Il Museo Ginori custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo più raffinato. È un patrimonio storico che racconta l’excursus artistico, sociale ed economico della più antica manifattura di porcellana, ancora attiva in Italia.
La Ginori infatti, andando a ritroso nel tempo, nasce con la Manifattura di Doccia, negli stessi edifici destinati alla produzione della porcellana a Sesto Fiorentino nel 1737, ideata da un imprenditore illuminato, il marchese Carlo Ginori. E, attraverso i secoli, la collezione, notificata come complesso di eccezionale interesse dal 1962, oggi è pronta a restituire alla nostra contemporaneità, un vero tesoro tra capolavori, più di 8mila oggetti in porcellana e in maiolica, modelli scultorei, lastre per la stampa dei decori, uno sterminato archivio di disegni, manufatti che portano le firme del design industriale italiano, oggetti di lusso e, tra gli esempi più eclatanti, sculture in cera, calchi di opere dei maestri fiorentini del Settecento, o le ceramiche Art Déco di Giò Ponti che è stato direttore artistico di Richard-Ginori, dal 1923 al 1930.
Il museo, dal 1965, si trova in un edificio affidato alla Direzione Regionale Musei della Toscana e necessita di lavori di risanamento. È ancora chiuso ma, grazie al lavoro della Fondazione che è nata nel 2019, con lo scopo di valorizzare un bene che appartiene al mondo e intende rendere fruibile tutto il ricchissimo patrimonio sia artistico che documentale è stato lanciato il sito museoginori.org.
“ Il museo è temporaneamente inaccessibile al pubblico ma è vivo e pronto a condividere conoscenza” spiega Tomaso Montanari, Presidente della Fondazione, Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia e “lanciare un sito a museo chiuso è una sfida ma è anche soprattutto un’occasione per promuovere un’altra idea di museo, il suo essere centro di ricerca e di produzione culturale e una comunità impegnata a sviluppare un dialogo critico sul passato, sul presente e sul futuro”.
E così, il sito di uno dei primi musei d’impresa d’Europa ora patrimonio dello Stato Italiano, si apre al pubblico nazionale e internazionale con un linguaggio, aperto, inclusivo, accessibile e con una particolare attenzione alle esigenze degli ipovedenti e non udenti. Un incrocio di storie tre le storie sono narrate dagli Highlights, dalle ceramiche per la tavola alle stoviglie, dai quasi 5 mila disegni alle maioliche, dalle ceramiche all’archivio che conta un corposo numero di fotografie d’epoca.
“Lo staff del Museo ha appena terminato l’inventario digitale di oltre 10 mila opere e il loro trasferimento in un luogo sicuro” annuncia Montanari. E sul sito accanto alle pagine dedicate alle Collezioni e a un’infinità di storie d’arte, di talento e di passione, di mestiere, di fallimenti e di successi, un Magazine esplora temi trasversali con articoli di taglio editoriale e nel Podcast la voce di Tomaso Montanari racconta la mission di Ginori. Ecco l’incipit:
“Quando pensiamo a un museo pensiamo a un luogo silenzioso, sonnolento, ordinato, fuori dal mondo. Se poi pensiamo a un museo di porcellane, ci immaginiamo le tazzine della bisnonna messe in vetrina. Il Museo Ginori, invece, è tutto diverso: è un museo che ha lottato per continuare a esistere, un museo che ora sta rinascendo e che presto tornerà tutto diverso, dinamico, inquieto, progettuale. Il Museo nasce con la manifattura delle porcellane di Doccia, inventata e fondata dal marchese Carlo Ginori nel 1737.
Aveva sede nella galleria della Villa Ginori alle porte di Sesto Fiorentino, una piccola città che si trova al sesto miglio della via Cassia, a nord di Firenze. Lì Carlo e i suoi discendenti esposero il meglio della straordinaria produzione in porcellana che usciva dalla manifattura. La porcellana, l’oro bianco – il cui segreto tecnico i tedeschi avevano rubato ai cinesi e che Carlo, a sua volta, riuscì a rubare ai tedeschi – che fino a Ginori non aveva incontrato la grande storia dell’arte italiana”.
“Una tradizione d’arte senza pari che si intreccia a una straordinaria storia di popolo” aggiunge Montanari “dove bellezza e giustizia non sono separabili”. E, con un’innovazione che non ha precedenti in Italia, la Fondazione Ginori ha istituito un Comitato Sociale composto da tutti i soggetti popolari che ne condividono la missione e desiderano contribuire al suo perseguimento con una funzione consultiva e di supporto.