Non solo nel Dolce Stilnovo e nelle fiabe tradizionali ma anche in certe canzoncine e filastrocche si intuiscono le tracce di una Sapienza perenne. Qui ne accenneremo tre.
La prima è brevissima, francese, ma ricca di un mistero sottilmente inquietante. "O chiar della Luna, mio amico Pierrot, imprestami una piuma per scrivere una lettera. Ma la candela è morta, non c’è più fuoco. Aprimi la porta, per amore di Dio." Sermonti ha indicato l’analogia fra Pierrot e il sapiente e bizzarro Gianni delle favole. Pierrot diventa poi, nell’iconografia di massa, melanconico, ma questo aspetto non è che un corretto manifestarsi del carisma di Saturno, presente anche nell’Homo selvaticus. Carisma di sapienza e di iniziazione. Pierrot è, come Pulcinella, l’iniziato di Mitra, con il suo berretto frigio, l’araldo danzante e recumbente, di Eleusi, l’alchimista che scende nell’Ade e che veglia sulla cottura straziante della materia. Bianco e nero, è lunatico, argento e ombra, fluido e plumbeo, schiumoso e vaporante. Danza e riposa meditativo. Al plenilunio si deve scrivere una lettera, anch’essa bianca e nera, doppio del Cielo, da incidere e disporre in sequenza. Il fuoco è finito, l’Opera è compiuta. Pierrot è colui che regge le porte di Giano, le porte sacre della Sapienza. Il guardiano. Pierrot dona le penne, come il pavone, ispira il vaticinio, permette di fissare i tempi della cottura. Consumato tutto l’olocausto del Fuoco, si deve aprire la porta della Luce divina. E la parola d’ordine è sempre il fuoco superiore e unico: l’Amore di Dio. Un'inquietudine che ricorda l’inquietudine del Maestro che aguzza la penna, di Gerard Dou, mentre la clessidra è a metà della sua corsa, come nella Melancolia di Durer.
Ricordiamo poi una canzoncina francese dedicata ai Cavalieri della Tavola Rotonda. "Cavalieri della Tavola Rotonda, ditemi se il vino è buono. Se è buono si si si, se è buono no no no. Ditemi se il vino è buono. Se è buono e gradevole lo berrò fino a compiere tutto il mio piacere. Quando muoio voglio essere seppellito sotto terra, nella cantina dove c’è il vino buono". Anche qui, sotto la maschera del semplice divertimento d’evasione e del giuoco infantile, si gusta un altro sapore. I Cavalieri di Artù devono provare la bontà del vino. Una prova del Fuoco e dell’Oro. Un giudizio spirituale e sullo spirito. Lo rivela anche la triplice ripetizione, vangelica. Un esorcismo? Una prova rituale? Il rituale del brindisi della staffa. Un’investitura. Una canzone alla Gargantuà, ma anche graalica. La cantina quale Sepolcro di Cristo, Tempio della rigenerazione e della Pace, gloriosa cella vinaria del Cantico dei cantici.
Il terzo accenno lo merita la celebre ninna nanna dedicata alle Coscette di Pollo. La coscia è segno iniziatico di Eracle, Giacobbe, Efesto. Danza del labirinto. La coscia di pollo compare in Hans e Gretel, quale segno di maturazione. Il gonnello è tipico degli iniziati, dei maniscalchi, dei lavandai, del miles romano, del discepolo di Mitra, dell’Abraxas. L’identificazione fra il bambino e Gesù va oltre un mera devozionalità sentimentale, e centra il cuore del racconto. Si sta parlando del sonno mistico e trasmutativo, del sonno che è morte al mondo e rinascita al Cielo, dies natalis. Si sta parlando del Cristo interiore che va nutrito e curato affinché cresca e splenda. Il corpo dorme ma lo Spirito veglia. (Ct) Il letto deve essere di rose e di viole. I due elementi dell’Opera, il fuoco e la nube, il sangue e il fiele, il dolce e l’amaro, i colori dominati nella Tenda della Testimonianza. Le viole, fin da Omero, indicano le ninfe dell’oltretomba. La coperta di panno sottile è il sudario di Cristo, nuova pelle, velo dell’epifania, forza sottile, bozzolo, mandorla, guaina che tutto permea. La coltrice di penne di Pavone ci ricorda la Luce e l’Immortalità, l’epifania dei Magi, la decapitazione del drago dai cento occhi, Argo, il fiorire dei Sali, l’aprirsi e il fissarsi delle stelle. Il Pavone, emblema di Bisanzio e dei primi cristiani, propizia il levarsi della stella del mattino. Il Bimbo divino accende la sua luce nell’anima: i due occhi diventano due soli e preannunciano il glorioso risveglio. I due soli indicano l’accensione del Sale, l’unificazione e rettificazione degli occhi del cuore, richiesta dal Cristo. Anche la luna diventa sole, la coppia ridiventa uno, androgino, Essere edenico originario. Il risveglio è allora nuova nascita, sia per la madre che per il figlio.