Guardo a prua. Il mio corpo all’improvviso si riempie di brividi sottili,
come una scossa elettrica: minuscola, nel nero della notte,
scorgo una piccola scintilla lattiginosa, a luce intermittente.
Una nuova stella spuntata sulla prua della nave.

(Un faro nella notte – La magia del mare a vela di Lucia Larese)

Molte persone sono affascinate dal mistero e dalla maestosità dei fari che permettono la navigazione e l’arrivo sicuro a terra dei naviganti: magnifiche costruzioni che hanno reso possibili i collegamenti e le connessioni fra luoghi distanti, separati da mari o oceani. Innumerevoli scrittori hanno parlato dell’incanto che sprigiona un faro e molti artisti hanno creato dipinti maestosi e ammalianti su questa costruzione così speciale. Ora che la connessione satellitare ha fatto sì che molti di questi edifici così particolari siano in decadenza, se non totalmente abbandonati, ecco che molti lighthouses sono diventati luoghi di soggiorno per persone amanti del silenzio e di quella solitudine nutriente che rappresenta un contatto con sé stessi.

Un faro, eretto su un lembo inaccessibile di terra, è un luogo perfetto per saziare quella necessità di quiete che consente di ascoltare il cuore, nel buio profondo che permette di stare fuori, anche soltanto per un periodo limitato, dall’illuminazione elettrica o a led che ha ricoperto il Pianeta. Un luogo magico dove riappropriarsi del mistero di una notte incantata, trascorsa a guardare l’infinità di stelle nel firmamento. Mi auguro che ognuno di voi, abbia, nella sua vita, almeno una volta, percepito quella vastità che fa sprofondare o, forse, volare in un’immensità di buio silente e vibrante, punteggiato di stelle.

Il faro affascina, incanta e sorprende. Tanti autori hanno scritto sulla simbologia del faro, visto da terra, come, ad esempio, Virginia Wolf che, nel suo racconto una gita al Faro, lo definisce “una torre argentea, nebulosa, con un occhio giallo che si apriva all’improvviso e dolcemente la sera.” Vedere un faro da terra è una cosa; altro è avvistare un faro nel cuore della notte quando sei al timone, in barca a vela.

Riconoscere un faro in prua alla tua barca, in una notte stellata, è un’esperienza indimenticabile. Immagina di essere circondato completamente dall’acqua, di notte, fra le onde di un mare nero come l’inchiostro; finalmente, all’improvviso, riesci a identificarlo fra mille altre piccole luci, più o meno scintillanti, sparse nell’oscurità che ti circonda. Se fosse una semplice luce fissa sarebbe soltanto un puntino qualunque nella notte, un peschereccio, una rete, un qualcosa che non sai bene come interpretare.

Al contrario il faro, emette lampi a intervalli regolari, si accende e si spegne per tutta la notte. Questa intermittenza si chiama frequenza o periodo e ogni faro ha il suo particolare modo di brillare nella notte. Attraverso questo accendersi e spegnersi particolare, tutto suo, si presenta e ti dice chi è. Se lo sai interpretare, inizia un dialogo fra il faro e il timoniere: racconta quanto tempo ci vuole per arrivare in porto e ti sussurra che la meta è vicina, come il vulcano di Stromboli illuminò la rotta di Ulisse e che, ancora oggi, diffonde il suo bagliore di lava incandescente ai naviganti che si avvicinano all’isola di notte.

La magia di questa conversazione senza parole fra faro e timoniere oggi potrebbe essersi persa, o semplicemente dimenticata. Il GPS e le moderne tecnologie ti dicono sempre dove ti trovi grazie al rilevamento satellitare. Seguire la rotta basandoti sulle carte nautiche, la bussola e le tue competenze marinare è un’esperienza diversa, quasi d’altri tempi. Tuttavia, l’incanto di avvistare un faro nella notte, lo stupore, la felicità, mista ad un pizzico di apprensione, rappresenta, ancora oggi, nell’epoca dei satelliti, una grande emozione.

Quando il tempo è buono, l’avvicinamento alla terra, con il cielo che si tinge di rosa alle prime luci dell’alba, è un puro momento di rassicurante felicità; la tensione si allenta e senti di aver completato la tua missione, di essere giunto a destinazione, o, meglio, al tuo porto di destino. (Interessante notare come destino e destinazione abbiano la stessa origine).

Avere una direzione e raggiungere il traguardo, seguendo un faro scintillante, ti mostra quanto è importante la fiducia, la dedizione e l’impegno necessario per mantenere la rotta e non perderti nell’oscurità di un mare nero, in continuo movimento. Allo stesso modo, la nostra stessa esistenza scorre nell’oceano del tempo, a volte burrascoso, sempre in bilico fra la luce delle cose positive e il buio delle negatività che oggi sembrano sovrastarci.

Avere un faro da raggiungere, in barca a vela o nella vita, ci mostra che tenere il timone fisso sulla meta (reale o metaforica che sia) è il compito più arduo e nobile di anime su questo Pianeta.

L’avvicinamento al faro rappresenta così una perfetta allegoria della ricerca del vero sé, in connessione con l’Universo che ti guida verso la tua destinazione.

… finalmente il faro si mostra come è.
Pieno di fascino, racconta storie di avventure e naviganti, di naufragi e approdi.
Ti ricorda quanto è importante e necessario avere una direzione
cosicché, a un certo punto, nella notte, una piccola luce
possa comparire sulla prua della tua barca.