Cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
Essere un'immagine divina
Di questa realtà.
Queste straordinarie parole tratte dalla canzone E ti vengo a cercare dell’indimenticabile Franco Battiato, riassumono il desiderio della perduta unità con Dio, con la sorgente divina che scorre dentro ognuno di noi.
È quell’aspirazione che ci spinge a pregare.
La preghiera, dalla radice indoeuropea prek, chiedere, è una pratica comune in moltissime religioni, si prega per svariati scopi: chiedere una grazia, ringraziare, perdonare sé stessi o gli altri, per devozione, ma in ogni caso è parlare al ‘sacro’.
Pregare è comunicare col sacro, meditare è mettersi in ascolto del sacro che parla, ma c’è una vera differenza? Sia che si preghi o che si mediti ciò a cui si anela con il cuore è l’incontro con Dio che, come il vento e l’amore, si sente ma non si vede.
Nel Cattolicesimo la meditazione è una forma di preghiera interiore. Santa Teresa d’Avila, una religiosa e mistica spagnola, credeva che la meditazione praticata con assiduità impedisse di perdere l’anima. Praticava la preghiera contemplativa due volte al giorno per almeno un’ora. Le sue preghiere, descritte nel Camino de Perfección, si basano sulla fede che “Dio è in noi” e sulla meditazione su uno dei misteri della vita di Gesù. Teresa scelse la metafora dell’irrorazione del giardino per descrivere le quattro fasi dell’Unione con Dio: la meditazione cristiana all’atto di innaffiare il giardino con un secchio, il raccoglimento (cioè il mantenere i sensi e l'intelletto sotto controllo, senza distrazioni) alla ruota idraulica, il silenzio (contemplazione) alla sorgente d'acqua e l‘unione ad un acquazzone.
Nella Via della perfezione Teresa scrisse: “Si chiama raccoglimento perché l'anima raccoglie insieme tutte le facoltà ed entra in sé stessa per stare con Dio”. Per mantenere viva la concentrazione usava delle brevi letture, immagini della natura, asseriva che con la pratica la mente impara a mantenere la concentrazione senza sforzo.
Si prega in piedi, seduti o in ginocchio, ricordo che lo Spirito Santo fa alzare in piedi Ezechiele prima di parlargli: “Mi disse: Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare”, a suggerire che non ci sia una condizione di insubordinazione in quanto l’uomo è esso stesso divino.
Quando si prega le mani sono unite, a simboleggiare l’unione delle due energie maschile/Sole e femminile/Luna in un'unica corrente di energia, l’energia divina, come a creare un canale di connessione diretto con la fonte.
Questo gesto richiama l’immagine yogica delle nadi Ida-Luna e Pingala-Sole che si uniscono nel canale centrale Sushumma da cui ascende la Kundalini, la coscienza cosmica, l’energia divina e vitale. Essa, aprendo i chakra come fiori che sbocciano, conduce a stati di consapevolezza sempre più ampliati fino al raggiungimento dello stato estatico chiamato Samadhi.
Congiungere le mani è uno dei gesti della preghiera, ed è un gesto colmo di significato. La mano destra e la mano sinistra che si uniscono rappresentano l’unione dell’intelletto e del cuore, del pensiero e del sentimento. Grazie alla sua luce, l’intelletto trova la migliore richiesta da rivolgere al Cielo, e il cuore, con il suo calore, sostiene quella richiesta.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov)
Anche il monaco buddhista giapponese Shunmyo Masuno scrive sul significato delle mani giunte con queste sagge parole:
Unendo i palmi delle mani, stimoliamo un senso di grande gratitudine. Non c’è spazio per il conflitto. Non possiamo attaccare qualcuno quando abbiamo le mani giunte, no? Una scusa offerta in questo modo placa subito la rabbia o l’irritazione. Qui risiede il significato del gassho Il suo significato è diverso: la mano sinistra rappresenta te, la mano destra rappresenta la persona o l’entità con cui stai cercando di creare un contatto spirituale. Gassho significa quindi unire te a un’altra persona, oppure metterti in contatto con Dio o con Buddha o con la Natura.
Rimanendo nella tradizione spirituale orientale non possiamo non pensare alla parola namasté dal sanscrito namas, inchinarsi, “mi inchino alle qualità divine che sono in te”. Il saluto buddhista con l’inchino del capo e le mani giunte significa riconoscere la sacralità di ognuno di noi, le qualità divine che sono in me si inchinano alle qualità divine che sono in te. È anche un saluto indù che vuol dire “mi inchino alla luce del Dio che c’è in te”.
Anche nella corrente buddista del monaco giapponese del XIII secolo, Nichiren Daishonin, la meditazione è praticata a mani giunte e accompagnata dal mantra Nam Myo Ho Renge Kyo che simboleggia i 10 mondi o stati vitali presenti contemporaneamente nella vita degli uomini. L’unione di questi mondi è sintetizzata nel Sutra del Loto “Ognuno di noi è Shakyamuni illuminato nel passato senza inizio”.
L’essere umano ha dentro di sé la buddhità ma non ne è consapevole se non inizia con un atto di volontà il cammino spirituale. Non può avere la visione del Tutto se non apre la vista sottile, andando al di là della separazione illusoria con esso.
E la “visione” è citata nelle Upanisad, le scritture sacre induiste risalenti al IX-VIII secolo a.C., con il termine sanscrito dhyāna.
Una pratica meditativa che condensa tutte le diverse forme di meditazione e i diversi tipi di yoga è il Surya Yoga o meditazione al sorgere del sole, pratica introdotta nella cultura occidentale dai maestri spirituali di tradizione gnostica giudaico-cristiana quali Peter Deunov e Omraam Mikhaël Aïvanhov. Si medita all'alba, contemplando la luce del sole che nasce, ciò favorisce il ricollegamento alla Sorgente divina.
Nella cultura islamica il dhikr è un atto devozionale che consiste nella ripetizione di una formula atta a ricordare Allah. La danza conosciuta come dhikr as-sadr- ricordo nel petto -, durante la quale i dervisci ruotano vorticosamente sul posto e nel corso della quale il nome di Allah, ridotto alla sillaba hu, viene salmodiato, simboleggia il ritorno delle creature al creatore, l’emancipazione dall'illusione dell'esistenza.
Il canto e le danze sono un modo per pregare, rappresentano il processo cosmologico della creazione dal soffio vitale al riassorbimento della creazione in Dio.
Tante sono le forme e le vie che conducono all’Uno, uno è lo scopo, amarlo e sentire il suo infinito amore.
Riprendendo l’alchemica frase “Dio è in noi” possiamo dire che la preghiera sia un ponte che unisce Dio e l’anima individuale immersa nella dualità, trascendendone la separazione.
La preghiera ha in sé un aspetto erotico, è il sacrum facere, l’offerta di sé, il desiderio di ricongiungersi a Lui. È fare spazio nel proprio interiore per accoglierlo e raggiungere l’estasi orgasmica dell’unione.
Durante l’estasi, dal greco ex-stasis, essere fuori, si sperimenta l’annullamento di sé e l’identificazione con Dio o con “l'Anima del Mondo”.
Eros, il “padre del silenzio”, è un principio divino che spinge verso la bellezza, la carica energetica che fa muovere verso qualcosa, la tensione amorosa mirante a ricongiungersi a Dio che avviene nell'estasi, che nel cristianesimo rappresenta Dio che fa dono di sé alle sue creature perché le ama, si rivela alla mente compenetrandosi in essa.
Inversamente, secondo Plotino l'estasi non è un dono della divinità, ma una possibilità naturale dell'anima, un atto involontario che è l’apice della ragione umana, una sorta di autocoscienza frutto della rinuncia del pensiero alla pretesa di oggettività.
Plotino pensa che l’estasi sia l’atto con cui l’Uno deve uscire fuori di sé, generando il molteplice e coagulando l’uno e i molti in una sola essenza.
La pratica giornaliera della preghiera è l’allenamento all’armonia, alla bellezza, è andare oltre lo spazio e il tempo per giungere alla grazia della divina presenza. Il presupposto della preghiera è la fede ovvero l’accettazione di una realtà che pur essendo invisibile è ritenuta vera, è quindi possibile sperimentarla e conoscerla.
Concludo con la canzone Oceano di silenzio che è anche una preghiera per onorare un’anima che ha offerto a piene mani se stessa al mondo, Franco Battiato.
Un oceano di silenzio scorre lento
Senza centro, né principio
Cosa avrei visto del mondo
Senza questa luce che illumina
I miei pensieri neri
Quanta pace trova l'anima dentro
Scorre lento il tempo di altre leggi
Di un'altra dimensione
E scendo dentro un oceano di silenzio sempre in calma.