Alzate le antenne per una performance realmente inedita e meritevole di attenzione nella jungla delle pubblicazioni che hanno riguardato nel tempo il mercuriale mancino di Seattle. L'antefatto: pochissimi giorni dopo la pubblicazione dell’apocalittico “Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, avvenuta il 1° giugno del 1967, la Jimi Hendrix Experience completata da Mitch Mitchell e Noel Redding, scelse proprio quel brano per far partire nel più sorprendente dei modi possibili il concerto previsto al Saville Theatre di Londra.
Fra le prime file sedevano anche George Harrison e Paul McCartney, che molti anni dopo ebbe a ricordare: "Il sipario si aprì e Jimi venne avanti suonando proprio il nostro pezzo. Lo considero uno dei più grandi onori della mia carriera". Questa performance incendiaria precede di cinque giorni l'uscita ufficiale negli Stati Uniti di "Are You Experienced", ed è stata registrata all'Hollywood Bowl di Los Angeles il 18 agosto del 1967, quindi non è da confondere con il concerto dell'anno successivo nello stesso luogo, ampiamente noto sia nel circuito dei bootleg che nell'edizione espansa ed ufficiale di quello stesso album in studio.
All’Hollywood Bowl la Jimi Hendrix Experience arriva su invito diretto di John Phillips membro dei The Mamas & The Papas, che aveva co-prodotto il Monterey Pop Festival, dove Jimi aveva già trafitto menti e cuori. La maggior parte del pubblico però aveva acquistato i biglietti con mesi di anticipo per vedere il gruppo folk-rock che ebbe una grande parte nella scena californiana del periodo e quindi non aveva alcuna familiarità con la Jimi Hendrix Experience, praticamente agli antipodi del main act previsto.
Brian Ray, chitarrista in seguito al servizio di Paul McCartney ed Etta James, era tra i membri del pubblico, attonito e meravigliato. “Per la gente – ricorda Ray – Jimi risultava come un emerito sconosciuto. Io stesso non lo conoscevo e del resto non ci poteva essere niente di più opposto a The Mamas & The Papas non solo come performance, ma anche culturalmente e fisicamente. Arriva questo ragazzo sul palco insieme ad altri due freak, con questi capelli afro e un aspetto molto teatrale. Jimi è rumoroso ma è musicale, e poi diventa così fisico con la chitarra che dispone come vuole, come se avesse avuto con lei un rapporto sessuale.
Qualcosa di strabiliante insomma. Era come se racchiudesse in se stesso l’essenza umana. Era bellezza, grazia, sensualità, violenza, gentilezza, era proprio tutto allo stesso tempo, era una band intera. Non posso dire che la risposta del pubblico fosse esattamente la stessa mia. Io e mia sorella stavamo impazzendo, ma il pubblico applaudiva sommessamente, cercando di capire cosa stesse succedendo.”
La prestazione è ottima e nella setlist oltre a “Foxey Lady” e “Fire”, brani ancora del tutto sconosciuti per quanto poi imprescindibili nei suoi live, ci sono delle roventi versioni di “Purple Haze” e “The Wind Cries Mary”, l'irresistibile cover anticonformista dei Beatles, cui fa eco l'altrettanto fiammante “Like a Rolling Stone” di Bob Dylan, un paio di efficacissimi blues firmati da Muddy Waters e Howlin'Wolf, un altro pezzo dei Troggs e addirittura una citazione, del tutto decontestualizzata di “Strangers in the Night” che fluisce in “Wild Thing”.
Giova ricordare che fino a quel momento la band aveva ottenuto subito un successo commerciale con tre singoli nella top 10 nel Regno Unito, una serie di esibizioni che avevano travolto il pubblico e gli elogi di altre superstar del calibro di Eric Clapton e Jeff Beck. La voce di questo successo era arrivata fino al capo della Reprise Records, Mo Ostin. Hendrix firma il contratto americano nel marzo 1967. Due mesi dopo, su sollecitazione di McCartney, la Jimi Hendrix Experience fa il suo trionfante debutto negli Stati Uniti al Monterey International Pop Festival di giugno. Tuttavia, la prosperità immediata di cui la band aveva goduto oltre oceano non si era affatto replicata negli Stati Uniti. I loro primi due singoli americani saranno addirittura dei flop: “Hey Joe”, uno dei brani cardine di Hendrix non entrò neanche nelle classifiche, mentre “Purple Haze” raggiunse solo la posizione numero 65.
Vinile singolo da 150 grammi numerato, in audiophile grade, missato da Eddie Kramer e masterizzato da Bernie Grundman, completo di foto in gran parte inedite di Ed Caraeff, Henry Diltz e Allen Daviau del live del 1967, davanti a 17.000 persone e del relativo backstage, là dove Hendrix, Mitchell e Redding si mescolano con i Mamas & The Papas, lo scenografo Rodney Bingenheimer e il manager Chas Chandler.