La presenza costante e profondamente intima della natura nelle opere di Octavia dà voce con forza al pensiero di E.Wilson: “Gli esseri umani sono predisposti biologicamente a cercare il contatto con le forme naturali… non si può vivere una vita sana e completa lontano dalla natura”.

Quello che più risuona nel mio sentire e nel percepire le immagini osservandole, è lo scorrere continuo della vita, in un legame indissolubile tra l’uomo e il mondo vegetale, un intreccio indistricabile di corpi, tronchi, rami, foglie e fiori: la tessitura di una ragnatela in divenire, che espande fuori dalla tela gli odori della terra del sottobosco, così come il profumo delle fioriture a primavera. Lo scorrere del sangue umano diviene linfa degli alberi e viceversa, in un flusso permanente, così come lo scorrere dei sentimenti umani diviene colore nella natura. Le figure femminili, le donne albero, raccontano la Terra che avvolge e permea le loro radici, ricordandoci l’Axis Mundi, il cordone ombelicale che unisce la madre con il figlio, l’albero della vita e della conoscenza, eterni “ricordi” che accompagnano da sempre l’uomo.

Oltre ogni metafora, l’albero è rifugio per innumerevoli esseri viventi, dai piccoli e grandi mammiferi, agli insetti e agli uccelli; come la grande quercia nel bosco nel “tempo delle antiche”, l’antico asylos sacro, luogo inviolabile a protezione di chi ci dimora e, nel contempo, la grande madre protettrice della foresta. Il segno materico ed evanescente di Octavia traduce in pittura l’essenza della vita, il chi che scorre in ogni essere vivente. Nello stesso tempo racconta ciò che costituisce anche la mia ricerca di progettista di giardini, il riconoscimento dell’individualità e carattere di ogni luogo e di ogni pianta, in particolare degli alberi: la fragilità e la luce della betulla, così come la forza, la potenza e l’accoglienza della quercia, oppure la solarità del frassino.

Ogni albero ha una personale fisionomia, come noi esseri umani abbiamo un volto e un corpo che descrive chi siamo. L’incontro con Octavia rappresenta un punto importante nel mio percorso professionale. Ci accomuna e ci unisce questo cercare e “sentire la vita” riconoscendo negli alberi esseri con cui interloquire e trovare un linguaggio per comunicare oltre le parole: la pittura per lei, il progetto di un giardino per me. Con questo scritto si suggella l’inizio di un percorso di ricerca comune e la volontà di proseguire nello sviscerare questi mondi così vicini e così ancora tanto da comprendere. Incontreremo alberi nel tempo e racconteremo i nostri dialoghi e le nostre emozioni.

Testo di Simona Ventura

Simona Ventura, architetto paesaggista, fondatrice dello studio Agrisophia, si occupa da diversi anni di progettazione, ricerca e divulgazione di tutto quello che riguarda gli spazi verdi, dal piccolo giardino al parco pubblico, con particolare attenzione all'aspetto "terapeutico" della relazione tra l'uomo e il mondo vegetale.

Per maggiori informazioni:
www.agrisophia.it