Il Vittoriale degli Italiani (Gardone Riviera, BS) si arricchisce di un nuovo, preziosissimo museo. Si tratta di uno spazio interamente dedicato alla figura di Giancarlo Maroni, architetto trentino che - insieme a Gabriele d'Annunzio - fu l'anima dell'ultima residenza del Vate, guadagnandosi l'appellativo di “maestro di pietre vive”.
Il Museo della Santa Fabbrica (così d'Annunzio chiamò a più riprese, il cantiere perpetuo del Vittoriale) sorge all'interno del “Casseretto”, da “cassero” cioè nucleo centrale di una rocca medievale. Si tratta degli spazi che l’architetto elesse a propria dimora, in una posizione strategica che gli consentì di rimanere al comando della Santa Fabbrica anche dopo la morte di d’Annunzio, nel 1938. Morte a seguito della quale, Maroni divenne l’anima stessa del Vittoriale, curandone perpetuamente la valorizzazione del paesaggio circostante e “scomodando” le istituzioni, affinché ne riconoscessero il potenziale eterno.
Un piccolo grande museo, quindi, al cui interno è possibile ammirare cimeli rari, accompagnati da una sala che ha già iniziato ad ospitare mostre dedicate all’architetto.
La casa apre al pubblico per la prima volta dopo la sua morte, avvenuta nel 1952, e lo fa in grande stile (dialogando, altresì, con il ritrovamento dell’affresco di Cadorin), all’insegna del progetto di Riconquista degli spazi della residenza di Gardone, di cui ci parla il Presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani: Giordano Bruno Guerri.
Qual è stata la genesi del progetto per un museo interamente dedicato a Giancarlo Maroni?
Il museo (già visitabile) non è ancora finito, ma lo stiamo perfezionando. Lo “sfratto” che mi sono auto-imposto è stato un atto doveroso. Il Museo Maroni, infatti, per oltre trent’anni è stato utilizzato come foresteria dei Presidenti che ci venivano saltuariamente. Io, invece, ci ho abitato effettivamente e vi ho trascorso 13 anni di vita, lasciandolo con grande dispiacere. Si tratta di una casa speciale, creata da un grande architetto per sé, dotata di fascino e suggestioni.
Ho sempre pensato che occorresse rendergli omaggio, poiché ha dedicato tutta la vita al Vittoriale. Volendolo ricordare come persona e professionista è nato il Museo della Santa Fabbrica, il quale sta già dando ottimi risultati. La visita rientra nel prezzo del biglietto di ingresso ed è aperta a tutti.
Quali cimeli attendono il visitatore?
Abbiamo arricchito il Museo Maroni con oggetti che gli sono appartenuti ed un video che ne spiega la genesi, collocato in una saletta apposita. Mentre, in un’altra stanza (che era il suo studio) abbiamo posto le riproduzioni dei modellini che realizzava - sempre personalmente - prima di costruire un edificio come, ad esempio, il Mausoleo o il Teatro. Un’ultima saletta, invece, è relegata a spazio espositivo per piccole mostre che lo riguardano.
In quali sorprese vi siete imbattuti durante la ricerca del materiale da esporre?
In un vero e proprio patrimonio. La curatrice del museo, la Dott.ssa Chiara Arnaudi studiosa di d’Annunzio, ha reperito una quantità enorme di cimeli appartenuti a Maroni: libri, vestiti, documenti e oggetti, mettendoli a disposizione del Vittoriale ed ubicandoli al Casseretto.
Cosa può dirci dell’operazione che avete denominato: Riconquista?
È un’operazione che ci ha consentito di aprire più spazi di quanti ne siano mai stati aperti al Vittoriale ed altri, ancora, ci attendono. Di fronte al Museo Maroni, ad esempio, troviamo Casa Cama (così chiamata in onore del custode storico del Vittoriale): un magnifico edificio con un grande giardino, di cui abbiamo già ristrutturato il piano superiore per farne aule didattiche che abbiamo utilizzato durante il nuovo Festival GardaLo!, il quale ha previsto un’importante sezione dedicata ai giovani.
Dopodiché, vi è un altro progetto da realizzare, poiché d’Annunzio (nella sua volontà di non avere vicini) ha acquistato un terreno dall’altra parte della Valletta (sopra al Laghetto delle Danze) e lì troviamo una grande cascina in disuso. Stiamo progettando di affittarla a qualcuno che ne faccia un grande agriturismo di lusso, come operazione di recupero dei nostri beni, ma anche come spinta per lo sviluppo del turismo sul Garda.