Solitamente Avigliana (Torino) si ammira dall’alto, visitando la Sacra di San Michele che, fondata da Ugo d’Alvernia tra il 983 e il 987 sull’orlo del monte Pirchiriano, dove la valle di Susa si apre alla pianura torinese, è tra i monumenti più visti del Piemonte. Dall’abbazia fortificata, a novecento metri di altezza, lo scenario naturale sulle Alpi Cozie appare meraviglioso. Di Avigliana si scorgono il piccolo e il grande lago, tutelati in un Parco naturale regionale, i tanti campanili delle chiese innalzati a sovrastare il centro storico e le suggestive rovine del castrum Avilianae che, ritenuto tra i più antichi castelli della regione, fu costruito nel 924 sul colle Pezzulano dal marchese di Torino Arduino il Glabro e concesso ai Savoia nel Mille.
Spesso per la maggior parte dei turisti l’incontro con questa cittadina, sviluppatasi su grandi arterie di comunicazione internazionali dirette ai valichi del Moncenisio e del Monginevro e già in epoca romana statio ad fines, ossia dogana di confine nella strada delle Gallie, si esaurisce qui. Invece Avigliana, Bandiera arancione del Touring Club Italiano, va scoperta passo passo, camminando fra 1e sinuose stradicciole del Borgo Vecchio (IV-V sec.) e del Borgo Nuovo (XII sec.) Oltrepassate le turrite porte d’accesso stupisce l’estrema varietà delle tipologie edilizie medievali. Caseforti e vestigia di chiese romaniche si alternano a torri isolate, luoghi di culto in stile gotico e architetture residenziali che, caratteristiche della cosiddetta “civiltà del cotto”, appaiono decorate da cornici marcadavanzale a denti di sega e fregi in terracotta.
Leggendo i nomi di vie, slarghi e palazzi incuriosiscono i continui rimandi a esponenti di Casa Savoia: Piazza Conte Rosso, Largo Beato Umberto, Casaforte del Beato Umberto III di Savoia.
Nel Medioevo l’espansione territoriale sabauda, anche basata sulla protezione di uomini fedeli entro nuclei abitativi chiusi, procedette parallelamente in Valle d’Aosta e in Val di Susa.
A istituire nel 1183 la villanova di Avigliana fu Tommaso di Savoia, conte di Moriana. Si trattava di un ampliamento del preesistente nucleo demico, ingranditosi attorno alla pieve, in cui il conte offriva, si intuisce a mercanti e imprenditori, la protezione di un castello innalzato sulla cima della collina e case modeste (metri 3,50x7 ca.) gravate dal solo censo annuo di sei denari. Oggi nella distribuzione urbanistica e nelle singole architetture a suggerire l’origine dell’insediamento preordinato non compare nessuno di questi elementi.
Le case primitive sono state sostituite da dimore che, databili ai secoli XIV-XV, sin dal 1341, anno a cui risalgono i consegnamenti feudali al conte Aimone di Savoia -ritenuti una sorta di catasto descrittivo trecentesco di Avigliana-, possedevano facciate maggiori di 3,5 metri, poiché tutte le famiglie residenti pagavano più dei sei denari stabiliti all’atto di fondazione. Inoltre dalle autodenunce immobiliari si intravede una forma urbana complessa che, articolata fra la Via del Fossato, la Via Superiore, la Via al Castello e la platea mercati (ora Piazza Conte Rosso), conferma l’attuale struttura tentacolare, innestata sull’imbocco della strada verso il castello. Nasce un dubbio: forse il borgo previsto dalle franchigie del 1183 non è mai stato realizzato oppure è stato presto modificato in misura sostanziale?
Certo è che i meccanismi del popolamento rimandano a vari nuclei sempre abitati, di tempo in tempo favoriti o declassati, spinti a un rapido ampliamento o quasi abbandonati. Una massiccia macchina difensiva, realizzata tra l’XI e il XV secolo, proteggeva il borgo medievale da orde di predoni ed eserciti in assetto di guerra di passaggio sulla Via Francigena. Porta San Giovanni, inglobata nella trecentesca Casa Riva, Porta San Pietro, coronata da una merlatura ghibellina, Porta Ferronia che, detta anche Porta delle Braide, dà sull’omonima regione e Porta Santa Maria, abbellita con decori in cotto dagli effetti chiaroscurali, insieme ai consistenti resti di torri e murature ne sono le sopravvissute testimonianze.
E’ probabile che all’inizio la struttura fortificata di Avigliana, dominata dal castello, interessasse solo la rocca e l’altipiano corrispondente al castrum e coincidente con Piazza Conte Rosso. Poi, per effetto del potere accentratore esercitato dal fortilizio sabaudo, intorno alla rupe si addensarono nuclei abitativi più fitti. Si formarono così borghi e burgeti progressivamente inglobati in cinte murarie disposte “in profondità” su successivi cerchi concentrici e dotati di relativa autonomia difensiva.
Alcune ricerche archeologiche hanno individuato il fulcro insediativo di età romana nell’odierna borgata Malan, distante tre chilometri da Avigliana. L’impaludamento dell’area durante l’alto medioevo giustificherebbe lo slittamento della strada e dell’abitato a una quota leggermente più elevata, sulle pendici del Pirchiriano. Lì nel IX secolo si stabilirono la pieve e l’hospitale, centri di servizi territoriali estesi al nuovo villaggio, agli abitati sparsi tra Malan e i due laghi e a un intenso flusso di viandanti che, seguendo la Via Francigena, percorrevano la valle della Dora Riparia.
Vi transitavano crociati diretti ai porti delle città marinare italiane, pellegrini in viaggio ai luoghi medievali della cristianità, mercanti genovesi, lombardi e toscani che per i loro traffici commerciali raggiungevano i ricchi empori di Fiandra, Champagne e Inghilterra, e pastori giunti dalle terre lombarde per migrare con le loro greggi ai pascoli dell’alta valle.
Ben presto l’inclusione di Avigliana in una frastagliata rete di itinerari, non solo commerciali ma anche di fede, portò all’erezione di nuovi edifici cultuali, che oggi documentano la pietas e la potenza delle famiglie cittadine allora dominanti.
Con un poco di tempo a disposizione la chiesa di San Giovanni Battista, situata ai margini di Piazza Conte Rosso, nella zona di Avigliana che, denominata Borgo Nuovo, si sviluppò dal XII secolo, val bene una sosta. Fondata nel 1248 e divenuta parrocchia nel 1324, in sostituzione della chiesa solo più cimiteriale di San Pietro eretta prima dell’anno Mille, è abbellita in facciata da un affresco con San Cristoforo, protettore dei viandanti, un rosone centrale e una ghimberga con decori in cotto.
Particolarmente interessante il campanile gotico, ornato da 27 bacini di ceramica graffita (25 scodelle e 2 piatti), prodotti tra il 1280 e il 1330, alcuni ornati con disegni di strani volatili, figure umane maschili e immagini femminili terminanti a coda di pesce.
Un atrio a pianta trapezoidale, impreziosito da affreschi del ‘400 e diviso in due campate da volte a crociera con archi ogivali, introduce i fedeli all’interno. L’edificio, a navata unica, conserva un pulpito ligneo del ‘500 splendidamente intagliato e una notevole raccolta di tavole di primo Cinquecento dipinte da Defendente Ferrari (1490 Chivasso - 1540 Torino) e Gerolamo Giovenone (1490 Vercelli – 1555 Vercelli).