Nel febbraio del 2019 l’annuncio della decisione del presidente Bouteflika di candidarsi per il quinto mandato presidenziale ha innescato una crisi politica con una forte contestazione alla sua ricandidatura che ha fatto nascere HIRAK, il movimento di manifestazioni pacifiche di natura politica, generalmente settimanali, con sciopero generale, disobbedienza civile e sciopero della fame, che mirava alla nascita di una Seconda Repubblica.
Il Presidente Bouteflika, già con l’ictus che aveva avuto nel 2013, di fatto aveva perso il controllo del Paese, apparendo raramente in pubblico e sempre con grande debolezza fisica.
A seguito di queste sue condizioni di salute e dell’impossibilità del controllo del governo il 26 marzo 2019 Ahmed Gaïd Salah, Capo di Stato.Maggiore dell’Armata Nazionale Popolare, ha ritenuto di dovere avviare la dichiarazione di empêchement del Presidente Bouteflika prevista dall’articolo 102 della Costituzione del 2016: «Quando il Presidente della Repubblica, a causa di grave e perdurante infermità, si trovi totalmente incapace di esercitare le sue funzioni, il Consiglio Costituzionale si riunisce di diritto, e dopo aver verificato con ogni mezzo opportuno la realtà di tale impedimento, propone, all'unanimità, al Parlamento di dichiarare lo stato di empêchement…. ».
Forti contestazioni pubbliche hanno indotto il Presidente Bouteflika alle dimissioni del 2 aprile 2019, con un presidente a interim (Abdelkader Bensalah ) fino alle elezioni che si sono tenute il 12 dicembre 2019, quando è stato eletto ottavo presidente dell’Algeria Abdelmadjid Tebboune, ex Primo Ministro di Bouteflika.
Il progetto del nuovo Presidente prevedeva la revisione della Costituzione, di cui presentò una bozza che è stata approvata con referendum il 1° novembre 2020.
Il testo fu poi riveduto ed è stato promulgato il 30 dicembre 2020 in forma di testo unico. La bassa affluenza al referendum (23,7%) non ha dato serenità né agli oppositori del governo, né al governo che con una forte affluenza sperava di mitigare gli effetti della contestazione dell’Hirak, poichè è ben noto che una affluenza alle urne così bassa non può essere rappresentativa della volontà della popolazione.
Il 12 giugno 2021, a seguito delle forti contestazioni del movimento popolare Hirak ci sono state le elezioni legislative anticipate, inizialmente attese per il 2022, con cui sono stati eletti i deputati della nona legislatura dell’Assemblea Popolare Nazionale.
Il nuovo governo, presieduto da Aïmene Benabderrahmane, ex Ministro delle Finanze e ex Governatore della Banca d’Algeria, tra i suoi obiettivi si è posto quello di fare riprendere ai cittadini la fiducia verso il nuovo governo attuando una politica di trasparenza e di lotta alla corruzione.
Il Presidente Tebboune, dalla data della sua elezione poggiandosi sulla Nuova Costituzione sta tentando di creare una “Nuova Algeria”, ponendo attenzione sia ai problemi socio economici, che ai rapporti esteri. La Nuova Algeria dovrebbe anche fare dimenticare i principali errori del passato, soprattutto gli aspetti legati alla corruzione che avevano fatto muovere pesanti critiche interne ed esterne alla precedente presidenza di Said Bouteflika.
Il passaggio dalla vecchia alla nuova presidenza è stato costellato dal rilascio di alcuni obiettori di coscienza e dall’arresto di attivisti che si opponevano al nuovo governo, mentre il movimento Hirak, definito anche «rivoluzione del sorriso » o « primavera algerina », è stato costantemente attivo.
La Nuova Costituzione
La nuova Costituzione ha avuto un apprezzamento generale perché, come ha detto il Presidente Tebboune «Il progetto è in linea con le esigenze per la costruzione di uno Stato moderno e rispondente alle pretese dell’autentico popolare Hirak" (riportato da TV5Monde del 10 sett.2020)».
In realtà la nuova Costituzione sembra lasciare poco spazio all’opposizione, solo come esempio cito che il Titolo II “Diritti fondamentali, libertà e doveri pubblici” comprende gli articoli 34-83 con ampio riferimento ai diritti umani in generale e delle donne in particolare, alla libertà di opinione e di espressione, ecc. Nel Titolo III “Organizzazione e separazione dei poteri” all’art.88 è riportato che «la durata del mandato presidenziale è di cinque (5) anni e che nessuna persona può ricoprire più di due cariche consecutive o separate».
Un aspetto di grande importanza, sicuramente fortemente innovativo e frutto del buon operato del Presidente, è che la Costituzione lascia, finalmente, in Algeria la libertà religiosa, anche se ciò non è espressamente scritto, ma si comprende in maniera indiretta. Infatti, l’interpretazione di tale libertà deriva da un lato dal fatto che nessun articolo la vieta, dall’altro che nel preambolo della Nuova Costituzione è scritto : «Il popolo algerino esprime il proprio attaccamento ai diritti umani definiti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e nei trattati internazionali ratificati dall'Algeria ».
Sancendo così il pieno recepimento dell’articolo 18 della “Dichiarazione Universale” nel quale è così scritto : «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; questo diritto include la libertà di cambiare la propria religione o il proprio credo e la libertà, da solo o in comunità con altri e in pubblico o in privato, di manifestare la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza ».
Dunque, gli algerini sono finalmente liberi di praticare anche religioni non musulmane, cosa prima non ammessa e punita con l’arresto.
Gli obiettivi del Presidente sembrano essere precisi e stabili, con sue dichiarazioni di essere pronto ad affrontare tutte le sfide che si stanno attraversando, ponendo particolare attenzione alle sfide che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in un periodo storico forse il più difficile dopo la seconda guerra mondiale.
Situazione economica e finanza
L’Algeria sembra si stia avviando verso una politica economica di contenimento della spesa interna e di programmazione con l’utilizzo di potenziali fondi della banca europea, poiché è un Paese con un bassissimo debito pubblico, ma un grande ostacolo per il contenimento della spesa interna potrebbe derivare dalla potenziale opposizione di gruppi economici e di potere interni al Paese, mentre resta ancora forte la disoccupazione giovanile.
La situazione economica algerina, purtroppo, si basa eccessivamente sui proventi del petrolio e dopo il calo del suo prezzo a partire dal 2014 l’Algeria si è trovata in grandi difficoltà economiche, inoltre, con la mancata erogazione del gas russo, a seguito delle sanzioni imposte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, sono lievitati i prezzi di materie alimentari importanti (cereali, semi oleosi, ecc.) che l’Algeria importa dall’Europa.
La citata invasione però, se da un lato ha creato all’Algeria seri problemi per l’approvvigionamento di materie alimentari, dall’altro ha causato un forte aumento del prezzo del petrolio e l’aumento dell’esportazione del gas e di idrocarburi in genere che per l’Algeria rappresenta circa il 95% dell’esportazione. L’Algeria ha prontamente ampliato i territori di esportazione degli idrocarburi e la quantità del prodotto da esportare, potendo così sopperire al maggiore costo di importanti prodotti alimentari.
L’Algeria così, con l’incremento di esportazione di idrocarburi e il relativo aumento dei prezzi, prevede che possa incassare circa 20 miliardi di dollari in più dell’anno scorso, con un incremento di circa il 50%. Nella gestione finanziaria generale il Paese paga, comunque, il ritardo dell’ammodernamento dei sistemi finanziari che hanno una forte ripercussione sociale ed economica, sono in ritardo nuove misure che possono incoraggiare il pagamento elettronico. Si è evidenziato, infatti, un forte ritardo della legge sulla moneta e sul credito, importante per regolare il funzionamento del settore finanziario.
È augurabile, per l’Algeria, che questa nuova e inaspettata risorsa economica dovuta all’incremento di esportazione del gas non faccia ritardare ulteriormente le riforme finanziare necessarie e nello stesso tempo non rallenti la programmazione generale del Paese e metta in atto una nuova strategia industriale per incrementare la produzione interna del Paese e ridurre le importazioni.
Altro settore importante per lo sviluppo algerino è quello turistico, attualmente molto debole e fino a poco tempo quasi totalmente assente per mancanza di infrastrutture, per le tariffe aeree elevate, per il lento ottenimento dei visti per i viaggiatori stranieri, ecc.
Il problema lo sta adesso affrontando il Presidente Abdelmadjid Tebboune sviluppando una forte e seria programmazione per la realizzazione di adeguate strutture turistiche, per la formazione di mano d’opera qualificata per migliorare i servizi e per potenziare le agenzie per la commercializzazione di nuovi circuiti turistici, con una particolare attenzione anche alla valorizzazione e migliore utilizzazione delle sorgenti termali esistenti.
Rapporti generali internazionali
Il Presidente sta anche potenziando i rapporti di politica estera, sia per migliorare la sicurezza interna, che per partecipare ad azioni internazionali di pace, assumendo così un ruolo di maggiore importanza come ha già fatto nel 2020 con la Libia.
L’invasione dell’Ucraina sta fornendo una grande opportunità che l’Algeria non si sta lasciando sfuggire anche per sostenere Paesi vicini con i quali ha ottimi rapporti.
È sembrato, pertanto, naturale il sostegno che l’Algeria sta fornendo anche alla Tunisia, Paese con cui da lungo tempo esiste un buon rapporto, firmando nel 2021 un importante accordo di collaborazione.
La Tunisia, inoltre, grazie all’accordo tra Italia e Algeria per la fornitura di gas dall’Algeria, avrà un aumento delle royalty per l’attraversamento del territorio tunisino, poiché sarà utilizzato il Transmed, il gasdotto che dall’Algeria arriva a Cap Bon in Tunisia e poi con un tratto sottomarino, che attraversa lo Stretto di Sicilia, arriva fino a Mazara del Vallo.
L’Algeria, anche se ha sempre manifestato la sua aperta politica a favore della Russia, in questo periodo, grazie alla potenziale fornitura di gas, sta rafforzando anche i rapporti con l’Europa. Dobbiamo però augurarci che questi rapporti possano aumentare nel tempo e possano persistere anche quando tale fornitura si dovesse ridurre per nuovi approvvigionamenti energetici verso l’Europa provenienti da altri Paesi o per il naturale incremento delle energie alternative o delle ricerche che verranno intensificate anche nell’ambito europeo.
Ipotesi di distensione tra Algeria e Marocco
L’Algeria, col suo nuovo governo, sta dimostrando anche una forte capacità di mediazione nelle esistenti tensioni tra Paesi vicini mentre resta sempre aperta la forte tensione esistente col Marocco. I rapporti tra Algeria e Marocco si sono fortemente raffreddati a seguito della sottoscrizione degli “Accordi di Abramo” da parte del Marocco con i quali il Marocco riconosce l’esistenza dello Stato d’Israele, pur mantenendo ferma la difesa del popolo palestinese. Un impegno che viene rispettato al di là di ciò che qualcuno scrive in maniera strumentale (Gli Accordi di Abramo).
Un aspetto difficile da comprendere è invece il mancato riconoscimento dello Stato d’Israele da parte dell’Algeria e la repulsione più volte manifestata in generale verso il mondo ebraico, che non trova giustificazione nella storia dell’Algeria.
L’Algeria, infatti, è stata un punto di riferimento per gli ebrei sin dal 1870, col decreto Crémieux che ha dato la cittadinanza francese a 37000 ebrei d’Algeria. Bisogna arrivare al 1940 per avere una forte discriminazione degli ebrei e dei musulmani in Algeria. Ma quello era un particolare periodo coloniale in cui emergeva fortemente l’antisemitismo che in quegli anni si è diffuso in tutta l’Europa. Nonostante quel periodo di persecuzioni le radici ebraiche sono rimaste sempre presenti anche in Algeria.
Diversi Paesi, tra quelli che si sono dichiarati ufficialmente contro il riconoscimento dello Stato d’Israele, utilizzano come mezzo di propaganda “la tutela della Palestina”. Un problema internazionale che di fatto poteva avere già da tempo una sua soluzione, senza dovere attendere tanti anni costellati di azioni terroristiche che hanno reso sempre più difficile e forse oggi irrealizzabile la separazione netta tra Israele e Palestina.
Ma siamo certi che il ritardo della mancata separazione dei due territori è solo colpa d’Israele? O ciò non è dovuto ad un coacervo di fattori dai quale emerge anche una corresponsabilità da parte palestinese? Forse sono state dimenticate o comunque mai chiarite le cause della mancata realizzazione di programmi palestinesi per la realizzazione di infrastrutture e di servizi vari per la popolazione. Programmi le cui risorse economiche necessarie, ancorché finanziate a livello internazionale, sono state invece utilizzate in maniera difforme e in parte per finanziare rivolte e tumulti, spesso manovrati da interessi internazionali nei quali la Palestina diventava solo un utile mezzo giustificativo. Per non citare le enormi risorse economiche che sono finite in conti bancari esteri personali non intestati certamente al popolo palestinese, ecc.
Chi scrive ha già difeso e continuerà a difendere il popolo palestinese nella misura in cui alcuni obiettivi sono concretamente raggiungibili e possono portare realmente alla distensione tra Palestina e Israele. Obiettivi che, purtroppo, si allontanano sempre più e nell’allontanamento concorrono alla creazione di ulteriori atti terroristici, ben sapendo che la colpa dell’impossibilità ad attuare un preciso programma di pace non è certamente da addebitare ad una sola delle due parti.
La realtà mette comunque in evidenza che, in netto contrasto con l’anti semitismo diffuso in diversi paesi arabi, il popolo d’Israele è attualmente composto per oltre il 20% da arabi, in buona parte palestinesi, che sono perfettamente inseriti nella vita pubblica dello Stato d’Israele e non sembra che desiderino abbandonarlo.
Ma la criticità maggiore tra questi due Pesi è certamente il problema relativo al Sahara Occidentale e su quest’argomento si inserisce nuovamente la sottoscrizione degli “Accordi di Abramo da parte di diversi Paesi musulmani, compreso il Marocco. L’Algeria denuncia che tali accordi sono contrari all’interesse della Palestina e nello stesso tempo contrari all’autodeterminazione dei Saharawi, popolo del Sahara Occidentale, il cui territorio è da decenni sotto il controllo del Marocco, poiché con la sottoscrizione degli “Accordi” da parte del Marocco gli Stati Uniti d’America hanno assunto l’impegno di difendere il mantenimento del dominio del Marocco sul Sahara Occidentale. Infatti, il Polisario, che rappresenta la parte armata del movimento indipendentista del popolo Saharawi, è sostenuto dall’Algeria.
Ed è questa la motivazione principale della recente chiusura dei rapporti diplomatici tra Rabat ed Algeri, e degli spazi aerei all’0aviazione marocchina, civile e militare, ecc..
Purtroppo questo problema non appare di facile soluzione, anche perché attualmente il territorio del Sahara Occidentale è abitato da alcuni decenni da marocchini che hanno li costituito le loro famiglie, convivendo assieme ai pochissimi saharawi preesistenti. Inoltre il territorio è già stato arricchito di infrastrutture realizzati dal Marocco che ha anche valorizzato, con importanti opere turistiche, alcune aree nelle quali si sta sviluppando importanti flussi turistici internazionali.
Oggi sembra realisticamente impossibile fare diventare Stato autonomo questo territorio. Il problema è così complesso e difficile che nessuna soluzione è stata ancora trovata da Steffan De Mistura, inviato speciale del Segretario Generale dell’ONU per dirimere la matassa.
In realtà esiste già una proposta importante perché il Sahara Occidentale possa diventare una regione autonoma del Marocco.
La proposta non è utopistica e non è assolutamente da sottovalutare, perché porterebbe benessere a tutto il territorio dando a questa regione maggiori privilegi economici rispetto le altre regioni del Marocco. La mancata accettazione non sembra riflettere gli interessi reali della popolazione insediata, ma interessi internazionali che vanno ben oltre i confini del Maghreb Arabo e in parte sembrano essere rivolti proprio a legittimare maggiormente la presenza russa nella costa atlantica del Sahara Occidentale e nel tratto di costa mediterranea prossima al Marocco.
È evidente che l’interesse principale della tensione tra Algeria e Marocco, a seguito della sottoscrizione degli “Accordi di Abramo”, è il conseguenziale rafforzamento dei rapporti tra il Marocco e gli Stati Uniti d’America e la stessa NATO. Un rafforzamento che sicuramente non ha fatto esultare di gioia il governo russo che vede così messe sempre più sotto controllo le sue mire espansionistiche, compreso il tentativo di un auspicato ritorno dell’ex URSS. Un ritorno al passato assolutamente non desiderato dai Paesi de hanno già da tempo optato per una politica filo occidentale. L’Algeria, comunque, parallelamente a dette contestazioni volte verso l’Occidente, aumenta i suoi rapporti con diversi Paesi europei, oggi spinta da un forte interesse economico per la crisi del gas, ma speriamo con l’augurio che domani tali rapporti si consolidino e diventino duraturi.
Riflessioni finali
Il Presidente Tebboune, saggiamente, sta dimostrando una propensione verso un maggiore rispetto dei diritti umani, anche attraverso l’apertura ad altre religioni. Ritengo superfluo evidenziare che tutto il mondo maghrebino ha come riferimento lo stesso Dio di Abramo che adorano gli ebrei, i cristiani e i musulmani, accomunati dagli stessi profeti del vecchio testamento. Non dimentichiamo che alcune delle più importanti feste religiose musulmane rappresentano anche riferimenti religiosi per ebrei e cristiani.
La nuova Costituzione ha rappresentato un passo certamente positivo, così come positivi sono stati i recenti accordi con l’Italia e con altri Paesi, anche se tali accordi hanno forse fatto vacillare i rapporti tra Algeria e Russia, che non sono certamente fondati né su aspetti religiosi, né su aspetti umanitari, ma solo su interessi economici e di potere politico.
L’Algeria non potrà comunque mai dimenticare che nella sua storia e in quella del Maghreb Arabo di cui fa parte, le radici ebraiche sono ancora esistenti. Anche l’Algeria con la sottoscrizione degli accordi di Abramo potrebbe assurgere ad una diversa e positiva evidenza internazionale con riverberi fortemente positivi per la popolazione e nel rispetto di antiche tradizioni. Potrebbe essere anche l’occasione per fornire maggiore sostegno al popolo palestinese dall’interno di un ampio raggruppamento comprendente i Paesi musulmani che hanno già aderito ai citati “Accordi”.
Utilizzare l’arma dell’anti semitismo comincia a diventare anacronistica e probabilmente sempre meno accettata dalla stessa popolazione algerina, così come dal resto del mondo. Tale arma verrà ancora utilizzata soprattutto per giustificare il pericoloso fanatismo, ufficialmente legato prevalentemente ad aspetti religiosi, ma in realtà fortemente connesso alle condizioni economiche della popolazione, avente come risultato principale la destabilizzazione del un Paese in cui tali fatti cruenti accadono e la messa a rischio di vita della stessa popolazione che ufficialmente giustifica e nasconde i terroristi.
Se la politica produttiva del Presidente Tebboune proseguirà lungo la strada intrapresa è probabile che tale acredine col mondo ebraico e le tensioni col Marocco potrebbe essere superate, producendo periodi di stabilità e di benessere per il Paese e per i Paesi viciniori.
L’impressione che si ha visitando alcune città algerine è che il desiderio di occidentalizzazione è reale ed è sempre più sentito dai giovani che mirano ad una loro libertà di pensiero e di azioni che difficilmente, come ben noto, potranno trovare nei riferimenti dell’attuale politica della Russia. L’ultimo evidente esempio, recentemente emerso nella cronaca mondiale, è la positiva attenzione che tutto il mondo ha dato all’operato di Gorbaciov, premio Nobel per la Pace, dopo la sua morte. Solo il governo russo non sembra avere fatto grande ostentazione del positivo contributo mondiale per la pace che aveva dato questo grande statista.
Ho avuto il piacere di conoscere in Algeria persone meravigliose, con una carica affettiva eccezionale comune a tutti i popoli mediterranei. Musulmani che amano il loro Paese, che rispettano i loro costumi, ma anche con una forte tendenza alla giusta contestualizzazione di alcune loro antiche tradizioni religiose. Il Presidente Tebboune ha certamente imboccato la strada giusta e la nuova Costituzione ne è la dimostrazione più chiara. Adesso occorre farla rispettare in tutti i sui articoli, compresi quelli del concreto riconoscimento dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne, superando l’atavico patriarcato che ancora in diverse regioni del Paese sembra essere preponderante. Sono certo che noi europei sosterremo questo processo di democratizzazione con la massima collaborazione, ben oltre gli interessi delle forniture del gas, oggi importantissime, ma che in futuro potrebbero non essere più necessarie.
Io credo che l’Algeria, in virtù dei sostanziali cambiamenti che il Presidente sta attuando, per i suoi buoni antichi rapporti con la Russia e con una maggiore positiva attenzione ai rapporti con Israele, possa estendere le sue azioni di mediazione in area mediterranea ed europea, contribuendo a ridurre le attuali tensioni che di fatto sono anche tensioni tra le Grandi Potenze mondiali.
Forse tutti noi dovremmo porre più attenzione alle azioni che producono pace e non a quelle che generano guerre; forse dovremmo sforzarci maggiormente per cercare nelle azioni di ogni Paese i valori positivi che tendono ad unirci e non quelli che mirano a separarci. Il mondo è sempre più piccolo e abbiamo il dovere di fare ogni sforzo possibile per mirare ad una futura pacifica coabitazione, soprattutto tra popoli che hanno antiche tradizioni comuni.