Ieri ho finalmente avuto l'occasione di vedere il film/documentario "Fellini degli spiriti", uscito nell'estate del 2020 e girato da Anselma dell'Olio, che con il Maestro ha collaborato in varie occasioni.
L'aspetto religioso, psicanalitico ed esoterico di Fellini rappresenta uno dei casi più eclatanti nel XX secolo di coinvolgimento e dialogo continuo tra arte, mondo occulto magico, spiritualità e psicanalisi: Fellini in questo fu Maestro due volte, come regista e come mago (bianco).
Anselma dell'Olio ne descrive, suddividendo il film in capitoli basati sui Ching da lui tanto amati, alcuni aspetti. In 1 ora e 30 forse è impossibile descriverli tutti però l'analisi della dell'Olio, attenta nello scegliere gli spezzoni dei film più inerenti agli argomenti trattati, spinge a mio parere troppo poco su quello che è stato il cuore della ricerca spirituale di Fellini, la base di tutto: l'antroposofia di Rudolf Steiner.
Grazie a Steiner, Fellini ebbe modo di comprendere meglio un mondo che già lo aveva conquistato completamente, quello del rapporto con l'al di là, con l'invisibile. Fu l'amore per Steiner che gli fece capire meglio l'enigma Gustavo Rol, diventato suo amico negli anni: Steiner li univa, era il loro legame spirituale.
Nei film tutto questo è evidente, a partire da La Dolce Vita (se ricordate, per esempio, Fellini affida il cognome Steiner al personaggio più misterioso del film). Anselma dell'Olio invece vi dedica all'argomento solo una mezza frase di sfuggita. Questo è grave perchè è il cuore di tutto.
Ma Rudolf Steiner, si sa, è scomodo: non è un personaggio nè "di destra" nè di "sinistra" ed è odiato tanto dai fascisti quanto dai marxisti (anche se sia gli uni che gli altri provano, a più riprese, ad usarlo, con una disinvoltura aberrante, per adattarlo alle proprie ideologie); è inviso ufficialmente alla chiesa cattolica ma molti suoi esponenti di grande cultura, anche tra le alte gerarchie vaticane, lo amano e lo studiano.
Anselma dell'Olio sposta invece tutto il discorso sulla psicanalisi di Ernst Bernhard, di sana e (da me gradita) matrice junghiana, che rappresenta sì l'altro grande approdo di Fellini ma uno dei due, non l'unico, e comunque affine al primo per mille motivi. Più facile parlare di Jung che di Steiner? Sicuramente. Però da una dichiarata combattente come la dell'Olio potevamo aspettarci molto di più.
Dalla dell'Olio invece arrivano, quelle sì, le sue consuete staffilate sui comunisti cattivi che lo denigravano ad ogni recensione (Pasolini compreso), i racconti dello scandalo aizzato dalla chiesa nei confronti delle presunte scene di sesso esplicito orgiastico (inesistenti) e la difesa coraggiosa da parte dei soli Gesuiti (guarda caso, sempre in mezzo 'sti Gesuiti, a volte nel male ma a volte nel bene...).
Queste ultime battaglie, cara Anselma, me le aspettavo da te, ci mancherebbe... ma molto più coraggio sul cuore del mondo felliniano, il suo rapporto con Rudolf Steiner, che poi è ciò che lo univa a Rol, occorreva. Era un dovere di onestà intellettuale. Credo che abbia vinto, ancora una volta, un aspetto personale ideologico di antipatia e idiosincrasia nei confronti di un mondo piuttosto che di un altro. Peccato. Occasione enorme mancata, in parte. Per il resto ottimo lavoro ma, perdonami Anselma, tanto del merito è del mago Federico.