Spesso quando racconto la storia dello stabilimento termale Liberty delle Acque della Salute di Livorno, di come ho riunito i frammenti di una storia difficile, tragica ed ancora da completare per alcuni aspetti, mi chiedono se sia un architetto. “No, sono una biologa!”, rispondo, il che fa seguire la successiva domanda: “E per quale motivo, allora, una biologa studia la storia di un edificio abbandonato?”.
La risposta immediata è “curiosità” ma questa cela un sentimento più profondo, quasi atavico ed istintivo che affonda radici in quel percorso culturale naturale che portò la scienza a creare lo Stile Floreale, altra denominazione dell'arte nuova in Italia assieme al più comune, Liberty.
La Belle Époque ed il Liberty che ci sta dentro, costituisce quei 30 anni a cavallo di due secoli che hanno connotato estreme trasformazioni nella società mondiale, promosse dalla seconda rivoluzione industriale e dagli avanzamenti in ambito scientifico e della tecnologia. Si sono accavallati e potenziati scienziati e filosofi, artisti ed ingegneri, industriali e politici. Biologi e chimici hanno visto i loro ruoli diventare essenziali. I biologi perchè grazie alla scoperta dei coloranti istologici ed al perfezionamento delle lenti da microscopio che eliminavano aberrazioni che alteravano la visione reale dei tessuti, delle cellule e dei batteri, poterono lavorare su immagini più dettagliate, ben visibili e definite, ciò consentì grandi scoperte e la nascita della microbiologia.
I “cacciatori di microbi”, così venivano definiti, assurgono a livello di esploratori del micromondo, visti come conoscitori privilegiati di realtà invisibili. Si scoprono i patogeni responsabili delle malattie del tempo, Robert Koch scopre il batterio della tubercolosi e Louis Pasteur il vibrione del colera. Le immagini microscopiche si disegnano e si diffondono, così come cresce l'interesse anche per altre strutture cellulari, quelle vegetali, i loro tessuti e le strutture superiori.
Secondo il pensiero di Goethe che scrisse Metamorfosi delle piante le parti ed il tutto sono la medesima cosa, poiché tutto si espande e si contrae, foglie e radici, petali e stami, pistilli e frutti, queste definizioni sono state la base della biologia moderna, la quale ha estrapolato il concetto dell'idea archetipa dell'omologo con ciò che sarà l'omologia genetica.
Goethe ha fecondato e suggestionato le teorie del biologo Ernst Haeckel padre dell'applicazione delle strutture viventi nell'arte e nelle tecniche costruttive, lo si legge nel suo lavoro Forme d'arte in natura, queste dottrine stenderanno le basi dell'interesse per la natura nell'arte nuova che voleva spezzare gli schemi dei dettami delle accademie d'arte, pervase oramai di un classicismo che schiacciava e immobilizzava qualsiasi voglia di innovazione e modernità. Il momento per la rivoluzione artistica era questo ed era maturo, pieno di sollecitazioni, stimoli concettuali e innovazioni tecnologiche.
Le scienze quindi si divulgano, si disegnano e le forme interessano artisti, artigiani, architetti e ingegneri, le “strutture della vita” si prendono a modello per realizzare strutture architettoniche (vedi la catenaria linea base della ripartizione delle forze di molti ponti), nasce lo Stile Floreale, il Secessionismo, lo Jugenstil, le Coup de Fuet. La linea è alla base del tutto affermava Victor Horta, estremizza le forme, le contrae, le contiene. La linea è forte e sinuosa, è una linea della bellezza, si associa a quelle femminili, simbolo della natura sensuale e feconda.
Della natura si può utilizzare le parti o il tutto, di un fiore, ad esempio, può essere interessante lo stelo anziché la sua corolla perchè in quello stelo è presente la forza della sua linea.
La primavera è la stagione prediletta nel Liberty, perchè in essa la natura rinasce, si risveglia, i fiori sono di ogni varietà: rose, fiordalisi, calle, iris, giaggioli, ninfee, garofani e gigli, solo per elencare i più comuni.
Si esaltano le proprietà dei quattro elementi, aria, acqua, terra e fuoco attraverso una simbologia che palesa il vitale che promana da essi. La fantasia prevale sullo stereotipo, la si celebra in piena libertà tanto da partorire figure chimeriche come la donna-fiore, la donna-farfalla, protomi, sirene, naiadi e tritoni.
Il Giapponismo fu una moda che si insinuò nell'Art Nouveau e che contribuì alla sua conformazione, uno stile derivato dalla conoscenza di una cultura differente, piena di tradizioni e novità, conosciuto attraverso l'importazione di elementi vegetali esotici come, ad esempio, il bamboo, la paulownia, il fiore di loto, questo grazie all'apertura verso l'occidente dopo il periodo di isolamento in seguito alla restaurazione Meiji del 1868, ed alla Compagnia delle Indie che importò piante ed arte proveniente dal Giappone. Dal Giapponismo si imparò la bidimensionalità dei disegni, dei colori pieni e mai sfumati, dell'uso delle linee curve, semplici, sinuose che davano il senso del movimento. Si imparò a dare attenzione all'elemento acqua, alla figura femminile oltre che alla natura.
L'Expo universale di Parigi del 1878 presentò molte opere d'arte giapponesi (ricordiamo i maggiori esponenti Utamaro, Hiroshige e Okusai) e le linee curve, la linearità, le superfici colorate, i vuoti, le asimmetrie che contenevano, ispirarono l'Art Nouveau e divennero modelli grafici. A questi elementi si fusero simbologie e concetti attinti da un medioevo che veniva reinterpretato, dal quale si traeva l'importanza del fiore come elemento puro e purificatore insieme alla donna, protagonista del Cantico dei Cantici, di quel paradiso perduto e ricreato nei chiostri o negli orti conclusi, laddove insieme all'acqua, ad animali sacri come il pavone, si celebrava un mondo pieno di sacralità, significati nuovi e forza della vita.
Tutto ciò espresso attraverso materiali nuovi per l'arte. Le nuove acquisizioni nel sapere scientifico, grazie alle figure dei chimici, altra professione necessaria e ricercata, davano certezze alla produzione e utilizzo della ghisa, delle miscele cementizie, della produzione della gomma, della lavorazione del petrolio, dei coloranti organici e della energia elettrica.
Il mondo stava cambiando, aveva raggiunto nuovi traguardi, che avevano concesso a molti di vivere con aspettative diverse, la scienza si fa arte e l'arte si fa democratica grazie allo sviluppo tecnologico, con la produzione industriale la si reperisce a prezzi moderati, entra nelle case, suggestiona stanze, palazzi, prospetti di strade, che contamina di elementi vegetali morbidi ed eleganti e di fanciulle con corpi sinuosi e chiome fluenti.
È l'arte nuova, la vita nuova, durerà poco, 30 anni appena, ma lascerà postuma una impronta indelebile di uno stile che ha spaccato ogni schema, che è stato amato e odiato e che non verrà mai dimenticato.