Avevo deciso di recarmi a Phuket perché mio zio aveva costruito una serie di ville di lusso a Rawai, al sud di Phuket e me ne aveva gentilmente lasciata una in concessione per finire la vacanza. Appena arrivata a Phuket ho affittato un motorino per esplorare l’isola. Bisogna stare molto attenti a guidare un motorino qui, c’è una sorta di anarchia stradale e, infatti, è uno dei posti con il più alto tasso d’incidenti. La benzina si compra al bordo della strada, è venduta in bottiglie di vetro, poiché da queste parti non c’è (o perlomeno non c’era), un vero e proprio benzinaio. Un giorno ho persino bucato la ruota e ho speso l’esorbitante cifra di € 2,00 per farla sistemare. La spiaggia di Nai Harn, a mio avviso, è la più bella dell’isola e si trova a sud, vicino a Rawai. Qui, la mattina, la marea è molto bassa e si possono raccogliere delle deliziose conchigliette, mentre la sera arriva l’alta marea e la spiaggia man a mano diventa più stretta. Adoro stare sotto l’ombrellone e sgranocchiare ananas fresco e bere il latte di cocco direttamente dalla noce. Si mangia divinamente a pochissimi euro in uno qualsiasi dei ristoranti lungo la spiaggia. Consiglio a tutti prawn tempura (scampi fritti) e pineapple rice (riso all’ananas) servito in un mezzo ananas scavato invece che in un piatto.
Da Nai Harn, si può andare sul punto più alto, a Promthep Cape e ammirare il tramonto che è a dir poco spettacolare. E’ anche una zona di pellegrinaggio, poiché c’è un santuario dedicato a Buddha, pieno di statuine votive a forma di elefante. Oltre al mare, ai giri in elefante e lo shopping, un altro interessante passatempo è andare a visitare le Cobra Farms. Qui si trovano sia cobra normali, che reali. I ragazzi che lavorano qui, sono chiamati a portar via ospiti sgraditi dalle case. I miei vicini di casa una sera hanno avuto proprio una brutta sorpresa. La figlia, pensando di aver fatto cadere la sua cintura di pitone sotto il divano è andata a prenderla e quando l’ha stretta si è ritrovata davanti un cobra reale di 3 metri. Neanche a dirlo, lo spavento è stato enorme, ma per fortuna non è successo nulla di spiacevole sennonché il salone è stato evacuato e chiuso finché non sono arrivati quelli del cobra farm a portare via l’ospite inatteso. Alla farm ho anche provato l’ebbrezza di farmi arrotolare un boa constrictor attorno alla gamba per verificare la morsa mortale e devo proprio ammettere che se non ci fossero stati i ragazzi a togliermelo di dosso, la situazione si sarebbe rivelata assai complicata. Nelle giungle circostanti le elephant e cobra farms, se si è fortunati, si possono trovare tanti gibboni che giocano rincorrendosi tra un albero e l’altro.
La parte ovest dell’isola è la più sviluppata. Soprattutto la parte di Patong che è piena di alberghi, locali e ristoranti. E’ la zona turistica dell’isola, ci sono numerosi mercati ed è pieno di gente. Da Rawai per arrivare a Patong, si passano altre due bellissime spiagge, Kata e Karon Beach.
Ci sono tantissime isole in Tailandia e alcune sono abbastanza vicine tra loro, non le ho potute visitare tutte, ma sia Kho Khai, che Kho Phi Phi e Phang Nga sono bellissime. Si può fare una gita giornaliera o scegliere di fermarsi lì la notte in uno dei bungalow sulla spiaggia. Phang Nga probabilmente è la più bella, ed è chiamata “James Bond’s Island” perché è comparsa nel film di James Bond “L’uomo dalla pistola d’oro” del 1974. La bellezza di Phang Nga è indiscutibile, ma a volte ci si diverte di più in posti meno scontati. La nostra barca ci ha lasciati davanti ad una grotta proprio nella baia di Phang Nga. La mia guida mi ha vivamente sconsigliato di portare con me la macchina fotografica (ahimè) perché mi stava per far entrare in un canotto gonfiabile e non sapeva fino a che punto mi sarei potuta bagnare. Mi sono dovuta completamente sdraiare nel canotto per passare attraverso questa grotta buia, e devo ammettere che se uno soffre di claustrofobia non è proprio il massimo ma merita davvero. All’uscita della grotta mi sono ritrovata in un paradiso di mangrovie in una sorta di buco al centro di quest’isolotto. L’unico problema è che non bisogna andarci troppo tardi altrimenti si rischia di restarci per la notte poiché appena inizia a rialzarsi la marea ci si deve sbrigare a uscire perché la grotta diventa quasi impraticabile fino a diventarlo del tutto. La mia guida ha dovuto sgonfiare più volte il canotto per passare senza sbattere sul soffitto. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho rivisto la luce, ma l’esperienza è stata davvero divertente.
Il viaggio continua…