Forse ho cominciato a fabbricare pannelli solari perché mio zio fabbricava croci. In effetti deve essere stato soprattutto per le parole che mio zio amava ripetermi mentre mi parlava del suo mestiere di fabbricatore di croci che io poi una decina d'anni più tardi devo aver tirato su l'impresa dei pannelli solari.
Mio zio si chiamava Arsenio. Abitava nel paesino dove Nietzsche sarebbe poi diventato matto o forse dove trascorse solo qualche periodo della sua vita e dove buttò una pagina delle sue. Non so bene. In ogni caso qui mio zio aveva una grande rimessa dove fabbricava le sue croci. Diceva di averci un buon mercato nelle chiese di almeno otto quartieri di Genova e alcuni paesi vicini. Poi tirava su qualche soldo vendendo ai fedeli di una serie di parrocchie.
In effetti zio Arsenio non aveva il problema di mantenere una famiglia e se è per questo nemmeno una sposa malmostosa. Era un tipo alquanto solitario e assai devoto. Mi diceva sempre che a lui piaceva fabbricare croci perché le croci non sono un oggetto vero e proprio. Una sedia a dondolo è un oggetto. Un tavolo è un oggetto. Una spada. Persino una bambola è un oggetto vero e proprio. Li prendi e li usi. Sul tavolo ci metti sopra dei piatti e delle posate e ci mangi oppure ci giochi a carte o a dama. Sulla sedia a dondolo ci cuci un maglione o ci guardi un tramonto, ti bevi una birra. Sono oggetti e li usi.
Le croci però sono diverse. Quando ti inginocchi davanti a una croce non ti stai inginocchiando davanti a una croce perché è una croce ma perché rappresenta un'altra cosa, una persona, un luogo, e questi luoghi, queste persone, queste cose nemmeno sono qui, non stanno nemmeno su questa terra. Una croce è un oggetto che non è se stesso. Quindi quando si fabbrica una croce è come se si stesse fabbricando qualcos'altro. Come se si stesse dando corpo a qualcosa di intangibile e di impalpabile. Come se, mi diceva mio zio Arsenio ficcandosi in bocca del tabacco e cominciando a masticarlo, fosse un oggetto che cattura e condensa una qualche energia del cosmo.
Oggi che ho cinquantasette anni e ho avviato la mia attività da circa ormai ventidue anni a me sembra precisamente di aver seguito l'orma tracciata da zio Arsenio. Ho cercato di dedicarmi ad oggetti che non fossero importanti di per se stessi, ma che rappresentassero un tramite verso qualcosa d'altro. Alla fine ho trovato questi oggetti nei pannelli solari. Non vorrei apparire blasfemo affermando quanto sto per affermare ma credo che croci e pannelli solari siano oggetti molto simili. A volte ho persino il sospetto che le croci siano da sempre la forma rudimentale di quelli che oggi chiamiamo pannelli solari. Penso ad esempio alle centinaia di raffigurazioni che rappresentano croci aggettanti all'esterno raggi di luce splendente. In quelle raffigurazioni le croci brillano come il sole – sono loro stesse il sole.
Nelle mie letture, ora che con gli anni che passano sto lentamente sentendo sempre più il bisogno di dedicarmi alla spiritualità e che gli affari procedono anche un po' da soli senza che io debba affannarmi davvero più che tanto, ho anche incontrato teorie - credo ben note, ma che a me non lo erano ancora - circa una sorta di parentela tra il Gesù dei Vangeli e il Dio del Sole. Forse Gesù è amico degli dei iraniani Angra Mainyu e Spenta Mainyu e Ahura Mazda e Mithra. Si pensi che persino la festa del Dio “Sol Invictus” venne introdotta da Aureliano nel 25 dicembre del 274 d.c. e la stessa data fu adottata per il dio iraniano Mithra, e con l'editto di Costantino nel 313 d.c. la festa del “Sol Invictus” venne addirittura sostituita con quella del Gesù cristiano. Come a dire che a un sole si è sostituito un altro sole.
Forse zio Arsenio – che ora riposa in pace – non approverebbe questi accostamenti. In realtà però se rendo evidenti queste analogie è solo perché penso che tutto sommato croci e pannelli solari assolvano alla stessa funzione: prendere il sole su di sé, portarlo sulla terra e distribuirne i suoi effetti benefici. Tra l'altro furono proprio gli antichi romani – cioè coloro che misero in croce Gesù - i primi inventori dei pannelli solari. Certo se parlo di questi strumenti quasi come oggetti dal potere trascendente e sacro è forse anche perché io a quegli strumenti devo una vita agiata, comoda, in certi momenti persino felice. Ho tirato su parecchio denaro con i pannelli solari e gli affari procedono anche meglio adesso che si stanno notando sempre di più gli effetti salvifici di questi strumenti.
Ecco che forse utilizzando il termine “salvifico” di nuovo mi ritrovo a parlare dei pannelli solari come se fossero oggetti collegati al sacro. D'altra parte so per esperienza che questi collettori possono fare del gran bene a chi li usa e che non sono solo parole al vento - come negli anni qualcuno ha cercato di far credere. Pensiamo ad esempio a quello che è successo in un villaggio etiope qualche anno fa. Il villaggio si chiama Rema. E' situato a centocinquanta chilometri dalla capitale dell'Etiopia Addis Abeba. Senza l'installazione di energia fotovoltaica il villaggio di Rema sarebbe scomparso dalla cartine geografiche. Invece oggi nel villaggio etiope ogni casa è raggiunta dall’energia elettrica, i tetti dei villaggi sono punteggiati dai pannelli solari, ognuno dei quali alimenta circa quattro lampade oltre che radio e registratori. Il bar del villaggio ha aumentato il suo fatturato grazie all’elettricità, con le lampade i clienti si trattengono nel bar dopo il tramonto e grazie al frigorifero è in forte aumento anche la richiesta di bevande fresche...
Pensate in che condizioni versa quel villaggio se per loro è persino importante avere un frigorifero che funzioni! E anche se su una popolazione di settantaquattro milioni e duecentomila abitanti ci sono solo cinquecentottantre mila battezzati secondo la confessione cattolica pari a una media di zero virgola settantanove per cento e ci sono dieci circoscrizioni ecclesiastiche, dieci vescovi, duecento diciotto diocesani eccetera io voglio pensare che quello che i pannelli solari catturano sia il sole che lo stesso nazareno ha portato sulla sua croce più di duemila anni fa.
A volte penso che se il mestiere di mio zio Arsenio è stato quello di portare la speranza, il mio mestiere sia quello di portare la luce: un termine astratto e un termine concreto che per la prima volta si uniscono magicamente rispecchiandosi uno nell'altro: la luce della speranza. Anche per questo da qualche anno ho scelto di cambiare il marchio della mia azienda e di apporlo piccolo ma visibile su ogni pannello solare prodotto: per portare la luce della speranza. Su ogni pannello faccio mettere un'immagine che rievoca una piccola croce cristiana.