Succedono cose brutte
se le persone belle
non fanno niente.
Il tema della violenza sulle donne è una piaga sociale: mentre sto scrivendo questo articolo, ancora una volta, la notizia di un crimine efferato contro una giovane ragazza, uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato ha inondato televisioni, radio e social media; il tema si espande in un tragico susseguirsi di racconti ed eventi che diventano l’oggetto principale di talk show, approfondimenti e milioni di post e commenti di ogni genere. Ognuno enfatizza un aspetto differente, un punto di vista diverso. Vengono interpellati esperti, si formano commissioni e task force, si elaborano provvedimenti di legge per tutelare le donne. È giusto che, in momenti di crisi, si dia spazio al problema in modo massiccio. Tutto questo è perfetto.
Tuttavia il problema deve essere ben chiaro e presente in ognuno di noi in ogni momento affinché la piaga della violenza sia estirpata. È vero che la molteplicità degli aspetti connessi rende il fenomeno complesso. Per questo motivo niente deve essere sottovalutato e l’attenzione deve essere continua.
La comunità e la famiglia hanno la responsabilità di tutelare le proprie donne soprattutto se sono giovani o in situazioni di fragilità, con minori possibilità o capacità di chiedere aiuto e farsi aiutare.
Le forze dell’Ordine devono vigilare e intervenire quando necessario e le Istituzioni mettere in atto azioni di tutela e provvedimenti di sorveglianza.
Molte cose sono state fatte: la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e contro la violenza domestica (Istanbul, 2011) prevede che gli Stati aderenti predispongano «servizi specializzati di supporto immediato, nel breve e lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione» della Convenzione. L’Italia ha ratificato la Convenzione e i Piani nazionali contro la violenza hanno segnato un importante cambio di passo nella conoscenza del sistema di protezione delle donne vittima di violenza: l’Istat stesso rileva i dati attinenti al Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza.
Tuttavia cosa possiamo fare a livello capillare, individuale? Come può ognuna/o di noi dare il suo contributo per estirpare questa terribile piaga?
Evitare le strumentalizzazioni
Un tema così serio non può essere strumentalizzato: il contributo per la soluzione di questo fenomeno deve essere sostanziale e reale. Alle parole devono seguire fatti concreti, per dirla con uno slogan. A volte si ha l’impressione che spesso, chi è alla ricerca di una visibilità personale, usi i propri interventi sul tema in modo strumentale piuttosto che essere animato da una vera volontà di dare un contributo serio e costruttivo.
Percezione fa rima con azione
Nelle manifestazioni o nei talk show sono messi in evidenza i simboli della lotta alla violenza contro le donne, peraltro utilissimi per ricordare e mettere in risalto quanto grave sia la situazione come, ad esempio, fiocchi rossi, scarpe rosse e quant’altro. Finito l’evento o la manifestazione i fiocchi finiscono nell’immondizia: subito dopo l’evento bisogna avere il coraggio di passare all’azione. Come? Basta rendersi disponibili, anche soltanto con un piccolo gesto: ascoltare un segnale di disagio, cogliere le avvisaglie di una situazione critica o sostenere una conoscente in difficoltà.
Considerando che, in Italia, le donne accolte dai centri anti violenza sono state oltre 20mila (dato del 2020), il fenomeno potrebbe interessare anche la porta accanto alla tua! Le donne che si fanno avanti e denunciano, attivando un percorso giudiziario, sono solo il 27%: questo dipende dal fatto che la violenza subita si esplica nel 72,3 per cento dei casi nelle relazioni di intimità e nella realtà domestica e chi maltratta è in larga misura il partner o l’ex partner.
Trasmettere i valori giusti alle nuove generazioni
Per questo dilagare del fenomeno, è importante trasferire alle nuove generazioni, di entrambi i sessi, i valori che hanno ispirato la vita delle donne che ci hanno preceduto e che hanno permesso alle libertà fondamentali e universali di diventare diritti di cui oggi possiamo godere. Rispetto di se stessi, indipendenza economica, la capacità di prendere le decisioni giuste per costruire un futuro di autonomia.
Smetti di vivere una vita piena di paure e indecisioni
In quest’epoca, nella quale tante conquiste per il mondo femminile sono ormai consolidate e date per scontato (anche se, ne sono consapevole, c’è ancora molto lavoro da fare!) sembra impossibile che molte donne, giovani e anche acculturate, vivano una vita piena di paure e indecisioni.
La paura di sbagliare, la paura di scontentare gli altri, la paura di prendersi la responsabilità di dire un «no» sono ben presenti. È necessario attivarsi fermamente e senza incertezza, per ottenere che le decisioni siano rispettate ed ascoltate. Allo stesso modo è necessario che i genitori insegnino ai bambini il valore di ricevere un «no», di avere un limite e che le regole del vivere civile vanno rispettate.
Il rispetto si insegna con le piccole cose, gettare una bottiglietta vuota nel cestino appropriato dell’immondizia anziché abbandonarla sul ciglio della strada. Ho già scritto sui principi base da insegnare ai figli e su come si preparano i figli all’età adulta anche insegnando loro a tenere in ordine le proprie cose. Impareranno così a fare ordine nei propri pensieri, ad attribuire delle priorità alle proprie azioni e desideri ed essere responsabili dei propri spazi e oggetti (libri, scaffali cameretta e quant’altro).
Quando si impara a creare un’armonia intorno a sé, si percepisce che l’ordine esterno si riflette anche al proprio interno. Quando questa armonia diventa un’abitudine è impossibile poterne fare a meno. Bambini responsabili diventeranno adulti che sapranno rispettare sé stessi, l’ambiente, il proprio partner, la propria famiglia e gli altri.
Il “principio della rana bollita” di Naom Chomsky
La capacità di adattarsi ai cambiamenti è una qualità positiva: possiamo definirla come forza d’animo e capacità di superamento delle difficoltà in modo costruttivo. Non ha nulla a che fare con il concetto di rassegnarsi e decidere di passare sopra ad una cosa oggi e poi domani ad un’altra e poi ad un’altra … pur di non scontentare qualcuno o entrare in conflitto.
Sembra che, alla base di molte violenze, ci sia, soprattutto nelle fasi iniziali, questo atteggiamento di passiva accettazione. In poco tempo, le situazioni si deteriorano profondamente e, ogni giorno che passa, diventa sempre più difficile ribellarsi e passare all’azione.
Un atteggiamento simile viene descritto da Noam Chomsky nel celebre “principio della rana bollita”. Il linguista, filosofo, scienziato cognitivista e attivista politico lo ha formulato in riferimento ai comportamenti che portano la società e i popoli ad assumere come un dato di fatto il degrado, le vessazioni e la scomparsa dei valori e dell’etica a tutti gli effetti, accettando la deriva e alimentandola con la loro inazione. Un tema, a mio avviso, di grande attualità nella nostra epoca.
Questo atteggiamento è valido anche per il nostro piccolo mondo ovvero nella vita quotidiana dei singoli individui e ci sprona a smettere di subire gli eventi e accettare in maniera passiva situazioni spiacevoli, scomode o avvilenti.
Immaginate una grande padella, piena d’acqua fredda, nella quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora è costretta a sopportare senza fare nulla. La temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua calda forse avrebbe potuto raccogliere tutta la sua energia e, con un colpo di zampa, balzare fuori dalla pentola.
Una metafora che insegna che, alla fine, è importante essere consapevoli di quanto intorno a noi sale la temperatura dell’acqua (ovvero quanto le situazioni diventano intollerabili) e le angherie e le sopraffazioni ti sfiancano talmente che diventi incapace di reagire. Ecco perché è bene attivarsi prima di rimanere bolliti in pentola come la rana!
Il libero arbitrio
È a questo punto che entra in gioco il libero arbitrio che regala una enorme libertà e responsabilità.
Puoi decidere di continuare come hai sempre fatto oppure fare qualcosa di diverso. Da oggi volgi la tua attenzione all’interno, lascia perdere i consigli di questa o quella persona che ti vogliono più malleabile e accondiscendente, spingendoti a passare sopra a cose sulle quali è deleterio, se non rischioso, lasciar correre.
Prendi tutto il tuo coraggio e, con forza, decidi di imbracciare il tuo potere e la tua libertà. Prendi una decisione e agisci di conseguenza. Saltare fuori dalla pentola potrebbe essere la decisione migliore di tutta la tua vita.
Potresti scoprire che le persone, intorno a te, decideranno di seguirti, quando percepiranno la chiarezza e l’intensità della tua scelta.
Fai ordine nel tuo cuore e nella mente su ciò che desideri veramente per te
Il disordine nei pensieri è causa di infelicità: senso di colpa, commiserazione, senso di impotenza sono auto-sabotanti. Puoi impegnarti per ottenere qualcosa, una posizione lavorativa, un oggetto, una relazione e poi scoprire che non è ciò che volevi. Potresti trovarti in una situazione differente da ciò che pensavi ti facesse felice. Può capitare: fa parte delle esperienze della vita che ti fanno crescere.
Da un errore o da una sofferenza si esce cambiati: se smetti di lamentarti e accetti quello che ti offre la vita potresti sentirti più forte.
Spesso le cose vanno diversamente da come le avevi pensate, perché, a volte, quando non hai chiarezza nelle tue intenzioni e la tua mente è piena di desideri diversi e contrastanti, difficilmente riesci a ottenere ciò che desideri veramente.
Quando fai chiarezza dentro di te cancellando quella nebbia grigia di confusione e dubbio, abbandonando incertezze e paure, scopri che puoi accedere ad una fonte inaspettata di energia e determinazione e potrai attingere ad una forza interiore che nemmeno immaginavi di avere.
Da questa posizione con facilità potrai trovare l’atteggiamento giusto per affrontare la situazione e gli aiuti per superare il disagio. Potresti così scoprire che esiste un intero mondo pronto ad aiutarti e trasformare la tua realtà. E, in attimo, con un forte colpo di zampa, sarai fuori dalla pentola prima che sia troppo tardi!