Molti son li animali a cui s'ammoglia
e più saranno ancora, infin che'l veltro
verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.
Questi la caccerà per ogne villa
fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno
là ove 'nvidia prima dipartilla.(Dante, Inferno)
Jaan Toomik è uno degli artisti estoni più conosciuti a livello internazionale, probabilmente il più noto. La sua pratica artistica abbraccia diverse discipline come la pittura, la performance, la video arte e la regia cinematografica. Centrale nella sua poetica è “una visione metafisica, biocentrica e sciamanica del mondo”. Il suo lavoro, per lo più poetico naturalistico e autobiografico, si concentra su temi eterni come la vita e la morte, la religione e la spiritualità, che legano il corpo umano ai processi ciclici in natura.
Documentandomi sull’attività artistica di Toomik questa mi è sembrata un viaggio che mi ha ricordato quello di Dante che dall’Inferno risale verso il Paradiso. Un viaggio che rappresenta il cammino nella vita di ogni uomo. Un viaggio autobiografico nel quale possiamo riconoscerci tutti e che ci porta a guardare nella nostra intimità, nel profondo del nostro animo, nella selva scura nella quale ci siamo persi e ci sentiamo soli, nella ricerca di una guida, nella ricerca dell’altro. In Dante che vuole salire il colle luminoso da solo, ci ritroviamo tutti. Ma è nella socialità, grazie alle relazioni, alla collaborazione ed aiuto degli altri che riusciamo a scalare il colle.
Dopo la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista estone e prodotta in collaborazione con il Centro per le Arti Contemporanee dell’Estonia di Tallin, Jaan Toomik torna con un nuovo gruppo di opere che comprendono una scultura, alcuni video ed una serie di dipinti realizzati in esclusiva per la mostra. Centrale resta sempre l’uomo, personificato dallo stesso Toomik che riesce ad essere in modo molto originale e personale soggetto ed oggetto precario, post-moderno e globalizzato senza mai rinunciare al gioco ed alla autoironia.
Una delle opere più interessanti è Ritual (2021) che raffigura un atto notturno effettuato da un personaggio assonnato il cui corpo lievita mentre svolge un bisogno fisiologico. C’è in tutta l’opera di Toomik una particolare ironia che in questo caso viene ricondotta all’età. Quando si raggiunge una certa età, una certa maturità ci sono azioni inevitabili, che non possono più essere ignorate. Siamo effettivamente noi stessi, con i nostri pregi e difetti, non dobbiamo conquistare più nulla, siamo appagati e per questo non abbiamo limiti, non vogliamo più rimandare qualcosa a domani, non abbiamo più timore di dire realmente quello che pensiamo, di fare quello che vogliamo e viviamo quello che sarebbe naturale vivere come dovrebbe essere vissuto, cioè come un rituale.
“Dagli 800.000 dati su quasi 18.000 specie raccolti dai ricercatori UCL in 6.095 parti del pianeta risulta che dove l’agricoltura intensiva coincide con un maggiore cambiamento climatico locale, l’abbondanza di insetti è quasi la metà di quella delle aree meno danneggiato dalle attività antropiche”. È questa una drammatica e preoccupante conferma di diversi studi che confermano quello che molti entomologi affermano da diversi anni sul calo del numero e della diversità degli insetti.
Le cause sono molte, la maggior parte di origine umana, come nel caso dell’impatto dell’inquinamento luminoso sulle lucciole o dei fertilizzanti sulle farfalle, o dell’avanzare dell’urbanizzazione, della deforestazione e, soprattutto, del cambiamento dell’utilizzo dei suoli e del cambiamento climatico.
Una serie di nuovi dipinti creati proprio per la mostra riflette proprio su questa tematica. Abbiamo un aggrovigliamento accidentale di insetti in volo, che se lo guardiamo con occhi diversi diventa anche uno scenario di morte, dove gli insetti sembra spiaccicati sulla tela. Il colore è un giallo brillante che è sì decorativo ma attira l’attenzione, ci dice che dobbiamo prestare attenzione, che c’è qualcosa di importante, che sta succedendo qualcosa di importante al nostro pianeta e quindi a noi, che noi stiamo facendo qualcosa le cui conseguenze sono importanti per il futuro di tutti noi.
Infine ci sono dipinti e video ispirati alla lotta. Homo homini lupus. Il filosofo Hobbes recupera una locuzione utilizzata da Plauto nel suo Asinara per alludere all’egoismo umano, per descrivere lo “stato di natura” dove gli uomini, accecati dall’egoismo, si combattono l’un l’altro per sopravvivere. E da Caino ed Abele all’attuale guerra tra Russia ed Ucraina la storia è infinita. Sì lotta per il potere, per l’egemonia. In questa serie realizzata con bombolette spray che accentuano l’espressività dell’azione, l’intensità, la passionalità, l’istinto, ci sono degli uomini (il “potere maschile”) che lottano tra di loro e questa lotta diventa anche “virale” grazie alla condivisione sui social media (in uno dei dipinti un terso uomo riprende la scena con un cellulare).