Gli italiani "masticano" l'inglese o è ancora una lingua "molto" straniera? Ce lo spiega Carl Byrne, insegnante di inglese in Italia.
Da quando insegni l’inglese agli italiani?
Da più di 10 anni.
Chi sono i tuoi allievi?
Dedico la maggior parte del mio tempo ad alunni della scuola media, quindi teens. Insegno anche all’università, inoltre svolgo corsi in ambito aziendale.
Imparare l’inglese è una scelta (per piacere, interesse, ecc.) o un obbligo (motivi di studio, lavoro, ecc.) per un italiano di oggi, secondo te?
Mi capita che mi venga richiesto di insegnare a persone che vogliono imparare l'inglese per interesse o hobby, ma ho visto negli ultimi decenni come l’inglese sia diventato un’esigenza basilare per la formazione di una persona, partendo dalla tenera età. Perciò nelle scuole in particolare è doveroso che l’inglese sia parte integrante del piano formativo proposto, non solo per arricchirsi in campo professionale ma anche culturale e relazionale.
Quali sono le difficoltà che solitamente riscontri da parte dei tuoi allievi: la dizione, la grammatica, il vocabolario?
La grammatica inglese non presenta tanti problemi per gli italiani: ci sono regole da imparare e non sono complicate. Lo stesso discorso per il vocabolario che man mano si può ampliare con la perseveranza. Invece acquisire la competenza orale e la pronuncia è faticoso! Il motivo non è un mistero: ci vuole practice, e purtroppo ci sono poche possibilità fuori dell’aula per mettersi alla prova. In più, i miei alunni a volta si lamentano dicendo “Ho raggiunto un certo livello, ho padronanza della lingua, ma quando guardo un film in inglese o accade che parlo con stranieri, non capisco niente! Come mai?”. In effetti, comprendere un madrelingua o uno straniero che parla fluentemente richiede un certo studio ed esercizio sulla fonetica; accento, ritmo, intonazione, pronuncia. Sono questi a produrre un salto di qualità nel livello di un allievo.
Utilizzi dei metodi non convenzionali durante le lezioni? Immagini, film in lingua originale, o altro, possono essere utili?
Devo ammettere che sono un po’ pragmatico in classe. Sì, la tecnologia la uso spesso e volentieri, per esempio con i ragazzi che ormai sono nativi digitali; L.I.M, cd-rom, siti on-line, ecc,. ma li considero strumenti che non devono rendere vaghi gli obiettivi di una lezione, bensì essere di supporto.
Secondo te qual è il livello medio di conoscenza della lingua inglese da parte di un italiano? Mediamente è in grado di fare un viaggio in Inghilterra e cavarsela o di sostenere una conversazione telefonica di lavoro?
Sorrido quando l’italiano dice “I can make myself understood? Riesco a farmi comprendere?”. E probabilmente è vero, ma temo che il livello medio sia un po’ troppo basso. In ambiente accademico, siamo restii a riconoscere come punto di riferimento il CEFR (Quadro Comune Europeo di Riferimento per la Conoscenza della Lingua) che è stato promosso e progettato dal Consiglio Europeo. E’ costruito per la validazione dell’abilità linguistica, non per indicare il livello di un insegnamento.
Quanto è importante conoscere bene l’inglese? Credi che gran parte della disoccupazione che c’è oggi in Italia dipenda anche dalla scarsa conoscenza della lingua? Parlando fluentemente l’inglese, credi che un italiano abbia delle possibilità lavorative concrete all’estero?
Ritengo che sia uno strumento importante e sì, credo che parlare molto bene la lingua inizialmente possa dare una marcia in più per inserirsi in un ambiente completamente nuovo. Dipende molto in quale settore, ma presentandosi a un colloquio che non sia per un lavoro estivo o una mansione dai minimi requisiti, è richiesto un livello di inglese almeno decente. Riguardo alla disoccupazione, credo che questa c’entri poco. Ma direi che se un giovane non vede un futuro, comincia a dubitare del valore di studiare e questo lo si noterà in qualunque campo di apprendimento.
Puoi raccontarci qualche aneddoto spiritoso avvenuto durante le tue lezioni?
Durante una delle mie prime lezioni con un signore ultra cinquantenne con scarsa conoscenza della lingua, avevo introdotto un esercizio di vocabolario con tema “The Family”. Ci stavamo concentrando sulla pronuncia di varie parole come Mother, Father, Brother, ecc., quando siamo arrivati alla parola "moglie" in inglese. “Wife”, ripetevo. “Wife, repeat please”. “Wife!… ah" esclamò... "Ma che wife?! E Free Wifi che significa? Che gli danno le moglie gratis al bar?!". L’allievo peraltro era romano, città a cui sono molto affezionato.
Una soddisfazione nel tuo lavoro?
Sono fortunato. Lavoro con different ages. Insegnare ai bambini è tosto, ma sono le piccole cose della quotidianità che li aiutano a migliorare e questo mi fa sorridere.
Ai miei tempi a scuola si partiva da “The pen is on the table” a cosa siamo arrivati oggi?
Ben oltre! I genitori sono più consapevoli del valore di un'altra lingua per i loro figli e quindi cominciano prima, senza paura di chiedere alla scuola di essere uno stimolo concreto e quindi di fare la sua parte. Sono sponges per le lingue - anche dai 4/5 anni. Quindi “The pen is anywhere you like” :)
Riesce un italiano a pensare in inglese?
Ecco una domanda che trovo interessante. Parlando di me, dopo dieci anni io non penso in italiano. Forse la cosa cambierà, non so. Dall’esperienza che ho nell’insegnare a bambini con genitori di paesi diversi, di cui uno anglofono, questi sembrano ben integrati culturalmente in Italia. Nature wins nurture, mi sembra.
L’ironia inglese è molto differente da quella italiana. Una frase o una battuta in italiano che ti fa sorridere e una in inglese che fa sorridere un italiano? Una frase o battuta in italiano che non hai mai capito e una in inglese che gli italiani non capiscono mai?
Sono tante, ma mi ha colpito molto la prima volta che ho sentito “Avere la botte piena e la moglie ubriaca”! L'inglese è molto più sobrio, sarebbe “Have your cake and eat it”. Di solito, le idiomatic expressions lasciano gli Italiani perplessi e molto incuriositi e ho messo parecchi italiani in difficoltà con “Bob’s your uncle” che semplicemente vuole dire “Va tutto bene”!