Oggi vi parlerò della Certosa di Firenze un vero e proprio gioiello situato sulla sommità del Monte Acuto a Sud della città.
La sua costruzione fu voluta dal banchiere Niccolò Acciaiuoli nel 1343. Egli viveva a Napoli ed era siniscalco di Carlo D’Angiò quando decise di creare un’oasi dove poter vivere la sua vecchiaia; ed è per questo che finanziò la costruzione della Certosa.
L’ordine dei Certosini nacque nel 1098, quando il loro fondatore Bruno da Colonia, insieme ad altri 4 monaci e 2 laici decise di ritirarsi in una zona deserta nelle Prealpi francesi vicino a Grenoble e lì costruire un monastero dove poter vivere in solitudine.
La zona dove si ritirò con i sei amici era chiamata Chartreuse, che divenne anche il nome del monastero che fu costruito per ospitare l’ordine e che in italiano divenne certosa. I Certosini cercavano quindi la solitudine ed il silenzio come mezzi per mettersi in comunicazione con Dio, vivevano quindi in clausura. La regola, che fu definita consuetudine, fu scritta tra il 1125 ed il 1128 dal monaco Guigo.
Nell’ordine certosino si rese necessaria la figura dei conversi, che erano dei laici, che si occupavano di tutte le mansioni che i monaci non potevano svolgere in quanto di clausura, come l’acquisto di cibo, le pulizie e le varie mansioni quotidiane. I monaci furono definiti padri e i conversi fratelli.
Tutte le certose avevano una struttura ben definita, dovevano essere costruite in zone lontane dalle città, avevano 12 celle per i monaci ed una per il priore, che era il vero capo gregge, dovevano avere tre chiostri e gli ambienti dei fratelli e dei padri dovevano essere ben separati. Proprio come nel caso della struttura di Firenze.
Niccolò Acciaiuoli avendone finanziato la costruzione, avrebbe voluto per sé una cella all’interno della Certosa ma i monaci non glielo permisero; si costruì quindi una vera e propria abitazione separata da un muro che poi però avrebbe voluto trasformare in una scuola per 50 studenti.
Né l’uno né l’altro progetto andarono a buon fine perché quando Niccolò morì nel 1359, la sua banca era in difficoltà ed i figli decisero di lasciare anche questo spazio ai monaci che vi realizzarono una falegnameria.
Iniziamo il nostro percorso da qui, da quella che doveva essere l’abitazione di Acciaiuoli e che dal 1955 è divenuta una pinacoteca, contenente alcune delle opere di artisti che hanno lavorato per i monaci.
Spiccano tra tutti gli affreschi di Pontormo sul ciclo della Passione. Il pittore si trasferì qui dal 1523 al 1525 per sfuggire alla peste e realizzò queste opere, che a causa della loro collocazione, nel chiostro grande, furono danneggiate dall’umidità.
Attraversiamo la seconda sala, dove sono ospitate alcune opere di Orazio Fidani, pittore fiorentino del 600 ed il modello ligneo della Certosa, e ci dirigiamo verso la Chiesa di San Lorenzo costruita nel ‘300.
La facciata dell’edificio è cinquecentesca ed una volta varcata la porta ci troviamo nel coro dei conversi, un ambiente con stalli ed altare dove si radunavano i 10 fratelli.
Attraversata la porta si entra nella vera e propria chiesa dei monaci costruita nella seconda metà del ‘300. All’interno di essa i monaci s’incontravano tre volte al giorno per celebrare le messe giornaliere. Il resto del tempo lo passavano dentro le loro celle a leggere, studiare e pregare e cercare un dialogo con Dio.
Il soffitto è diviso in tre campate, le prime due dipinte da Fidani, con storie di vari santi, la terza quella dove si trova il presbiterio, fu affrescata dal grande Poccetti con le esequie di San Bruno. I bellissimi stalli sono cinquecenteschi.
Poccetti ha affrescato anche la bellissima cappella delle Reliquie a destra dell’altare, con scene dei martiri certosini, tra le quali quella che colpisce per la sua crudeltà è il martirio dei diciotto monaci, fatti fare a pezzi da Enrico VIII, rei di non essere intervenuti presso il papa per l’annullamento del suo matrimonio.
Adesso usciamo dalla porta a sinistra dell’altare ed andiamo nella sala del Colloquio. Qui i monaci la domenica passavano un’ora insieme a colloquiare.
Altro ambiente interessante è la Sala Capitolare che ospita una pala di altare di Mariotto Albertinelli, che ha per tema la crocifissione, e la tomba di Bonafè, figura importante dell’ordine certosino, che contribuì al rinnovamento del monastero all’inizio del Cinquecento.
Infine, abbiamo il Chiostro grande dei monaci che ospita il loro cimitero ed è circondato dalle celle dove essi vivevano e passavano la maggior parte del loro tempo. Visitando una delle celle ci rendiamo conto di come lo spazio all’interno di esse era gestito in modo perfetto e come il silenzio la faceva da padrone.