L'incontro di Patty Lomuscio con Kenny Barron, Vincent Herring, Peter Washington e Joe Farnsworth, vera all-stars di jazzisti americani, ha rappresentato un vero e proprio evento durante la scorsa stagione. Ne è nato Star-Crossed Lovers, pubblicato dall'etichetta olandese Challenge Records, che il prossimo anno festeggerà così il trentennale di attività. Patty è una cantante il cui strumento è caratterizzato da relax ritmico e un sound d'ancia: lieve eppure penetrante. Con questo capitolo sembra avviata alla sua definitiva maturazione artistica, un passo importante per la consistenza notata anche dall'ascoltatore più esigente e che merita di essere rievocato e sottolineato.
Come hai conosciuto Kenny Barron?
Ho conosciuto Kenny Barron via e-mail nel lontano 2011 poiché durante il mio periodo di studio a New York, avrei dovuto seguire qualche lezione con lui: purtroppo non riuscimmo ad incontrarci per i suoi impegni di lavoro con la promessa che ci saremmo rincontrati negli anni futuri. L’avvento della pandemia mi ha riavvicinata a lui poiché eravamo in stretto contatto, sempre epistolare, per raccontarci le condizioni di salute e scambiarci, principalmente da parte sua, consigli e considerazioni su alcune mie registrazioni. A novembre del 2021 tramite il batterista Joe Farnsworth sono riuscita ad organizzare la registrazione del disco nell'altrettanto mitico studio di Rudy Van Gelder con alcune star del jazz mondiale incluso il Maestro e si è realizzato un sogno straordinario.
Parlami in maniera specifica anche della scelta del repertorio e della tua predilezione per la splendida ballad di Duke Ellington e Billy Strayhorn, che poi ha dato il titolo all'intero lavoro...
Dopo aver concordato la registrazione in maniera puntigliosa, è cominciato uno scambio di e-mail in cui il maestro mi consigliava e suggeriva alcuni brani da registrare, incluso l’unico brano italiano che avrebbe voluto fosse Nel blu dipinto di più alias Volare. Mi sono permessa di suggerire alcuni standard a cui ero particolarmente legata e di cui amavo le versioni strumentali del Maestro, inclusa la meravigliosa ballad Star-Crossed Lovers che ha dato poi il titolo al disco. Paradossalmente l’unico brano che mi sono rifiutata di registrare è stato Volare, poiché volevo sfatare il mito della canzone italiana nel mondo, conosciuta solo come il celeberrimo brano di Domenico Modugno, ed ho proposto una ballad italiana bellissima scritta dal mio amico e collega Mario Rosini dedicata a mio padre dal titolo E Se. Ho proposto questo brano suggerendo al maestro di ascoltarla durante le prove e qualora a lui non fosse piaciuta, avremmo potuto scegliere altro.
Come e quando ti sei scoperta musicista e quali mondi/repertori hanno fatto parte della tua formazione, quali sono state le tue principali ispirazioni? E adesso cosa ascolti maggiormente?
Potrei dire di essere musicista da sempre, sin da piccola ho sempre cantato, ero appassionata da sempre di tutti i colori di questo meraviglioso linguaggio che è il jazz. Ascoltavo molto Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, ma anche molti gruppi acid jazz, tra cui i Brand New Heavies, Incognito, Young Disciples, eccetera. La musica ha sempre fatto parte della mia vita, sono diplomata in violoncello e in musica jazz, dunque ho trascorso una vita intera di studio all’interno del conservatorio e ancora adesso in qualità di docente di canto jazz presso il conservatorio Duni di Matera. Mi piace spaziare con gli ascolti, mi piace andare alla ricerca di nuove sonorità e nuovi timbri. Ascolto dunque tutto ciò che dal mio punto di vista risulta essere bello, ascolto tantissimo jazz, ma anche tanti artisti di musica mondiale, i Radiohead, Peter Gabriel, i Pink Floyd, Erika Bach, Roy Hargrove e tutte le nuove commistioni di jazz ed elettronica, anche se il mio amore è per il jazz classico, cantabile, super melodico, Kenny Barron appunto, ma non solo.
A proposito di orizzonti estesi, nel disco precedente ti sei misurata con un repertorio altrettanto affascinante per quanto impervio, ovvero quello di Paul Simon e Art Garfunkel...
L’ amore per Simon & Garfunkel nasce dal momento in cui ho scoperto il loro live al Central Park, è stato subito amore. Quando nel 2016 Gianluca Renzi mi ha proposto la registrazione di un disco a New York con altri musicisti americani, ho subito colto la palla al balzo e, valutando l’idea di registrare non degli standard, ho pensato immediatamente a loro, per la bellezza delle loro melodie. Non è stato facile arrangiarli, anche se l’arrangiamento è stato fatto egregiamente da Gianluca Renzi, mio carissimo amico nonché contrabbassista: quelle sono canzoni con armonie molto semplici, per cui riuscire a trasformare quei brani è stata una bella impresa, che a mio parere è riuscita super bene. Quel disco mi piace moltissimo, sono innamorata pazzamente di American Tune.
C'è una certa tendenza nella musica di oggi ad evidenziare in particolar modo progetti che ruotano su repertori, c'è un motivo particolare secondo te?
Bisogna capire su che repertori… È difficile creare repertori nuovi e che siano originali e soprattutto belli. Penso si scelgano brani già preesistenti poiché più facili da proporre magari con arrangiamenti originali, anche se non sempre è così. Io sono del parere che sia importante fare musica bella e soprattutto farla per bene con grande rispetto nei suoi confronti.
Il jazz ci ha insegnato che più i musicisti sono grandi e maggiore è la loro umiltà: cosa ti ha trasferito l'incontro con Kenny Barron?
Kenny Barron rappresenta al massimo il concetto di quello che significa essere un artista completo. In altre parole è ciò che dovrebbe essere prima di tutto un uomo e poi un musicista: rispettoso, gentile, competente, straordinario e soprattutto un vero Maestro.
Come immagini l'evoluzione di questo linguaggio nei prossimi anni? Credi che manterrà una sua vitalità o che sia destinato lentamente ma inesorabilmente a spegnersi?
Penso che come tutte le cose il passato ritorni sempre, si parla di vintage, dunque penso che il jazz non sia destinato a sparire e a perdere la sua vitalità, anzi, così come accade ancora oggi per la musica classica. Vuoi un esempio di jazz classico che oggi ha conquistato tutti? Allora cito Samara Joy, che con un album che potremmo tranquillamente collocare nell’era dello swing sia per gli arrangiamenti che per il modo di cantare, ha vinto poi i Grammy Awards.
Secondo il tuo sentire, dal momento che i confini sono diventati sempre più labili, cosa differenzia e sostanzia il jazz rispetto ad altri stili musicali?
Nel jazz traspare l’amore, la storia del popolo afroamericano, l’ascolto e la genialità di questo meraviglioso linguaggio. Sono particolarmente attratta dal jazz perché l’esecutore può improvvisare e creare seduta stante qualcosa di bello e forse irripetibile… negli altri stili forse ciò non può accadere.
C'è una maggiore concentrazione di talento, ma nonostante tutto per un giovane è più difficile imporsi, chi ti piace/ammiri fra le nuove leve?
Adoro Veronica Swift per la sua grande capacità improvvisativa… Ci sono tante nuove leve super brave come Cecile Mc Lorin Salvant, Jazzmeia Horn, Samara Joy… ma Veronica mi affascina anche per il suo modo di essere. Il mio idolo comunque è, e resterà sempre, Kurt Elling. Anche se non è una nuova leva.
Cosa ti aspetta da qui ai prossimi mesi e se avessi un nuovo sogno, quale sarebbe?
Dopo la pubblicazione di Star-Crossed Lovers con Kenny Barron, ho registrato un altro disco dedicato alla grandissima cantante jazz italiana Caterina Valente con Vito Di Modugno, Massimo Manzi, Pietro Condorelli, Mino Lacirignola, Pino Pichierri, disco che uscirà per la Alessarecords a settembre 2023. Ho tantissimi sogni nel cassetto, anzi nell’armadio, uno fra tutti? Cantare in concerto con Kenny Barron… chi vivrà vedrà!