I segni del tempo incidono i nostri corpi, come un fiume che scorre e modella il paesaggio. Quando si parla di invecchiamento, bisogna giocare a carte scoperte: non esiste una ricetta magica o un elisir di lunga vita che possa esimerci dalle conseguenze di questo ineluttabile destino.
Tutti gli esseri viventi, prima o poi, vanno incontro un progressivo decadimento biologico. Tale processo non può essere evitato e bisogna riconoscere che si tratta dell’evento più democratico che esista: è un’attesa comune, lenta e inesorabile, che attende l’intera umanità, gli animali e le cose.
Tra tutte le incertezze, è l’unica certezza che ci è concesso conoscere e sperimentare. L’invecchiamento è frutto della convergenza di numerosi fattori che devono essere letti e interpretati in una prospettiva sistemica.
Le trasformazioni fisiche e psichiche che accompagnano questa particolare fase della vita fanno parte di un processo naturale e sono evidenziate da una serie di adattamenti e risposte individuali, solitamente associati a disturbi di varia natura, tra cui perdita di massa e forza muscolare, calo di memoria, alterazioni dei processi vitali, aumento del grasso viscerale, sbalzi d’umore, diminuzione del calcio nelle ossa (osteoporosi), ecc.
La longevità dipende principalmente da tre dinamiche interconnesse, legate da un rapporto di dipendenza. La prima è incentrata su “chi siamo” e corrisponde all’età cronologica. Si tratta di una condizione stabile, non negoziabile, riconducibile alla nostra componente genetica di base; una specie di marchio di fabbrica a tutela della nostra matrice personale.
Le altre due sono associate entrambe all’età biologica e riguardano il “come” e il “dove” viviamo, soggette rispettivamente allo stile di vita e all’influenza dell’ambiente.
Non bisogna però dimenticare che esiste anche un’età psicologica, riferita a quello che percepiamo e pensiamo di noi stessi e che ci permette di modulare le nostre reattività e strategie di vita.
Tra le numerose teorie scientifiche che cercano di fare luce sui meccanismi dell’invecchiamento, la più accreditata ritiene che il declino dell’organismo sia dovuto a una serie di eventi metabolici avversi che portano a una progressiva perdita di funzionalità e di energia vitale.
Le principali cause sono identificabili nell’ossidazione cellulare e nell’incapacità di riparare ai danni che ne derivano; fattori ossidanti di particolare pericolosità sono i radicali liberi.
Ogni cellula è dotata di una propria centrale energetica, essenziale al corretto mantenimento di tutti i processi vitali interni; quando questo equilibrio si altera, la cellula entra in una fase di decadimento e poi muore.
L’energia cellulare è prodotta dai mitocondri, i quali sono molto sensibili ai prodotti di scarto del metabolismo cellulare. I rischi maggiori derivano dal coinvolgimento dell’ossigeno che combinandosi con l’idrogeno (processo di ossidazione) origina dei composti (radicali) chimicamente instabili.
I più noti sono i radicali liberi dell’ossigeno (ROS), molecole perennemente “affamate” di elettroni che, nel tentativo di acquisire stabilità, reagiscono con i vari costituenti della cellula, ai quali sottraggono o cedono elettroni, innescando reazioni di instabilità che si propagano a catena.
La produzione dei radicali liberi, che si accompagna a ogni reazione catabolica che produce energia, è condizionata oltre che dal metabolismo individuale, anche da uno scorretto stile di vita (cattiva alimentazione, alcol, fumo, ansia, depressione, sedentarietà, attività fisica intensa, abuso di farmaci, ecc.) e dal carico di aggressioni che subiamo dall’esterno (raggi solari UV, inquinamento chimico, elettromagnetico, luminoso, acustico, ecc.).
Questi “rifiuti metabolici”, se non vengono inattivati in maniera opportuna, tendono ad accumularsi danneggiando la cellula, esattamente come la ruggine corrode il ferro. I radicali liberi sono in grado di stravolgere la funzionalità della cellula agendo su vari bersagli, soprattutto sulla struttura delle membrane e dei mitocondri, alterandone i costituenti essenziali (lipidi, proteine e acidi nucleici).
Per quanto riguarda la pelle, la perdita di tonicità e la formazione di rughe sono il risultato dei danni subiti dalle proteine strutturali del tessuto connettivo (collagene), la cui alterazione porta alla formazione di legami crociati tra collagene ed elastina.
Si parla di “stress ossidativo” quando il sistema di difesa antiossidante (comprende varie molecole di natura enzimatica, tra cui superossido-dismutasi, glutatione perossidasi e catalasi) messo in atto dall’organismo non riesce a “smaltire” le sostanze ossidanti accumulate nelle cellule durante le reazioni metaboliche.
Non bisogna però dimenticare che nella regolazione dell’equilibrio biologico dell’organismo, alcuni composti ossidanti svolgono un ruolo fondamentale, partecipando attivamente alla distruzione di numerosi agenti patogeni che attaccano il nostro sistema immunitario.
Il problema nasce quando la produzione di radicali liberi supera i livelli di guardia, innescando un sovraccarico ossidativo che, se protratto nel tempo, può contribuire all’origine di diverse patologie, tra cui stati infiammatori, malattie autoimmuni, tumori, disfunzioni cardiovascolari (aterosclerosi, ictus, infarto, ischemia) e patologie cronico-degenerative (morbo di Parkinson, malattia di Alzheimer, ecc.)
La prevenzione e le buone abitudini di vita (in particolare una corretta alimentazione, ricca di antiossidanti, vitamine e fitonutrienti) si rivelano degli antidoti efficaci per mantenersi in salute e rallentare il processo di invecchiamento.
Nell’ambito dei meccanismi di difesa che posso essere messi in atto per rallentare l’invecchiamento, l’alimentazione rimane uno degli strumenti di maggiore efficacia. Tra i cibi dotati di proprietà antiossidanti vi sono molte verdure e frutti contenenti pigmenti colorati, ricchi di polifenoli, bioflavonoidi e carotenoidi, e vitamine (soprattutto C, E e protovitamina A). Altri composti utili sono il glutatione, gli acidi grassi polinsaturi, vari coenzimi (ubichinone o coenzima Q10), micronutrienti (ad esempio selenio, zinco e rame) e composti ormonali (melatonina).