L’etichettatura degli alimenti è una questione complessa che sta focalizzando sempre più l’attenzione su di sé. Gli inviti a leggere bene le etichette e a conoscere la provenienza del prodotto sono ormai sempre più frequenti. Il focus non è solo la salute, bensì la consapevolezza del potere del consumatore, la consapevolezza che il potenziale d’acquisto del singolo è fondamentale e dirimente affinché le grandi case di produzione facciano l’una o l’altra scelta di mercato.
Dalla fine del 2014 la normativa Europea in ambito di etichettatura subirà delle modifiche sostanziali a vantaggio del consumatore. Il regolamento UE 11/69 2011 è stato modificato dalla commissione europea con lo scopo di arrivare a una maggiore trasparenza e leggibilità delle etichette che permettano a ogni target di consumatore di potersi documentare facilmente riguardo al prodotto che sta acquistando. In sintesi, dal 13 dicembre 2014 il suddetto regolamento, in atto dal 2011, e le suddette modifiche saranno legge a tutti gli effetti.
I cambiamenti più importanti riguardano la tracciabilità del prodotto in modo che si evitino frodi “legalizzate” al consumatore e si possa sapere da dove proviene un determinato alimento, ad esempio nel caso della carne, dove è nato e dove è stato allevato e macellato l’animale; saranno riportate le tipologie degli oli vegetali usati come ingredienti, si saprà se si tratta di olio di palma o colza, o soia, con tutto ciò che ne consegue.
La posizione che l’Europa sta prendendo è una forma di tutela e un segnale netto contro il cosiddetto cibo spazzatura. La leggibilità deve essere più potente e più dirimente della pubblicità, la qualità del prodotto deve e può diventare un plus, è necessario che la chiarezza e la trasparenza nei confronti di chi acquista siano un punto di forza delle strategie di marketing e non un problema da aggirare a ogni costo e con ogni mezzo. Un esempio chiaro di questo è quello che sta accadendo con le etichette semaforo adottate dall’Inghilterra e considerate discriminatorie nei confronti del made in Italy.
Facciamo un passo indietro e stabiliamo innanzitutto a cosa ci si riferisce quando si parla di etichette semaforo: queste indicazioni si basano su una logica cromatica e sono state volute dal governo britannico allo scopo di favorire la lotta contro l’obesità. Indicando i valori nutritivi in diverse “aree semaforo” si allerta il consumatore (saranno rossi gli ingredienti pericolosi, arancioni i meno pericolosi e verdi quelli a prova di grasso) con una tecnica terroristica ma di fatto poco veritiera. A ragione, l’Unione Europea ha bocciato l’etichetta semaforo e aperto una procedura di infrazione contro l'Inghilterra. La commissione, ha ritenuto che si tratti di una “presunta violazione del principio di libera circolazione delle merci”, le indicazioni fornite da questo tipo di etichettatura, infatti, invece di penalizzare le sostanze chimiche dannose e i cosiddetti “non alimenti” accendono la luce rossa su molti degli alimenti tipici del made in Italy, come il parmigiano o l’olio di oliva.
La dicitura non prende in considerazione la qualità del grasso e della materia prima stessa, ma solo il quantitativo totale di sostanza grassa presente nell’alimento, senza considerare neanche la dose giornaliera prevista e/o consigliata. In questo modo si rende una qualsiasi bevanda gassata light, un alimento “verde” più adatto al consumatore di una scaglia di parmigiano o dell’olio extravergine di oliva. Il passo fatto dall’Europa nei confronti di questa metodica è un segnale netto di controtendenza, si sta finalmente cercando di premiare la qualità a discapito del marketing, anzi a discapito di quel marketing che per anni, abbuffandosi nell’oblio prodotto da quest’ultimo cinquantennio di cieco consumismo, ha portato il consumatore ad essere sempre meno consapevole e responsabile.
Ora che il primo passo è stato fatto, però, la scelta è nelle mani di ognuno di noi: dalla fine di quest’anno leggere gli ingredienti, la provenienza, gli allergeni presenti e quant’altro sarà più facile e immediato, quindi lo sarà altrettanto fare una scelta consapevole e mirata in base alle proprie esigenze e visioni etiche.