposta di rappresentarci laggiù. Ci ha proposto di fare un tour nel prossimo mese di novembre che dovrebbe partire da New York e terminare proprio ad Austin, toccando molte città, con una serie quindi corposa di concerti. Speriamo vivamente che questo progetto si realizzerà, in quanto potrebbe rappresentare per noi un’ottima possibilità per farci notare.
Con quale artista vi piacerebbe suonare su un palco?
Mmh…penso che ognuno di noi potrebbe nominare un personaggio diverso…. Ad ogni modo possiamo dirne un paio che andrebbero sicuramente bene per tutti: Dave Grohl dei Foo Fighters e Eddie Vedder dei Pearl Jam.
Se volete saperne di più sui Mother Mary Mood e sulle loro prossime date, visitate il sito www.mothermarymood.com