La via Appia Antica, considerata dai Romani la Regina viarum, fu realizzata da Appio Claudio, detto il Cieco, tra il 312 e il 310 a.C. per esigenze militari nel contesto delle guerre sannitiche come arteria di collegamento verso Capua e le regioni meridionali. Successivamente fu prolungata fino a Brindisi (Brundisium) dal cui porto partivano le navi per la Grecia e l’Oriente.
La Regina delle strade è stata iscritta lo scorso 27 luglio, nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco durante la quarantaseiesima sessione svoltesi a New Delhi, per l’Italia si tratta del sessantesimo riconoscimento.
Al III miglio della via Appia Antica svetta un monumento imponente simbolo stesso dell’arteria e dell’Urbe: la grande tomba edificata in onore di Cecilia Metella, figlia del console Quinto Cecilio Metello che sconfiggendo i pirati del Mediterraneo conquistò l’isola di Creta.
La tomba è posizionata a 300 metri circa dalla Villa dell’imperatore Massenzio (306-312) che annovera tre edifici principali: il palazzo, il circo ed il mausoleo di Valerio Romolo, il giovane figlio dell’imperatore morto prematuramente.
Edificata durante l’impero di Augusto, più precisamente fra il 30 e il 10 a.C., è costituita da un corpo cilindrico su alto basamento quadrato. Il lato del basamento è di 28,60 metri mentre il corpo cilindrico si estende in verticale per 11 metri, portando alla complessiva altezza di 100 piedi romani.
L’architettura della Tomba
All’esterno il mausoleo di Cecilia Metella si manifesta come un alto cilindro rivestito da lastre di travertino tagliate a finta bugna, che insiste su un ragguardevole basamento di forma quadrata in calcestruzzo, privo oggi del suo rivestimento in blocchi di travertino, di cui ormai conserviamo soltanto il nucleo cementizio in scaglie di selce.
Nel lato del mausoleo rivolto verso la via Appia, sotto un trofeo marmoreo di armi che richiama le glorie della Gens Metella, è collocata la lapide rettangolare dedicatoria che ha permesso di identificare il monumento nella tomba di Cecilia Metella.
Figlia di Q. Metello Cretico, titolato per aver conquistato l’isola di Creta, e moglie di Marco Licinio Crasso, figlio dell’eroico e facoltoso Marco Licinio Crasso che soffocò nel sangue la rivolta degli schiavi capeggiati da Spartaco, appartenente al primo triunvirato con Pompeo e Cesare, trovò una morte orribile in una spedizione contro i Parti.
I Caecilii Metelli erano un ramo della gens Caecilia, una delle più rilevanti e opulenti famiglie dell'antica Roma durante il periodo repubblicano. La gens era considerata nobile nonostante avesse origine plebea e non patrizia.
Dal III secolo a.C. sino alla fine della Repubblica i Caecilii Metelli esercitarono un grande potere, ricoprendo ogni ufficio del cursus honorum e importanti ruoli militari.
Imponente e ricercato, è considerato il più significativo monumento funerario della Regina Viarum, inoltre, essere stato in epoca medievale riutilizzato come torre di un castello tuttora conservato quasi integralmente, lo rende unico nel panorama dell’architettura funeraria romana.
Il monumento annoverava all’interno una camera sepolcrale di forma conica, aperta sulla sommità con un oculus, che custodiva le spoglie (probabilmente cremata) della facoltosa matrona romana Cecilia, appartenente a una delle famiglie più rilevanti del periodo, nuora del rinomato Marco Licinio Crasso, membro del primo triumvirato nel 59 a.C.
Il sepolcro circolare sorge su una base quadrata, simile a quello dello stesso Augusto, soltanto di dimensione minore e decorato nella parte superiore da un fregio di marmo greco con festoni alternati a teste di bue. La presenza di questi rilievi ha fatto nascere il toponimo di Capo di Bove con cui l'area nel Medioevo era denominata. Sulla facciata si trova l’epigrafe con il nome di Cecilia Metella, la proprietaria della tomba. Nei monumenti funebri e nei culti alle divinità ctonie, quindi in tutto quanto concerne l'oltretomba, i crani di bue erano caratteristici a Roma.
Si usavano invece teste di bue e non i loro crani, sempre comunque collegati da ghirlande di alloro, per le terrene celebrazioni.
Questo luogo di sepoltura romana apparteneva alla nobiltà ed era legato a due note famiglie dell'era repubblicana sia per nascita che per matrimonio e occupavano importanti ruoli pubblici: suo padre, il quinto Cecilio Metello e suo marito, figlio di Crasso.
Come accennato il mausoleo è databile alla fine del I secolo a.C., ma è molto probabile che sia stato utilizzato almeno fino al II secolo d.C.
Nel IX secolo la Tomba era di proprietà della Chiesa, ma ben presto divenne oggetto delle mire di molte famiglie romane per la sua posizione strategica eccezionale.
Il Castrum Caetani
All’inizio del XIV secolo la potente famiglia Caetani acquista un vasto appezzamento di terra nell’area del Mausoleo di Cecilia Metella, denominato Capo di Bove per il fregio con teschi di bue che lo decora, facendo costruire prospiciente il mausoleo un Castello (castrum), con una cinta muraria con all’interno un palazzo, una chiesa e un torrione, quest’ultimo alzato sulla mole della tomba romana. Nell’occasione papa Bonifacio VIII dona la Tomba alla sua stessa famiglia Caetani.
Precisamente nel 1303 la Tomba venne incorporata nel Castrum Caetani diventando la principale torre di difesa di quel fortilizio di sorveglianza e controllo del passaggio dei commercianti, volto a raccogliere le tasse.
Ancora oggi il signorile palazzo del castrum conserva le prerogative di una importante residenza medievale quale segno distintivo del potere della famiglia del controverso papa di Anagni Bonifacio VIII (1230-1303). Tra le particolarità della Tomba di Cecilia Metella troviamo la caratteristica del Metellae uxoris Crassi sepulchrum, il mausoleo è, cioè, celebrato non tanto per la sua antichità, quanto per un'eco che ripeteva il suono della voce per cinque volte, oggi quell'eco è diminuito molto a causa dei lavori di restauro e consolidamento operati nel tempo sulla struttura.
Nella accurata, e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma del 1843 così si espresse l'abate Ridolfino Venuti:
La prima forma quadrata è tutta spoliata deli grandi pezzi di pietra tiburtina, e quasi tutta sepolta e le tre porte, che si vedono in taluni disegni non sono mai state nelle principali facciate, ma bensì una sola dalla parte di dietro, secondo il costume, verso le vigne da cui si entrava nella camera sepolcrale. Vedendosi la fiancata di questo mausoleo, si vede un ingresso fatto apposta per entrarvi dentro, che viene a stare sul principio della forma quadrangolare, ed entrando non vi è che la volta da vedere, che va terminando a guisa di Cuppola di Tempio, e andandosi tra un muro moderno aggiunto al mausoleo, si vede una spranga di ferro tra le commessure dei pezzi di pietre. Nell'ingresso interiore si vede un'apertura, della quale si può congetturare l'altezza della forma quadra. Ma la particolarità maggiore di questo gran Mausoleo si è la pulizia de' gran pezzi di pietra tiburtina, talmente uniti e congiunti insieme, che non se ne vedono le commessure, oltre l'inusitata grossezza della fabbrica interiore, che è meravigliosa. Viene nominato questo vasto monumento Capo di Bove, dai Teschi, che in forma di Metope, girano attorno ai cornicioni.
Studi, scavi archeologici, nuovi allestimenti e restauri
In questi ultimi anni la Tomba di Cecilia Metella è stata oggetto di vari studi, scavi archeologici, nuovi allestimenti e restauri. Questo è stato possibile grazie alle capacità professionali e alla dedizione del Direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica Simone Quilici, del Responsabile del Mausoleo Stefano Roascio, delle Restauratrici Raffaella Guarino e Sara Iovine, delle Architette Clara Spallino e Aura Picchione. Solo per fare alcuni esempi, il settore abitativo della fortificazione, con le sue finestre bifore e i suoi tipici muri merlati, ospita oggi al proprio interno il Museo dell’Appia, importante raccolta di statue, rilievi, iscrizioni, sarcofagi, provenienti dalla Via Appia Antica e relativi ai ricchi monumenti funerari che vi si trovavano.
Nella camera funeraria del Mausoleo appare ai visitatori dalla penombra l’immagine ricostruita fedelmente di Cecilia Metella che racconta i principali aspetti di questo straordinario monumento. È anche possibile visitare il piano ipogeo dove uno stupefacente documentario, proiettato sulle pareti con la tecnica del video mapping, fa conoscere lo spasmodico interesse di papa Bonifacio VIII verso la Tomba.
Inoltre, gratuitamente, i visitatori potranno applicare degli speciali occhiali capaci di attivare un immersivo Tour Virtuale, capace di offrire inedite letture con la ricostruzione 3D degli spazi del palazzo medievale dei Caetani, ideato da Stefano Roascio e Francesca Romana Paolillo e realizzato da Katatexilux.
Per quanto concerne lo studio, è stato pubblicato nel 2022 il monumentale volume Patrimonium Appiae. Depositi emersi, curato da Francesca Romana Paolillo, Mara Pontisso, Stefano Roascio, edito dalla Società Archeologica SAP, che comprende al suo interno anche i più recenti aggiornamenti di scavo del castrum e uno studio sulla nascita del deposito e del Museo dell’Appia.
Il Mausoleo di Cecilia Metella e l’attiguo Castrum Caetani nel loro insieme costituiscono certamente il più importante e imponente complesso monumentale della via Appia Antica e sono inoltre un esempio significativo delle tecniche e dei materiali da costruzione adottati nell'antichità e nel Medioevo. Ora grazie ad uno specifico finanziamento PNRR è in fase di elaborazione da parte della “Leonardo Consorzio Europeo per l’Ingegneria e l’Architettura” un particolareggiato progetto di restauro conservativo che una volta realizzato contribuirà ulteriormente alla migliore salvaguardia e lettura della Tomba di Cecilia Metella.