Lo scontro tra Roma e Parigi, iniziato con il respingimento da parte dell'Italia della nave Ong Ocean Viking, poi accolta dalla Francia a Tolone, ha occupato le pagine di cronaca dei giornali. Tanto da insinuare il dubbio che sia stata una drammatizzazione costruita ad arte di un tema che, in altri tempi, non avrebbe generato il caos mediatico come è accaduto nelle ultime settimane. Ne parliamo con Diego Minuti, giornalista e scrittore, che su questo argomento ha anche scritto un libro, ''I duellanti'' (Intermedia edizioni).

''Il contrasto politico e diplomatico tra Francia e Italia sul tema delle misure adottate da Roma contro le Ong e sul loro ruolo nei flussi degli immigrati irregolari non deve sorprendere più di tanto - dice Minuti - perché, a guardare e a leggere la Storia, sembra l'ennesimo capitolo di una contrapposizione che ha radici antiche''.

Di contrasti tra i due Paesi la storia ne ha registrati tanti, ''ma noi - spiega lo scrittore - li abbiamo vissuti come la conferma che, quando si tratta di Italia e italiani, la Francia reagisce in modo muscolare. E quando si obietta che le sue argomentazioni non possono poggiare su nulla, la risposta che arriva da Parigi è quasi infastidita, considerandosi ancora una spanna al di sopra di tutti, italiani compresi. In ogni caso, il governo italiano, con la linea dura contro le ong, ha solo attuato una delle promesse fatte in campagna elettorale, giusta o sbagliata che sia, non è questo il punto".

Come lei ha appena detto, gli esempi si contano a decine. Quindi, lasciando alla storia o alla leggenda quelli più antichi (dall'invasione romana della Gallia alla disfida di Barletta, e ci fermiamo solo a questi eventi), quali sono a suo avviso gli episodi che nell' 800, nel '900 e anche in questo secolo, seppure giovanissimo, rimarcano questo antagonismo?

''Partirei da una premessa. La Francia imperiale non è un concetto solo storico, finito con Napoleone III, perché è la summa di pensieri e ambizioni, un modo di rapportarsi agli altri, anche quando le sconfitte sono state concenti e le vittorie solo apparenti. Le faccio un esempio che per noi, anche in questi ultimi tempi, è tornato ad essere ricordato. La Francia, sotto la presidenza di Francois Mitterand, non aprì, ma letteralmente spalancò le sue porte ai terroristi italiani, soprattutto quelli comunisti.

Se una decisione del genere il presidente socialista l'avesse giustificata ideologicamente (sono di sinistra e, anche se rifiuto la violenza, credo che questi soggetti possano ravvedersi e reinserirsi nella società) gli italiani avrebbero dovuto accettare, sia pure senza condividerlo, un discorso essenzialmente politico. Invece si decise di argomentare la decisione dicendo che i terroristi - nella totalità condannati nei tre gradi di giudizio - non avevano ottenuto un equo processo, perché giudicati in contumacia.

Un discorso di merito, ovvero: sono stati condannati anche se non hanno potuto difendersi in aula, nella quale c'erano i loro avvocati. Quindi, violando il diritto alla difesa. Anche se poi quella che era stata definita la 'dottrina Mitterand', da un punto di vista giuridico, è stata cancellata perché a sostenerla non c'era uno straccio di documento, ma solo delle frasi del presidente, pronunciate in occasioni politiche e non magari in Assemblea nazionale. Quindi, secondo i francesi, al di qua delle Alpi la legge fu usata per scopi politici, al di là il diritto viene sempre e totalmente rispettato. Troppo semplicistico e, aggiungo, con vuoti di memoria''.

Cosa intende per vuoti di memoria?

''Che per dare lezioni, bisogna avere la coscienza pulita o, se proprio pulita non è, almeno smacchiata. Basterebbe che la Francia (come Stato) portasse indietro l'orologio della storia agli anni '60, chiedendosi se il diritto tanto 'calpestato' dagli italiani con i terroristi sia stato rispettato quando, nell'Algeria che ardeva per l'Indipendenza, fu data carta bianca ai parà del generale Jacques Massou. Se la storia la scrivono i vincitori, in Algeria, dove la concessione dell'Indipendenza fu una sconfitta per la Francia seconda solo a quella dell'Indocina, dell'umiliazione di Dien Bien Phu, sono state cancellate artatamente intere pagine scritte con il sangue, da tutte e due le parti''.

Torniamo ai temi dell'attualità. Per il governo italiano, la risposta di Parigi è stata ''spropositata''. In effetti, i toni della Francia sono stati molto duri, quasi che si cercasse un pretesto per scatenare la bagarre contro un governo che, seppure legittimo, ha una connotazione che a Parigi non aggrada. Anche lei è di questo avviso?

''La violenza di contenuti e parole francesi, in effetti, è sembrata sovradimensionata rispetto ad un tema in cui, appena pochi giorni dopo essersi scagliata contro l'Italia, Parigi ha siglato un accordo con il Regno Unito per fermare il flusso di clandestini che cercano di oltrepassare la Manica. Non un accordo nell'ambito di una collaborazione tra Paesi amici: Londra pagherà, in un paio d'anni, oltre 72 milioni di euro per contribuire alle spese francesi. Per dirla brutalmente, ci chiediamo se lo sguardo con cui la Francia si rivolge al Regno Unito è reso benevolo dal contenuto economico dell'accordo''.

Ma intanto Parigi ha accolto la Ocean Viking e il suo carico.

"Questa la narrazione ufficiale, che fa comodo alla Francia. Poi, continuando a leggere e non fermandosi ai primi comunicati ufficiali, si scopre che, su 234 migranti arrivati e sbarcati, per 123 sono stati emessi 'pareri sfavorevoli', i cui destinatari sono stati 'oggetto di un rifiuto d'ingresso nel territorio'. C'è da domandarsi se accoglienza e solidarietà possono essere condizionate al punto da non accettare l'ingresso alla metà di quei migranti di cui, con squilli di tromba, s'erano annunciate porte aperte.

La cosa fa sorridere è che del centinaio di migranti accettati in Francia ne resteranno pochi, dal momento che in gran parte verranno redistribuiti in altri Paesi. E vorrei concludere dicendo che, nei comunicati ufficiali del Ministero dell'Interno francese, c'è una precisazione che, se l'avesse fatta l'Italia, avrebbe scatenato chissà cosa: dei rifiutati, ce ne sono 44 che, non appena il loro stato di salute lo permetterà, saranno 'deportati' nello Stato di origine''.

Quindi?

''Diciamo che le dinamiche dei rapporti internazionali non sono sempre chiare. Forse, stretto tra la sinistra di Mélenchon e il lepeniano Ressemblement national, Macron ha dovuto mostrare un decisionismo che poco si adatta al recente passato. Ha colto la palla al balzo per dire di esistere, cosa di cui in Francia non sono molto sicuri...''