58 metri di altezza e quasi 20 di diametro per un inossidabile oggetto del desiderio. Certo, quando, il 9 agosto del 1173, posero il primo dei 32.400 blocchi di marmo che compongono la Torre più famosa del mondo, nessuno immaginava di costruire un’icona invece del campanile di un duomo già fatto e funzionante. Anzi, dopo pochi anni, appena si accorsero che il terreno cedeva sotto le sue fondazioni, la mollarono lì in mezzo al prato senza tanti complimenti. Neppure l’architetto che l’aveva disegnata volle riconoscerla come ‘figlia sua’ e si rifiutò di firmare quella costruzione non finita per non lasciare ai posteri che il suo nome venisse coperto da vergogna.

Così, se tutti gli altri monumenti di quella che l’affetto popolare ha rinominato ‘piazza dei Miracoli’ hanno un autore riconosciuto (Bruschetto aveva fondato la Cattedrale nel 1063, Deotesalvi aveva posto la prima pietra del Battistero nel 1152 e Giovanni di Simone costruirà il Camposanto a partire dal 1278), quella Torre nata torta è rimasta fino ad oggi senza padre. Ma alla Storia non si nasconde niente e alcuni scavi alla base del campanile hanno riportato alla luce un’epigrafe frammentata in cui si legge il nome di Bonanno Pisano.

Ritenuta inizialmente un’iscrizione sepolcrale si è invece poi scoperto che, essendo scritta al contrario, si trattava di una matrice per una lastra di bronzo. Con grande probabilità la lastra con cui Bonanno, esperto bronzista, avrebbe voluto firmare il campanile. Ma pensando che il suo progetto fosse ormai fallito, chiuse il cantiere e abbandonò la matrice tra i detriti.

Ci volle un secolo perché i pisani si decidessero a riprendere la costruzione e poi ancora un centinaio d’ anni per ultimare quella torre pendente aggiungendovi la cella campanaria. All’epoca pensarono che non fosse perfetta, perché nata e rimasta inclinata, nonostante numerosi accorgimenti, vittima di un ‘male oscuro’ che non riuscivano a spiegare. Però la piazza del Duomo era finalmente ultimata e di questo si accontentarono. Mai avrebbero potuto pensare che proprio quel ‘difetto’ avrebbe reso famoso il monumento e la città in tutto il mondo, più ancora delle imprese che volevano celebrare.

Oggi il frammento di quell’epigrafe che rende giustizia all’autore di un campanile che ha stupito il mondo non solo per la sua pendenza, ma anche per la sua grazia, originalità ed eleganza, è in mostra nella stessa piazza, nei locali dell’Opera della Primaziale, dove a chiusura di un periodo di eventi e di festeggiamenti per l’850esimo anno dalla fondazione del Campanile pendente, si raccontano le sue molte vite, quelle che lo hanno visto protagonista nei secoli.

«Abbiamo voluto mostrare una Torre allo specchio, vale a dire riflessa nelle innumerevoli superfici che ne hanno replicato l’immagine, come indizi e segni che rivelano un modo non solo di vedere, ma anche di pensare la Torre», spiega il curatore della mostra, Stefano Renzoni.

In effetti è strano perché quello che è il campanile del Duomo realizzato per contenere le campane con cui scandire le ore e gli eventi pastorali, ancora oggi viene scambiato dai turisti per una torre a se stante, per niente legata con ciò che ha intorno. Più che alla sua concreta funzione, si pensa spesso, invece, alle esigenze di difesa del territorio, quasi fosse una torre di avvistamento per la protezione della città, dalla quale individuare da lontano potenziali nemici.

È con l’avvento del turismo, iniziato all’epoca del Grand Tour, che il Campanile comincia a perdere la sua connotazione religiosa per trasformarsi semplicemente nella leaning tower, attrazione turistica che incuriosisce per la sua strabiliante pendenza.

«Fino al XVIII secolo è quasi impossibile rintracciare immagini isolate del Campanile, che correttamente veniva raffigurato a fianco della Cattedrale», racconta il curatore della mostra.

«A partire dalla fine del 700, però, il nostro Campanile viene insistentemente raffigurato in maniera isolata, separato dalla Cattedrale, diventando una Torre, apprezzata per il suo azzardo statico. Fu una trasformazione nella raffigurazione che era essa stessa il riflesso di una rivoluzione percettiva».

Eccola, allora, la grande ‘signora’ afflitta da un male incurabile in un percorso che comincia dalle sue campane e dalle loro regole, stabilite in un antico manoscritto, con cui venivano segnati il trascorrere del tempo in città e i ritmi della vita quotidiana. Percorso che finisce con i 30.000 mattoncini Lego con cui la Torre è stata ricostruita, con tanto di illuminazione.

Nel mezzo una ricca raccolta iconografica di dipinti, incisioni e acqueforti che attraversano i secoli, dal Cinquecento al Novecento, in cui il Campanile ci appare secondo varie angolazioni grazie alle quali è possibile anche ricostruire l’ambiente e lo skyline della città prima della sua moderna configurazione. Anche Keith Haring e René Magritte l’hanno celebrata nei loro dipinti mentre altri artisti contemporanei, da Gianni Lucchesi a Francesco Barbieri e Giuseppe Bartolini hanno continuato a reinterpretarla secondo linguaggi pittorici meno consueti, a dimostrazione dell’universalità di un monumento ormai diventato un simbolo.

D’altronde l’Opera della Primaziale, l’organizzazione insieme religiosa e laica ‘proprietaria di tutti i monumenti della piazza del Duomo, sin dalla loro fondazione, è stata inondata per anni da progetti della fantasia e dell’affetto che arrivavano da ogni parte del mondo nell’intenzione di salvare il Campanile da un destino quantomeno incerto.

C’è stato chi voleva sostenerla con elicotteri in volo, chi voleva ancorarla, chi, invece, la appoggiava ad una costruzione, magari un hotel a chissà quante stelle. Divertente vedere come alcune di queste proposte siano risultate ingenuamente affini a quelle praticate realmente tra il 1990 il 2000 per risanare l’anziana ammalata e restituirle piena salute almeno per altri 200 anni. Intendiamoci, la Torre pende come sempre, ma è stata raddrizzata di circa 45 centimetri e la sua inclinazione è ormai ferma e stabilizzata mentre il consolidamento delle sue pietre la mette al riparo dal collasso strutturale.

Lunga vita al re, dunque, in barba a quei turisti un po’ dispettosi che tutti i giorni si fanno fotografare nell’atto di buttarla giù. Tanto non ci riusciranno e lei, la Torre pendente o il Campanile del Duomo, come meglio vogliamo chiamarla, ora ha ottenuto anche un altro dono di compleanno. Per la gioia dei filatelici Poste Italiane ha infatti messo in circolazione 300.015 esemplari di un francobollo tutto suo, con annesso annullo del primo giorno di emissione, il 14 giugno 2024. L’augurio è scontato: altri 850 di questi giorni. E certamente anche di più.