Giovanni Ceccarelli rappresenta uno dei nomi in rampa di lancio del jazz italiano. Il sensibile pianista marchigiano da tempo residente a Parigi, ha sempre avuto una predilezione per il confronto con altri generi e culture, pur mantenendo salda la sua formazione jazzistica, con ottimi esiti dal punto di vista compositivo e dell’arrangiamento, oltre che della produzione artistica. Molto attivo sul piano didattico, Ceccarelli ha avuto collaborazioni di prestigio con Maestri del calibro di Lee Konitz, Kenny Wheeler, Benny Golson, Mark Murphy ed Ivan Lins, uno dei grandi nomi del Brasile che ha partecipato anche ad InventaRio, un progetto che ha riscosso dei grandi consensi anche laggiù. Di questo ed altro ci ha parlato nell’intervista che segue.
Vorrei sapere come e quando hai iniziato a suonare, diventando successivamente un musicista jazz.
Ho iniziato a suonare all'età di sette anni, grazie al mio migliore amico dell'epoca che mi ha presentato alla sua insegnante di pianoforte: gliene sono molto grato! Poi a quattordici anni ho scoperto il jazz grazie ai dischi a 45 giri dei miei genitori: sono rimasto molto colpito da Blue Monk in pianoforte solo di Thelonious Monk e da Blues in F del trio di Bill Evans, una vera folgorazione! All'età di diciassette anni ho trascorso un anno a Portland, Oregon negli USA e là ho fatto una straordinaria esperienza musicale: lezioni private di pianoforte jazz, un corso di jazz combo nella high school che frequentavo, i miei primi concerti con una big band giovanile, la mia prima jam session. A vent'anni ho deciso di dedicarmi interamente alla musica e di farne la mia professione.
Hai già diverse incisioni alle spalle, ma questa tua passione per il Brasile invece come è nata?
Ho registrato più di trenta dischi, avendo la fortuna di collaborare con musicisti che stimo molto, fra gli altri ricordo con piacere Tony Scott, Massimo Urbani, Tiziana Ghiglioni, Ada Montellanico, David Linx. Da qualche anno mi dedico principalmente ai miei progetti discografici: ho pubblicato lavori in duo, trio e quartetto. Insieme a due miei amici e stimatissimi musicisti, il contrabbassista Ferruccio Spinetti ed il batterista Francesco Petreni, ho realizzato l'album Météores per l'etichetta francese Bonsaï Music. Nel 2009 Ferruccio ed io abbiamo fondato il gruppo Inventario, con Francesco alla batteria e percussioni e con il poli-strumentista brasiliano Dadi, pubblicando insieme due dischi. Ferruccio, Francesco ed io siamo grandi appassionati della musica brasiliana: un universo così ricco e sconfinato, dove la tradizione è in continuo dialogo con l'attualità, la cultura popolare è in contatto con il mondo intellettuale. A ripensarci molti anni fa, quando iniziai a suonare con la cantante Ada Montellanico, pensammo insieme ad un Omaggio a Tom Jobim che abbiamo presentato in numerosi concerti, senza purtroppo averlo registrato su disco. Successivamente in Feedin' Inner Urges ho inciso insieme alla cantante Fabrizia Barresi Luiza e Ana Maria, due capolavori di Jobim.
Pare che il Brasile, rappresenti un incrocio obbligato per musicisti di una certa sensibilità, ovvero prima o poi si passa da lì... quindi anche qui nomi e dischi che hai ascoltato.
Il primo musicista brasiliano che ho ascoltato e amato è stato Tom Jobim, forse il più grande songwriter di tutti i tempi! Poi ho scoperto Caetano Veloso, straordinario ed innovativo cantante e compositore: nel suo disco Circuladô Vivo che conosco a memoria suona al basso Dadi, che sarebbe poi diventato un membro del nostro gruppo InventaRio. In seguito mi sono appassionato alla musica di Chico Buarque, Edu Lobo, Djavan, Ivan Lins e Milton Nascimento: amo in modo particolare i cantanti che sono anche compositori e autori, nel caso di Chico anche scrittori. Ma c'è un'eccezione: il grandissimo Joao Gilberto, uno dei musicisti ed interpreti che preferisco in assoluto! Del suo disco Amoroso conosco ogni singola nota. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei conosciuto Caetano, avrei giocato nel campo di calcio di Chico e addirittura avrei inciso un disco insieme a Ivan Lins, con Chico ospite!
Che belle immagini... e allora parlami di questo InventaRio e dell'incontro con Ivan Lins, che so poi ha portato a dei successivi sviluppi...
InventaRio è per noi la realizzazione di un sogno: creare un progetto musicale all'interno del quale far convergere varie nostre esperienze e passioni, come il jazz, il Brasile, la canzone d'autore, il pop. Sia io che Ferruccio abbiamo una lunga storia di collaborazioni con cantanti: lui con Petra Magoni in Musica Nuda e con Peppe Servillo negli Avion Travel, io con le cantanti italiane sopra citate e inoltre con Amii Stewart, Nancy King e Mark Murphy. Siamo musicisti che apprezzano molto la forma canzone e penso che ciò emerga dal nostro lavoro all'interno d'InventaRio. Dadi apporta un grande contributo al sound del gruppo, come cantante, poli-strumentista e compositore. Francesco conosce a fondo la tradizione musicale brasiliana, inoltre possiede una fine sensibilità musicale. Con il gruppo abbiamo pubblicato due dischi, InventaRio (My Favorite Records) nel 2010 e InventaRio incontra Ivan Lins (Blue Note) nel 2012. Tutti gli artisti che hanno collaborato a questi lavori discografici lo hanno fatto con grande entusiasmo e dedizione. In InventaRio, oltre a Petra Magoni, Marisa Monte e Pacifico, abbiamo avuto l'onore di ospitare il grande Ivan Lins. Si è da subito creata una profonda intesa a livello artistico tra lui e noi, così abbiamo pensato di realizzare insieme un intero album. InventaRio incontra Ivan Lins è un originale omaggio alla musica di uno dei più celebrati compositori brasiliani, con versioni in portoghese, italiano, napoletano e inglese del suo repertorio. Vi hanno collaborato alcuni artisti straordinari, come Chico Buarque, Maria Gadú, Vanessa da Mata, Vinicius Cantuária, Maria Pia De Vito, Samuele Bersani, Fabrizio Bosso, Tosca. Il disco è uscito nel 2013 anche in Brasile per la prestigiosa label Biscoito Fino.
Come applichi un linguaggio all'altro? Intendo sempre in musica…
Da qualche anno mi dedico soprattutto a suonare musica composta da me. Scrivere musica significa per me conoscere meglio se stessi, e spesso è la musica a farmi viaggiare attraverso nuovi mondi. Tutte le esperienze della vita, la musica suonata ed ascoltata, le passioni per la lettura e per le arti, l'amore per la natura, gli incontri umani in qualche modo convergono nella musica che scrivo e che suono. Come ciò avvenga è qualcosa di misterioso e di magico per me! La musica è un dono per chi la suona e per chi la apprezza, può migliorare e cambiare la tua vita. Si esprime attraverso un linguaggio astratto, quello dei suoni, che può comunicare in modo più diretto e a volte più profondo di quanto sia possibile attraverso la parola.
Come e se si è modificato il peso della composizione ed improvvisazione nel jazz?
Nella storia del jazz i grandi maestri del passato si sono distinti, oltre che per le straordinarie doti improvvisative, anche per la loro innovativa concezione compositiva e formale: basti pensare a Duke Ellington, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane e Ornette Coleman. Fanno eccezione due grandi improvvisatori puri, Sonny Rollins e Lee Konitz, con il quale ho avuto l'onore di suonare ed incidere dischi: entrambi sono considerati tra i grandi maestri, pur non avendo dato un contributo fondamentale a livello compositivo. Alcuni artisti come Charles Mingus, Ahmad Jamal, Paul Bley e Keith Jarrett improvvisano usando forme “elastiche”: utilizzano vari sistemi per comunicare ai musicisti del gruppo in quale direzione desiderano andare durante l'esecuzione musicale. Wayne Shorter ed il suo quartetto lasciano accadere la musica, prediligendo un flusso improvvisativo continuo e collettivo all'interno di composizioni nuove o rivisitate attraverso questo loro originale approccio. Credo che il jazz abbia bisogno di nuove direzioni a livello compositivo e formale, affinché si superi definitivamente l'approccio puramente solistico dell'improvvisazione che, a mio avviso, ha chiuso il suo percorso evolutivo.
Consiglia un paio di dischi brasiliani...
Edu e Tom di Tom Jobim e Edu Lobo, As Cidades di Chico Buarque, il DVD Cantando Historias di Ivan Lins, Voz e Violao di Joao Gilberto e Caetano Veloso, un album in solo dell'omonimo artista.
... ed un paio di jazz.
Crescent di John Coltrane, Kind of Blue e Relaxin di Miles Davis, Pure Monk di Thelonious Monk, My Song di Keith Jarrett... mi fermo qui, la lista potrebbe allungarsi di molto!
Non credi che in questi ultimi anni si sia alzato il livello medio senza però raggiungere risultati clamorosi?
Forse perché sono mancati i grandi leader, quelli che lasciassero un'impronta, una strada da seguire. Alcuni grandi artisti già attivi da decenni continuano il loro percorso creativo: Shorter, Metheny, Konitz, Rollins, Jarrett, Corea, Hancock. Tra i musicisti più giovani apprezzo molto Brad Mehldau, Yaron Herman, Joshua Redman, Avishai Cohen e Guillermo Klein. Penso che i leader non manchino, c'è solo bisogno che passi un po' di tempo affinché, con più distacco ed obiettività, si possa giudicare il valore della musica creata e prodotta oggi.
C'è qualcosa che ti ispira particolarmente nella composizione? Qual è il tuo approccio mediamente?
Di solito mi siedo al pianoforte e comincio ad improvvisare dal nulla: a volte scaturisce un'idea che attrae la mia attenzione e mi dona il desiderio di continuare a cercare intorno ed a partire da essa. Vado a orecchio, seguendo la direzione che prende la musica; solo successivamente cerco di capire cosa ho creato, lavorando poi di fino a livello melodico, armonico, ritmico e formale. Ultimamente ho composto musica per i video dell'artista visuale Blas Gimeno: qui il lavoro è differente, perché il punto di partenza è l'immagine, che rimane un elemento importante e forse predominante dell'opera finale. Quindi lavoro improvvisando sulle immagini filmate, che costituiscono per me una forma iniziale d'ispirazione.
Chiudiamo con i tuoi progetti in cantiere.
Ho un nuovo duo con il bandoneonista Daniele di Bonaventura. Siamo entrambi marchigiani ma ci siamo conosciuti a Parigi! Abbiamo registrato un disco interamente di musica originale, che uscirà tra qualche mese probabilmente per la Tǔk Music di Paolo Fresu. Con Daniele c'è grande sintonia, perché entrambi cerchiamo il giusto equilibrio tra scrittura ed improvvisazione, dove il suono ed il silenzio hanno una pari valenza. A breve uscirà per Parco Della Musica Records il nuovo disco del sassofonista Piero Delle Monache, al quale ho collaborato. Presto metterò online un sito web da me creato, interamente dedicato alla didattica jazz. In futuro coinvolgerò in questo progetto altri musicisti che conosco e stimo per la loro dedizione all'insegnamento del jazz. Vorrei in futuro registrare un disco in duo con il mio amico Ferruccio Spinetti, e suonare di più ed incidere in solo, che è un esperienza musicale veramente unica.