Un fenomeno attuale piuttosto doloroso è quello del nuovo e grande vaso di Pandora: i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un tema molto vasto di cui affronto qui solo un aspetto, quello dedicato all’Istruzione Futura. La scuola per l’Italia di domani, “cornice che collega le diverse azioni attivate grazie a risorse nazionali ed europee per una scuola innovativa, sostenibile, sicura e inclusiva”.
Nel 1977 a Colombo nello Sri Lanka si tenne il congresso mondiale dell’Induismo. Parteciparono dal Nepal, da Singapore, dalla Malesia, dall’Indonesia, dal Kenia oltre che dall’India. Un sapiente partecipante al congresso, Elémire Zolla, osserva “Cosa comune: il popolo ama intrecciare le distinte gioie che coglie nei templi diversi, come se avesse imparato la lezione della terra tropicale che profonde ogni sorta di piante, del cielo solcato dai venti più vari. In un tempio indù i sensi tracimano, l’occhio è inebriato dal divincolio delle fiamme e l’orecchio da corni e conche, i sacerdoti offrono le molli polpe di cinque frutti, e il palato si scioglie di dolcezza, i muscoli accennano i crescendo dei tamburi”. I sensi, i cinque sensi vengono bruciati, devono bruciare in un rito per giungere alla conoscenza, devono ridursi in cenere attraverso il rito con candelabri dalle cinque braccia e solo così si illuminano gli dei.
I bambini e i ragazzi in Occidente stentano a trovare piacere nel gioco semplice, in cui ci si sporca di fango, si allenano i sensi, si ascoltano i diversi canti degli uccelli per fare a gara nel riconoscerli; sono molti anni che questa immersione nel creato acqua, terra, foreste e luce ci è stata sottratta per una istruzione controllata, meritocratica, in noiose aule scolastiche prive di vita, di spirito originario. I sensi qui vengono assopiti. E chi si trova nel meccanismo, nell’ingranaggio soffre, si lamenta, si lacera a vedere umiliata una delle professioni più degne di attenzione e devozione: impartire conoscenza.
Allora fa riflettere questa cascata di denaro, di “fondi”, che investe tutta la scuola italiana come anche quelle europee con un fine ben preciso, un obiettivo certo, un aspirazione a governare la conoscenza e manipolarla attraverso semplici, banali algoritmi e dati informativi. Quale conoscenza non verrebbe snaturata, e qui il termine è calzante, dal riduzionismo matematico e informatico, dalla separazione dell’analisi del quanto, del digitale.
Riporto quindi l’urlo di numerosi insegnanti che inascoltate gridano a voce forte ma non abbastanza per invalidare la grande beffa del rinnovamento digitale della scuola. Non è possibile non è accettato alcun progetto che esuli dal digitale, non è possibile impiegare progetti per allestire nuove aule negli spazi aperti, creare aule per praticare attività teatrali, migliorare la bellezza di spazi ormai consumati dal tempo. Queste le istruzioni operative nel testo ministeriale “Le eventuali spese per gli arredi innovativi o tecnici (per i laboratori) devono essere strettamente funzionali a favorire l’utilizzo delle tecnologie per l’apprendimento e delle metodologie didattiche innovative. Non sono ammissibili i costi di arredi per allestimento di sale convegni, sale riunioni, uffici”.
Ecco come espone il piano lo stesso ministero. “Grazie a un investimento complessivo pari a 17,59 miliardi, compresi i “progetti in essere”, la scuola ha l’occasione di poter svolgere davvero quel ruolo educativo strategico per la crescita del Paese. È a scuola, infatti, che studentesse e studenti, accompagnati nel costruire competenze e acquisire abilità, si preparano al futuro”. Questo è il disegno “preparare i giovani ad un futuro” di automazione e controllo delle facoltà che scaturiranno dalla mera interazione con lo strumento digitale, la preparazione all’inganno del Metaverso è presto fatta. Il messaggio non è criptico come si potrebbe pensare è chiaro, lampante quanto drammaticamente realistico: “Quella che si vuole realizzare grazie al PNRR, con Futura, è una scuola che forma cittadine e cittadini consapevoli, in grado di poter essere determinanti nei processi di transizione digitale ed ecologica dell’Italia di domani”.
Il messaggio per immagini è molto di impatto vi esorto a fare quest’esperienza entrando nelle “STORIE”, trovata di non a caso il termine che è entrato nel linguaggio e nel costume dei nativi digitali. Il tormento dei social nessuno dei quali è immune da Istagram a facebook, WhatsApp e Twitter (Fleet). Nella pagina del ministero dedicata ai finanziamenti del Piano Scuola 4.0, troverete “educazione digitale a Busto Arsizio”, “Più connettività e nuovi device a Parabiago (Mi)”, due volti assopiti di bambini con mascherine di fronte a monitor, infine “Didattica digitale integrata a Paternò (CT)”, per dimostrare che anche il Sud è in prima linea su questo tsunami di Avatar del prossimo futuro. Progetti per dispositivi sempre più raffinati per l’apprendimento a distanza … a cosa ci stiamo preparando ?
Distanziare, dividere, svilire la “forma formante”, del contenuto reale per atterrare in un “metamondo” costruito via web dove si può solo osservare e gestire tutte le emozioni tramite uno schema prestabilito, codificato e virtuale. Ad una insegnante che aveva in mente il progetto di un orto e un aula tutta fiorita dove fare lezione è stato risposto di no, come alla maestra ribelle che chiedeva dei bei tappeti e cuscini per portare i ragazzi a liberarsi la mente e rilassarsi, la dirigenza ha spiegato bene che sono aiuti indirizzati al grande nuovo idolo: il digitale.