Faccio una pausa perché il nuovo iPhone continua ad essermi nemico. Scrivo L’alluce con la L minuscola ma la L anche ora continua ad essere maiuscola - si può pensare che non abbia controllato la freccia a sinistra, invece ho controllato e non è nera- Allora a me viene voglia di prendere questo oggetto che mi sarà sempre sconosciuto e lanciarlo dalla finestra. Continuo ad essere una ragazza del ’900, ma faccio parte anche della Millenials/ GenerationY newyorchese che ha eliminato questi mezzi tecnologici perché inquinanti e soprattutto per ritrovarsi in carne e spirito, corpo e mente, riscoprire la realtà dell’esistente così com’è e rivedere che l’altra o l’altro da sé è un essere unico e irripetibile.
Vengo dai manoscritti, sono arrivata a questo oggetto misterioso e contemporaneamente presuntuoso, a tarda età. E a proposito della terza età, forse quarta, dovrei fare un’altra pausa. Ora dico solo che la Silent Generation 1928-1945 per me è simile all’Iphone- non mi appartiene e non mi ci riconosco. Se unisco la ragazza del ’900 con i giovani e le giovani newyorchesi appartengo alla Perennials Generation e mi sta bene. Mi ci riconosco. Non abbandono però la sfortunatissima generazione silente perché non la sopporta nessuno. E dire che avrebbe necessità urgente di rispetto, di attenzione e di una serie di rivendicazioni perché è la categoria più disastrata dei nostri tempi. Avrebbe soprattutto bisogno di essere riconosciuta e rispettata.
Mi viene da dire che siamo disponibili e pronti alla rivolta per tutte le forme di ingiustizia nei confronti di popoli, persone, animali e cose, basta che non riguardino la vecchiaia, perché la generazione silente è proprio lei, la vecchiaia. La vecchiaia soprattutto delle donne. Queste ultime non esistono proprio, anzi danno fastidio; disturba il solo guardarle. Si innesca immediatamente un atteggiamento di diffidenza. Ecco, non fanno parte dell’oggi, ma neanche del passato. Sono sempre altrove, sulla soglia di quel confine che terrorizza, anche se è il destino che tutti ma proprio tutti accomuna.
Il loro altrove di solito è nei luoghi dove il prendersi cura a volte è legato ad affetti ben radicati, altre volte è confuso con ricatti affettivi. Il loro altrove è la casa con tutto quello che contiene, e sono impegnate in un lavoro di cura che spesso nessuno riconosce: “tua mamma o tua nonna o tua moglie cosa fanno?” Risposta: “Boh? Niente” Questo nel privato, per non parlare nel pubblico, dove le silenti, sono quelle che la pensione, quando la prendono causeranno in futuro a nipoti, e figli che magari ora mantengono, problemi gravissimi. Ma loro imperterrite continuano a prendersi cura di figl* nipot* e soprattutto mariti che dopo anni vissuti aggrappati al telecomando sono completamente rincoglioniti.
Una volta sparite le silenti, la Generation X, la Millenials/Generation Y, la Zoomers/GenerationZ e la Generation Alpha crolleranno in crisi depressive, perderanno la loro identità alla ricerca delle piccole grandi cose della quotidianità: far funzionare lavatrici, lavastoviglie, rifare letti, usare l’aspirapolvere, magari non cucinare ma riscaldare il cibo acquistato via internet, ricomporre calzini spaiati, ritrovare pantaloni, abiti, camice, scarpe, e nei cambi di stagione riorganizzare armadi e la differenziata da portare giù e poi riportare su e ritirare tutto nei giorni prestabiliti. Io che non ho avuto né mamma né nonna tutelari, ancora tutti questi lavori domestici che richiedono pazienza, razionalità, messa in campo di ordine e disciplina non li so fare e vivo in una confusione perenne che trasuda direttamente dal corpo alla mente.
E se a volte, come ora, scrivo passando da un argomento all’altro senza apparenti punti di sutura lo devo a questa convivenza con una insopportabile confusione reale che non sono mai riuscita a dominare e quindi ne sono stata sempre vittima. Tutti questi lavori, che non sono mai riuscita a sbrigare, e tanti altri annessi e connessi, con la sparizione della generazione silente, richiederanno alle giovani generazioni la ricostruzione di nuove identità partendo dal riordino di menti e corpi.
Esistono poi altre forme di confusione. A volte si confonde la generazione silente con quella delle perenni. Un esempio. Da qualche giorno ho un pensiero che chiede la libertà di uscire dalla testa e di essere illuminato dalla scrittura. Riguarda addirittura il Festival della Canzone di Sanremo e precisamente l’ultima serata quando Ornella Vanoni, imprevedibile come spesso le accade, dopo aver chiesto, al posto del mazzo di fiori recisi -a Sanremo per il festival ne fanno fuori tonnellate- un mazzo di carciofi, che magari nessuno ha capito, poi ha sussurrato la richiesta della presenza di Fedez sul palco. Lo ha richiesto perché Fedez, mezz’ora prima, aveva baciato un cantante. La sua, voleva essere una battuta spiritosa.
La telecamera ha ripreso Fedez che imbarazzato, ha alzato e agitato le mani per un plateale “no”. Forse mi sbaglio, ma comunque, doveva salire e rendere omaggio ad una grande Perennials della canzone e della nostra storia; quella nobile, quella ricca di costellazioni, di bellezza, di arte e tutt’ora in grado di emozionare.
Per Fedez, Ornella Vanoni fa parte della Silent Generation e la trasgressione è d’obbligo solo tra giovani. La mia mente in questo periodo va a ruota libera mi disorienta mi crea, come ho accennato prima, stati di confusione e così per non complicarmi ulteriormente la vita scrivo quello che lei vuole, in confusione appunto.
E mentre scrivo, ora, è scesa la nebbia, non c’è stato tramonto e questa mattina ho fatto il mio viaggio in bicicletta in compagnia della melanconia. Lo splendore dei tappeti d’autunno hanno lasciato spazio ad un mare di foglie grigie, spente e alberi spogli.
Così è l’inverno dei miei prati e dei miei alberi, così è la mia vita che tra tre giorni mi condurrà in una clinica per l’intervento, rimandato da mesi e allargandone la visione, da anni, all’alluce sinistro. Già l’alluce accompagnato da “sinistro” preannuncia future o contemporanee sciagure.
Alluce destro, rientra nella norma degli eventi. No, invece è proprio quel “sinistro” che mi perseguita fin quando ero bambina. Il sasso tirato con violenza da un compagno di giochi dove cadde? Sul mio alluce sinistro naturalmente, e quando qualche familiare in casa mi urtava accidentalmente un piede che piede era? Il sinistro naturalmente.
E di lì ha avuto inizio il mio calvario. La reazione dell’alluce è stata epica: ha reagito a queste sventure aumentando di volume e nel tempo è diventato il padrone assoluto del piede scaraventando le altre dita fuori sede -sempre più a sinistra. E qui potrei fare un’altra pausa e precipitare insieme alla Sinistra nel nulla, ma in questo momento il mio punto di riferimento è L’alluce -ritorna la maiuscola, si vede che nella sua corsa verso il potere assoluto, deve essere partito anche all’attacco della rete- Dolore, quindi, infiammazione con conseguente borsite. Ho reagito a questi attacchi con cure mediche a base di antibiotici, ho eliminato le mie scarpe preferite, ho adottato le infradito e le ho usate fino alla soglia dell’inverno rischiando una broncopolmonite e alla fine ho ceduto all’intervento, forse mininvasivo, forse rapido e forse indolore.
Nel frattempo -dal mese di ottobre al 23 di febbraio però la mia vita di Perennials con l’aggiunta della mia vita di Millennials, continua a fluttuare tra impegni e progetti da realizzare; per il lavoro al Parco della Pace, ho rinunciato al primo intervento, per il secondo appuntamento è intervenuto il Covid e alla fine eccomi qui a riposo con il piede avvolto nel ghiaccio, ma ho dovuto rimandare, spero per poco, il nuovo progetto del “Geco e la lumaca” che ora riposa orizzontalmente nel terrazzo dello studio, ma dovrà riprendere la sua posizione verticale su di un muro in Darsena, almeno spero.