Non credere mai di essere altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eri o avresti potuto essere non fosse altro che ciò che sei stata che sarebbe sembrato loro essere altro.
(Lewis Carroll)
Illustratore, attore, tatuatore. Fantasia a ore. Un cappello senza testa, perché di teste nei suoi disegni non ce ne sono mai. Sono perse chissà dove senza fissa dimora. I grandi maestri sono stati Magritte, Klimt e Gong Xian. Non è difficile immaginare la pioggia di uomini che cadono dal cielo. E come René affermava "La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione". Una linea sottile, decisa ed elegante, la sua fedeltà. Senza troppe profondità, ereditata da uno sguardo verso l'Oriente. Un mondo surreale e capovolto, dove "Tutti chiedono a Cappellosenzatesta perché disegna degli uomini con la testa sostituita da oggetti, ma nessuno gli chiede perché disegna degli oggetti con degli uomini attaccati sopra".
Le nostre abitudini e costrizioni sociali si sostituiscono alla nostra testa per mostrare le cose che siamo. E cosa siamo? Elucubrazioni da Brucaliffo a parte, Dogana elegge i suoi personaggi protagonisti assoluti in uno spazio completamente bianco, vuoto, pulito, terso, sono pochi gli oggetti tra gli oggetti. Oggetti pesanti e pensanti, corpi manichini svuotati e ripetitivi come prodotti di consumo su larga scala. Torna alla mente il famigerato video The Wall dei Pink Floyd dove umani in serie marciavano sincronizzati verso la fine. Gli eroi di Dogana non sono che sconfitti del sistema inglobante, tra malinconia e rassegnazione, ritrovano riscatto nell'assurdità dell'esistenza bidimensionale della fantasia su carta, che scricchiola come assi di legno di un palco teatrale.
I drammi ironici inscenati dal nero grafite non sono in realtà (sempre che si possa usare questo termine) che acute critiche sociali, dalla speculazione del tempo, del denaro, delle abitudini tecnologiche, dal capitalismo, alla religione. Dal potere e del controllo al quale veniamo sottoposti come dentro un frullatore sadico e spietato. Come in Loop, corriamo nel riflesso ripetuto di un giro autoreferenziale. Tutto torna incessante senza il tempo del pensiero. Come automi senza critica. E se la differenza può innescare più esplosioni, ben venga, come in Be different #2 tra un esercito ben allineato di teste di bombe spunta accesa la testa di un cerino incravattato e pronto a distinguersi o estinguersi, solo ai posteri coraggiosi l'arduo finale.
E Alice oggi, riesce ancora a oltrepassare lo specchio? Vede aldilà di ciò che trova? L'infanzia crede ancora a sei cose impossibili a colazione? E' così che in La Gabbia una bambina in punta di piedi sul bianco di un'idea libera i volatili dalla testa-gabbia. Quanto costa un sogno? O meglio il risveglio da esso? Quanto è dura vivere una vita non propria? Quanto è difficile assomigliare a ciò che si vorrebbe essere? Alzandosi sul precipizio di una tazza di tè, ( il tè dei matti?) l'uomo dalla testa di zolletta zuccherata è sul Patibolo pronto a lanciarsi dalla punta di un cucchiaino ancorato a una bustina. Una triste, folle storia di milioni di momenti quotidiani, che almeno ognuno di noi ha passato, tra la stretta di una tazza, l'attesa e un soffio per sbollire la bevanda.
Dogana sa anche intingere la propria ironia noir in un angolare, se non singolare romanticismo, come in Fatta l'una per l'altra. Una panchina è il non luogo per questa volta, agli estremi due timidi personaggi, la donna testa di sigaretta e l'uomo testa di accendino. E' giusto bruciarsi per i propri vizi, e cosa di più vizioso, dell'amore? Cosa di più soddisfacente, di fumo d'amore che consuma e nuoce? In Per Rick l'uomo dalla testa annaffiatoio è impiccato al ramo di un albero che lui stesso sta innaffiando, che il progresso sia il regresso? Che la continua crescita sia sinonimo a un certo punto dello sviluppo umano della decrescita?
Tante domande. E vedo in chi sta leggendo queste righe non più teste ma punti interrogativi. Da qualche parte chissà dove, insieme alla testa ho perso le risposte. L'effetto Dogana contagia a macchia d'inchiostro, sempre chiaro in bianco e nero. Mescolando in uno sciroppo surreale due poesie, concludo con una parte di Montale e una di De Gregori, per una conclusione-ritratto dell'artista.
Spesso il male di vivere ho incontrato e me ne sono andato con la mia valigia d'attore...