Un albero che accoglie, quasi con senso materno, grazie alla sua chioma avvolgente allorquando riesce a raggiungere piena maturità senza essere stato deturpato dai tagli dell’uomo. E’ raro trovarlo nel suo splendore incontaminato nelle terre battute dall’uomo ma, quando si ha la fortuna d’incontrarlo, il consiglio è di sdraiarsi sotto la chioma, all’ombra e lasciarsi andare ai propri pensieri e al sonno.
Ci sono alberi la cui foglia riprende l’immagine della chioma, il tiglio è uno di questi. Le forze creatrici della forma creano un dialogo tra le foglie e la chioma matura. La foglia del Tiglio altro non è che un cuore, un cuore che si propaga nello spazio. E questo lo si avverte al riparo sotto le fronde. Un’ombra né troppo scura, né troppo chiara, che ti dona un senso di appartenenza e di protezione. Forse è anche per questo che il Tiglio era l’albero per molti popoli preposto ad assistere le riunioni del villaggio donando chiarezza e comprensione. Un albero che, nel suo manifestare gentilezza e equilibrio, ha nel contempo la forza e la determinazione di penetrare in profondità nelle viscere del terreno diventando così un autentico Axis-Mundi, un canale di connessione tra la Terra e il Cielo, portando equilibrio e saggezza tra forze polari. Forse è proprio quella saggezza che scaturiva e che se ne avvertiva la presenza nei tempi antichi sotto le foglie durante gli incontri e le decisioni.
Ma il Tiglio si esprime anche con il profumo, un profumo dolce, quasi invadente, che preannuncia la presenza dell’albero a grandi distanze. Se è vero che il profumo è l’unico senso che dona piacere all’anima, il Tiglio, nei giorni di tarda primavera o all’inizio dell’estate, rapisce la nostra anima, risveglia in noi grazia nell’ascolto: pause interiori dal quotidiano fatte di ricordi, di dolcezze e di leggerezza. Non tutti gli alberi hanno il dono del profumo, Il Tiglio completa, con i suoi effluvi, il risveglio di tutti i sensi e generosità perché ogni sua parte è portatrice di cure al nostro corpo, dal fiore alle foglie, dalla corteccia alle ceneri del legno.
Il tiglio del parco, un albero amico ormai da qualche anno, è diventato il cuore del parco, perpetuando così le tradizioni del Tiglio di portare consiglio. Ha la particolarità di accentuare l’accoglienza con un abbraccio. Nel crescere il tronco si è sdoppiato in due figure che si attorcigliano nel protendersi verso il cielo: un abbraccio d’amore avvolto in un manto di foglie che lascia trasparire delicatamente la luce del sole. Un abbraccio che lascia alla libertà di ognuno il riflesso delle proprie storie e dei miti che accompagnano l’uomo dai tempi antichi. Così, come nell’opera di Octavia Monaco, la testa di un cavallo partorito dal tronco ci ricorda il mito greco di Filira, la Ninfa figlia di Oceano, trasformatasi in Tiglio, evocando la femminilità di questa pianta sacra alla Dea Afrodite.
Testo a cura di Simona Ventura
Simona Ventura, architetto paesaggista, fondatrice dello studio Agrisophia, si occupa da diversi anni di progettazione, ricerca e divulgazione di tutto quello che riguarda gli spazi verdi, dal piccolo giardino al parco pubblico, con particolare attenzione all'aspetto "terapeutico" della relazione tra l'uomo e il mondo vegetale.
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