L’orologio dell’apocalisse è un orologio metaforico che indica quanti minuti mancano all’estinzione dell’umanità sul nostro pianeta a causa di una guerra nucleare. Visto il catastrofico risultato delle bombe atomiche sganciate dagli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki, ben consci dei pericoli derivati dalla corsa all’armamento nucleare, nel 1947, un consiglio di esperti formato anche da scienziati insigniti del premio Nobel fra le 10 università più quotate al mondo (coordinati dalla University of Chicago) diedero vita al Bulletin del SABS (Atomic Scientists' Science and Security Board). Questo aveva come scopo quello di dare vita, appunto, ad un metaforico orologio misurante il tempo mancante ad un conflitto nucleare e con esso l’estinzione dell’umanità. Da qualche anno gli scienziati hanno aggiunto al rischio di una guerra nucleare anche il rischio per l’umanità dovuto al cambiamento climatico ed ogni anno aggiornano le lancette del Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse, sempre più vicino a mezzanotte.

Il tempo metaforicamente mancante all’olocausto nucleare fu stabilito dall’inizio del giorno (00:01 alle 24:00) e ai minuti mancanti alla fine dello stesso: l’ora fatidica. Quando gli scienziati diedero inizio a quest’impresa, all’inizio della guerra fredda (formalmente il 12 marzo 1947), l’orologio fu impostato alle 23:53,7 minuti prima della mezzanotte. Da allora e fino ad oggi le lancette dell’orologio sono state spostate ben 23 volte.

Quando nel 1991, ad esempio, furono firmati gli accordi START (Strategic Arms Reduction Treaty, tra Stati Uniti e Unione Sovietica il trattato per la riduzione delle armi strategiche e la loro revisione nel 2001) l’orologio segnò la massima distanza da mezzanotte: 17 minuti. Dallo scorso anno, invece e fino al momento in cui scrivo gli scienziati hanno determinato il tempo più vicino all’estinzione: 90 secondi. Dieci secondi in meno della distanza minima mai raggiunta di 100 secondi annunciata nel 2020.

Nelle indicazioni degli scienziati vanno presi in conto due fattori. Le lancette dell’orologio vengono spostate una volta l’anno, nel corso della seconda metà di gennaio; quindi non possono essere tenute in conto, per esempio, crisi che si manifestano successivamente e della durata di un paio di settimane pur gravissime, anche se in seguito risolte, come quella di Cuba (14-28 ottobre 1962) la quale ci avvicinò alla guerra nucleare. Secondo fattore di determinazione della distanza delle lancette dell’orologio alla mezzanotte è che da qualche anno, oltre la minaccia bellica, gli scienziati di Chicago considerano quale pericolo di estinzione dell’umanità anche il cambiamento climatico.

Lo spostamento delle lancette dipende quindi dall’azione politico-militare degli stati. Dagli inizi della guerra fredda, la deterrenza nucleare delle allora uniche due super potenze nucleari (USA e URSS) era basata sulla MAD (Mutually Assured Destruction). La base teorica della deterrenza risiedeva nella comune convinzione che un attacco di una delle due super potenze contro l’altra avrebbe portato ad una risposta massiccia non determinando nessun vincitore e dunque l’estinzione dell’umanità a causa del lancio di migliaia di bombe nucleari.

Nel 2001, in seguito all’attacco alle Torri Gemelle, gli USA modificarono però la loro N.P.R. (la Nuclear Posture Review) la quale legittima l’utilizzo dell’arma nucleare a scopo difensivo, anche da armi non nucleari. Nel contempo l’Amministrazione degli USA sviluppò una strategia militare integrata che coniugava l’uso dell’arma convenzionale con quella nucleare nella convinzione che fosse possibile un uso intelligente dei missili, fossero essi convenzionali che nucleari. Teoria peraltro dimostratasi estremamente fallace in ogni teatro di guerra, per esempio nella guerra contro la Serbia. Così operando, però, questa decisione unilaterale degli Stati Uniti ha obbligato gli altri stati dotati di armi nucleari ad adottare la medesima dottrina aumentando così il rischio di conflitto.

Se consideriamo inoltre i molteplici scenari di guerra in Ucraina e in Medio Oriente, la crisi nel mar cinese meridionale, l’installazione in Europa (in Germania e Italia prevalentemente) di missili di crociera USA Tomahawk, l’instabilità guerreggiante nel nord Africa e nell’Africa sub sahariana questi scenari faranno avanzare ancora le lancette verso la guerra nucleare il prossimo gennaio, periodo nel quale appare l’annuale Bulletin indicando l’avanzamento o la retrocessione delle lancette dell’orologio dell’Apocalisse. Ammesso che l’apocalisse non avvenga prima dell’uscita del prossimo Bulletin e la guerra nucleare non concretizzi l’estinzione dell’umanità, magari, sia in assenza di scelta che di un errore tecnico. Poiché la diminuzione della distanza dall’obiettivo dovuta alla velocità dei nuovi vettori nucleari non fornisce tempo di reazione umana sufficiente alla risposta e quindi quest’ultima è sempre più affidata ai computer, di certo non infallibili.

Il caso più clamoroso e conosciuto di errore dei mezzi tecnici di controllo della reazione nucleare che avrebbe potuto portare l’umanità alla distruzione da guerra nucleare avvenne il 26 settembre 1983. Era notte: il tenente colonello dell’Armata Rossa, Stanislav Evgrafovic Petrov era comandante di turno del bunker Serpukhov 15 incaricato di controllare le informazioni che i satelliti spia inviavano circa i movimenti dei missili americani. Sugli schermi dei monitor gli apparve l’informazione per la quale 5 missili intercontinentali erano partiti dalla base statunitense del Montana, direzione Unione Sovietica.

In caso di attacco nucleare preventivo proveniente dagli Stati Uniti il protocollo lo obbligava ad informare i suoi superiori i quali, in qualche decina di secondi avrebbero dovuto decidere la rappresaglia: l’invio di missili balistici per distruggere obiettivi strategici in Europa occidentale e negli Stati Uniti.

Qualcosa, però, insospettì il colonello. Si chiese infatti se ci fosse bisogno di solo 5 missili per distruggere l’URSS e se gli USA avrebbero scatenato la terza ed ultima guerra mondiale con un numero così ridotto di missili. In pochi secondi prese la decisione che salvò l’umanità dall’olocausto nucleare: interpretò il segnale come un errore del satellite. Gli storici scrivono che ciò che il satellite sovietico interpretò come il lancio di cinque missili balistici intercontinentali dalla base nel Montana era in realtà l’abbaglio del sole riflesso dalle nuvole.

Oggi i tempi di reazione ad un attacco nucleare preventivo da qualsiasi parte provenga sono molto più ridotti che nel passato. I missili nucleari sono più veloci e più vicini agli obiettivi. I vari colonelli Petrov non avranno tempo di decidere poiché saranno computer sofisticatissimi ad analizzare e decidere automaticamente e autonomamente a far partire la massiccia rappresaglia nucleare.

L’Assemblea generale dell’ONU ha introdotto lo scorso anno la Giornata Internazionale per l’eliminazione totale di tutte le armi nucleari; giornata che viene celebrata ogni anno il 26 settembre. Chi informerà la supposta intelligenza artificiale di comportarsi come il colonello Petrov?

Negli anni Ottanta del secolo scorso, nel momento più pericoloso della guerra fredda, quando i dirigenti dell’URSS erano convinti che gli Stati Uniti fossero pronti ad un attacco preventivo e che l’installazione degli euromissili in Europa occidentale fosse il passo strategico definitivo dello scatenarsi della guerra, in Europa occidentale si palesò un vastissimo movimento per la pace, contro l’installazione del Tomahawk e Pershing.

Il movimento europeo per il disarmo nucleare E.N.D. (campaign for European Nuclear Disarmament) organizzò manifestazioni in tutta l’Europa occidentale per imporre la non-installazione sia degli euromissili americani che degli SS-20 sovietici. Le manifestazioni portarono in piazza, in quei giorni, milioni di cittadini. L’8 dicembre 1991 i due blocchi firmarono il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) a seguito del vertice USA-URSS di Reykjavík (11-12 ottobre 1986). Nel 2019 però, con decisione unilaterale, l’amministrazione Trump decise il ritiro dal Trattato creando vieppiù instabilità e probabilità di conflitto nucleare.

Oggi sembra non ci sia più la consapevolezza dei rischi dello sterminio nucleare della nostra specie. Eppure l’orologio dell’Apocalisse ci avverte che, hic et nunc, mancano 90 piccolissimi secondi alla cancellazione di 200.000 anni di presenza umana sulla terra.

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Il primo numero del Bulletin con l'Orologio in copertina. Il cofondatore della rivista Hyman Goldsmith, chiese all'artista Martyl Langsdorf di realizzare il disegno dell'orologio. Esso apparve per la prima volta sul numero di giugno 1947 e da lì in poi sarebbe stato sempre presente sulla copertina del Bulletin a simboleggiare l'impegno dei suoi fondatori e della comunità scientifica per informare il pubblico e i leader politici mondiali riguardo al pericolo delle armi nucleari.

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Nel gennaio 2007 il designer Michael Bierut ha ridisegnato l'orologio per conferirgli un aspetto più moderno.