Rosetta abitava nella tenuta di suo nonno Leopoldo, un casale accanto al mare situato in mezzo a una distesa di Olivi. Erano piante eleganti e radiose con le chiome dai riflessi argentei spesso scosse dalla brezza marina. I loro corpi sembravano nuotare tra i fiori gialli di tarassaco ergendosi solari e affabili nella marea di farfalle che a primavera vi giravano intorno. Le radici estese e superficiali si espandevano lateralmente e si ingrossavano nell’innesto col fusto formando un pedale dal quale spuntavano germogli e spesso altre radici. I tronchi diventati ormai nodosi, scabri, ricoperti da solchi profondi e contorti per l’età, vestivano i loro colori scuri di innumerevoli ramificazioni che sembravano estendersi verso il sole o verso il mare a seconda di come erano sospinti dal vento.
È vero che queste nobili e pacifiche piante non sopportano le raffiche di vento, ma sono proprio i venti soffici e gentili che pettinano le loro capigliature facendone creature quasi regali. In primavera le loro gemme si trasformavano in grappoli di fiori bianchi e gialli rallegrandone i volti e i sorrisi. Ma lo spettacolo più gradevole era dato in autunno da tutte quelle piccole drupe ovali, a volte verdi, a volte nere, a volte un poco violacee che comparivano tra il fogliame argenteo, pronte per essere accolte dal suolo, umile dono della pianta alla Madre Terra.
Tra questo esercito di alberi di straordinaria bellezza, ve n’era uno alto e benfatto, dal tronco eretto e possente. Improvvisamente si apriva in ampi bracci che lasciavano al centro uno spazio esteso e libero dal fogliame. I due bracci si protendevano verso altri alberi vicini sfiorandoli con il soffice fruscio delle foglie che pendevano abbondanti. I nodi del tronco sembravano una specie di corazza capace di resistere a tutti gli sforzi, i climi e le stagioni.
Proprio il giorno del suo nono compleanno, Rosetta ricevette da nonno Leopoldo uno splendido regalo. Insieme avrebbero costruito una casetta sopra il grande Olivastro secolare. Presero gli attrezzi del mestiere e cominciarono l’opera pezzo dopo pezzo: prima fecero un pavimento in tavole d’Ulivo appoggiato alla parte piana del tronco, poi innalzarono le pareti con un legno di Ginepro profumato come la primavera, infine edificarono un tettuccio di canne ricoperto di foglie di Palma. Naturalmente lasciarono spazio per una porta e una finestra. Rosetta fu felice d’aiutare il nonno a pitturare le pareti, dipinse tutto ciò che le piaceva: principesse, animaletti, fiorellini… La porta fu fatta in legno di Ciliegio e la finestra in legno di Pino. Rosetta ci disegnò sopra tante farfalle e uccellini variopinti.
All’interno della casa, il nonno Leopoldo realizzò una tavola di legno e sopra vi pose un materasso di piume d’oca cucito dalla nonna Gelsomina e un cuscino fatto con i noccioli di ciliegia dalla zia Filomena. La copertina la creò Rosetta tutta da sola, prese l’uncinetto della nonna, i gomitoli di lana colorati della zia e lavorò per intere settimane. Preparò una miriade di quadretti di ogni colore, un vero arcobaleno. Poi lì cucì con precisione e ci ricamò sopra delle coccinelle. Nel frattempo il nonno fabbricò una vetrinetta dove Rosetta ripose i suoi pupazzi: una gattina con le zampe rosa, un piccolo coccodrillo scarlatto, un cucciolo di dinosauro, una pantera alata e un fenicottero azzurro. Sopra il letto, avvolte nelle loro copertine, Rosetta collocò le sue bambole gemelle, Angelica e Anastasia.
Nella vasta tenuta lussureggiante d’Ulivi, per tutta l’estate, il nonno Leopoldo e la piccola Rosetta furono indaffarati a costruire la capanna, una deliziosa dimora per la piccola, le sue bambole e i suoi pupazzi. L’albero di Olivastro sussurrava le sue parole di conforto quand’erano stanchi e le sue esclamazioni di ammirazione quando una porzione importante di opera era brillantemente completata. Ben presto la pianta si riempì di nidi d’uccelli e un cinguettio incessante rallegrò le giornate dei due operai. Le farfalline svolazzavano sopra il tronco posandosi sul fogliame e le api operaie cercavano qualche fiore sul campo o tra le foglie della pianta. Ogni tanto Rosetta si affacciava a osservare il prato giallo e verde sotto di sé e si sentiva appagata. Quando i primi frutti iniziarono a maturare mancavano solo gli ultimi ritocchi per ultimare la casetta sull’Olivastro.
L’inaugurazione fu fatta a settembre, proprio nel giorno in cui l’estate cedeva il passo all’autunno. Rosetta, nonno Leopoldo, nonna Gelsomina e zia Filomena organizzarono un vero e proprio picnic. C’erano focacce fragranti, ceste di frutta odorosa, torte e biscotti succulenti e pure un pasticcio di verdure condite con l’olio dei frutti dell’Oliveto. Rosetta adorava il pane abbrustolito ricoperto d’olio di prima spremitura e le olive nere cotte al forno dalla nonna. Quel giorno Rosetta festeggiò la nuova dimora e la sera volle dormire nel suo rifugio da sola. Quando gli adulti se ne furono andati, il rosso del tramonto invase la casa illuminando di colori caldi ogni oggetto. Rosetta socchiuse gli occhi assaporando il calore e il colore dell’ultimo sole. Quando ogni raggio scomparve, il crepuscolo lasciò il posto a una splendida luna rossa che illuminò tutto l’Oliveto. I raggi lunari riflettevano la luce argentea del fogliame creando una notte incantata.
Quando la luna piena fu alta in cielo, Rosetta la guardò intensamente e desiderò che l’Olivastro, la casa e tutti gli oggetti prendessero vita. E subito sentì il respiro della pianta, la gioia del suo cuore caldo, l’allegria della linfa che girava nelle vene, la morbidezza dei suoi capelli argentati e la luminosità dei suoi occhi. I rami oscillarono lentamente e le diedero il benvenuto, la casetta si assestò e sbadigliò aprendo la porta, poi la guardò dal suo unico occhio invitandola a far entrare fatine ed elfi della tenuta. Rosetta vide una moltitudine di piccoli esseri elegantemente vestiti che penetrarono dalla finestra cantando e un fascio di stelline che invasero tutto lo spazio. Man mano che le stelline sfioravano i pupazzi e le bambole, ogni cosa acquistava vita e tutto fu gioia, canto e danza. Rosetta ebbe il più prezioso regalo della sua vita e continuò per tutta la notte a far vivere il suo sogno. L’albero la cullò, gli animali le cantarono la ninna nanna, le fate le donarono lunga vita, bellezza e un’infinita energia d’amore.
Per ogni bimbo la sua dimora
vive da sempre e ad ogni ora
gode di luce, gioia e magia
di tutti i giochi di fantasia.
Se l’Olivastro è la sua radice
e la natura la sua cornice
può trasformare il buio in sole
e si riempie di voglia d’amore.
Il prossimo appuntamento è per l'1 Ottobre con il Noce.