Tra tradizione e modernità, ci addentriamo nel mondo della musica e del legno, insieme ad un liutaio, che ci racconta del suo lavoro, che è soprattutto una grande passione.
In Umbria esistono solo pochi liutai, uno sei tu, cosa vuol dire essere un artigiano al servizio della musica in questa regione e in cosa consiste in pratica il tuo lavoro?
Alla base del mio lavoro c’è un concetto che ho fatto mio: non esistono suoni belli o brutti, ma suoni scadenti o di qualità! L’artigianato della musica deve garantire la qualità dei suoni.
Di quale tipo di strumenti si occupa un liutaio principalmente?
Un liutaio si occupa principalmente di strumenti a corda sia ad arco che a pizzico. Necessariamente realizzati in legno.
Seppur sembri antico, quello del liutaio è invece un mestiere senza tempo, costruire o riparare qualcosa è un antidoto contro la fuggevolezza del tempo e della vita, non credi?
Sia costruire che restaurare non donano l’immortalità ad uno strumento, ma per quanto riguarda il restauro, hai la possibilità di restituire la “freschezza” ad uno strumento senza toglierne la storia. In realtà questa è la differenza tra la riparazione e il restauro: la prima ignora la storia, mentre il secondo parte proprio da quello che lo strumento è stato fin dall’inizio.
Da cosa deriva la parola liutaio?
Liutaio deriva da liuto che a sua volta deriva dalla parola araba al'ud che significa legno, quindi presumibilmente il liuto è il primo strumento a corda ad avere una sua letteratura scritta.
Chi sono i tuoi clienti e come riesci a concorrere con l'industrializzazione?
Per quello che riguarda il restauro, i miei clienti sono studenti, amatori, e professionisti, dotati di uno strumento di qualsiasi fascia di qualità. Per il nuovo, invece, si affidano a me tutti i musicisti che non trovano negli strumenti di fabbrica un mezzo espressivo di qualità, oppure coloro che hanno delle particolari esigenze estetiche, timbriche o fisiche (mani grandi, mani piccole, etc.). Generalmente non concorro con l’industria, perché abbiamo due obbiettivi diversi ma ugualmente importanti: l’industria deve garantire il numero sufficiente a far sì che suonare uno strumento continui ad essere una attività democratica, io devo soddisfare tutti coloro che non si rispecchiano nei prodotti industriali.
Quali sono le doti necessarie per diventare un liutaio?
Come tutti i mestieri che non si insegnano in maniera particolarmente accademica è necessaria una buona dose di predisposizione, un viscerale amore per tutto quello che emette un suono, tanta curiosità e una buona dose di umiltà (non tutto quello che è fatto a mano è migliore, quindi l’errore va riconosciuto e capitalizzato).
Quale percorso di teoria e pratica consiglieresti a un giovane appassionato?
Innanzitutto consiglierei di frequentare una scuola seria, che per quanto non insegni il mestiere vero e proprio, accelera di molto l’apprendimento. Terminata questa prima fase, si dovrebbe andare in una bottega, ma oltre ad essere sfruttati, si rischia di fare propri i difetti del maestro, titolo spesso acquisito per merito del tempo e delle lusinghe piuttosto che del talento. Quindi, piuttosto che percorrere questa via, mi chiuderei due anni in cantina a sperimentare quanto più possibile e poi intraprenderei la professione vera e propria.
Il liutaio utilizza insieme tecniche antiche e moderne per gli strumenti, può considerarsi un falegname, un musicista, un matematico, un poeta e che altro?
La liuteria applica la fanta-falegnameria: noi facciamo cose che i falegnami ritengono sbagliate o quantomeno poco solide, ma purtroppo perché un legno suoni bene bisogna spingersi all’estremo sforzo del materiale, sempre che lui sia d’accordo. La matematica è una scienza che il liutaio deve solamente sfiorare, perché se uno strumento venisse realizzato applicando formule e fosse quindi il risultato di una espressione algebrica, mancherebbe di calore e si trasformerebbe in uno strumento di fabbrica. La poesia o c’è o non c’è…la liuteria non ne ha bisogno, ma se c’è è molto meglio. Per la musica farei un discorso a parte: chi inizia ad occuparsi di liuteria, suona, ma chiunque suonando si concentra sullo strumento non è sicuramente un musicista; è come se uno scrittore preferisse scrivere con una penna piuttosto che un’altra. La musica è intuizione che supera di molto lo strumento, e penso che non siano neanche in relazione. Penso tuttavia che il liutaio abbia dignità artistica autonoma.
È complicato aprire una liuteria al giorno d'oggi e come ci sei riuscito?
Le difficoltà sono quelle di tutte le attività artigianali e purtroppo l’attualità le ha aggravate molto. Inizialmente io ho dovuto fare altri lavori per avere le sostanze necessarie ad aprire un laboratorio, soprattutto perché se vuoi lavorare bene devi avere i “ferri” giusti, e sono tutti molto costosi. Poi mi sono chiuso a sperimentare tutto quanto imparato in accademia e molto prima di essere realmente pronto, ho deciso di aprire!
Che musica ascolti mentre lavori?
La musica accompagna la mia vita, e come nella vita l’umore fa da padrone. Per sintetizzare, in genere ascolto dischi dal ’77 dei Talking Heads all’ 89 di Disintegration, passando per tanta buona new wave.
Considerato il tuo percorso, quale altro lavoro avresti potuto fare oltre a questo? Ed è comunque qualcosa connesso alla musica?
Faccio fatica a vedermi in una realtà lavorativa diversa da quella in cui mi sono immerso (anche se mi piacciono i fiori, non è detto che io voglia fare il fiorista).
Ti capita di avere degli screzi con i clienti e come riesci a risolverli solitamente?
A volte anche liti feroci…un bel suono non si tocca…intransigenza a mille… poi è l’umiltà che appiana tutto… ci sono modi diversi di vedere le cose, l’importante è che siano onesti.
Quanto tempo è necessario per costruire ad esempio un violino e per restaurarlo?
Per costruire un violino ad esempio ci vogliono circa 150 ore. Il problema è che per rifinirlo ce ne vogliono 5 volte tanto. E’ per questo che anche nei laboratori di liuteria esistono strumenti da studio meno rifiniti, e da concerto, talmente puliti nella lavorazione che sembrano verniciati prima di farlo veramente. Per il restauro è diverso: tempo per individuare il problema, più tempo per capire come risolverlo, poi farlo. Ho effettuato restauri molto più complessi della costruzione ex-novo di uno strumento.
Che tipo di sensazione provi alla fine del lavoro, quando lo strumento è pronto?
La sensazione è un po’ difficile da descrivere…non come la nascita, ma come un distacco, un po’ come quando i figli crescono e le mani che li aiuteranno non saranno più le tue…forse si chiama gelosia. Principalmente, però, è la curiosità di sentire se lo strumento suona come lo hai immaginato per tutto il tempo della lavorazione, o addirittura meglio delle tue attese, e con un pizzico di paura di non aver centrato quello che volevi.
Cosa è per te il legno?
Da qualche parte ho letto che il colore verde è calmante, perché è quello che l’uomo ha visto per più tempo nel corso dei millenni. Il legno è il materiale che guardo, tocco, osservo per più tempo durante la mia vita e rende sempre tutto più sopportabile. A volte penso di capire più il legno che le persone.
Per quale artista ti piacerebbe costruire uno strumento?
Adrian Borland dei Sound, ma sarà molto difficile che accada.
Lo strumento che credi ti sia riuscito meglio?
Sarebbe un po’ come chiedere a un bambino se vuole più bene a mamma o papà… se li ami, li ami, pregi e difetti! La frase, il commento o il ringraziamento di un cliente che ti è rimasto impresso, perché rappresenta davvero come sei. Non so se sia un complimento, ma mi è stato detto da chi mi conosce che i miei strumenti suonano come sono io.