La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere.
(Plutarco)
Un giorno, due giorni, una notte, due notti, tre. Vado indietro nel tempo, penso e sogno a ritroso, cerco nella mia memoria stanca di questo periodo senza speranza e futuro, rinchiusa in una città che ha paura dell'altro, in una stanza che cerca l'alba. Muri, buio, la luce arriverà, tornerà.
Cerco, ma niente, invano, nessun ricordo certo. Nessuna data certa. Nessuno starting point chiaro o preciso. Nessuna evidenza. Non riesco a trovare il momento in cui è nato il fuoco, quello che brucia e tanto, comincio a pensare che sia nato con me. Il 14 luglio di tanto tempo fa...
Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.
(Italo Calvino)
Ricordo le pagine scritte al liceo, gli scarabocchi ai margini dei fogli dei libri, le sottolineature, la prima poesia pubblicata da una casa editrice romana che l'aveva selezionata in un concorso dedicato a giovani talenti, le carte spiegazzate e spesso appallottolate nel mio cassetto, le penne e le matite colorate, i temperamatite, le gomme, gli antichi e inutilizzabili calamai, la carta da lettere, le buste, i sigilli di ceralacca, i quaderni vuoti presto e rapidamente riempiti di parole disordinate cancellate e riscritte mille volte, lunghe righe e frasi brevi, ma non il momento esatto dell'incendio. Mai, Nulla. Assolutamente no. Come è possibile? Come non ricordare questa importante nascita?
La scrittura mi protegge. Vado avanti facendomi scudo delle mie parole, delle mie frasi, dei miei paragrafi abilmente concatenati, dei miei capitoli astutamente programmati. Non manco d'ingegnosità.
(George Perec)
Tutto è nato dalla poesia, questo è chiaro nella mia memoria, poi leggendola davanti a un pubblico attento di quel lontano teatro romano in penombra mi sono resa conto che un sentimento così personale era troppo difficile da comunicare con la mia stessa voce. Quindi meglio inventare storie capaci di nascondere la verità o rivelarla ma in una qualche forma di finzione. Inventare per raccontare, raccontare senza inventare ma dando sempre l'idea di farlo. Mescolare la verità con l'immaginazione, senza ammetterlo.
Scrivere è una forma sofisticata di silenzio.
(Alessandro Baricco)
Il fuoco ha preso il suo spazio, ancora una volta non ricordo il momento esatto. Ma ha preso talora, anzi spesso, il sopravvento. Pouff…
Parigi ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale, la vita meravigliosa che lì ho assaporato intensamente per cinque anni. I libri nuovi e usati di Gibert Joseph, le sue occasioni introvabili, la seducente biblioteca della Sorbona, il suo magico anfiteatro degno dei sogni più belli, le pagine della mia amica Anne che lottava con la vita, il passato, le delusioni, i conflitti, l’amarezza e la sua struggente penna di scrittrice, quella che è diventata oggi. La scrittura significava sopravvivere.
Studiare il francese, penetrarlo, modellarlo, cosa che non riuscirò mai a fare, nonostante la lettura, la laurea in giornalismo in una prestigiosa scuola parigina, la continua ricerca, l'esplorazione delle parole degli scrittori più perfetti e completi come Eric-Emmanuel. Coltivare l'estrema e sgargiante passione per una lingua che rimane e mi rimarrà sempre estranea perché non è la mia lingua madre, una strana lotta tra italiano e francese, un tentativo di mescolanza, dominio, fusione impossibile.
Questo è semplicemente tutto, e io ci sono. Ancora.
Il vero incendio potrebbe essere stato appiccato dalla Ville Lumière, sulle rive della Senna, tra gli scaffali della libreria di Shakespeare, accarezzando i fiori e i profumi del Giardino del Lussemburgo. I fogli di pergamena delle pagine dei libri e le lettere antiche ritrovate dai colti bouquinistes mi accompagnavano nelle notti in cui la mia penna e i miei sogni confusi non lasciavano spazio al sonno.
Il fuoco era lì, bruciava ogni fase e tappe della giornata, non lasciava il tempo per i cattivi pensieri. Solo lui. Forte e deciso.
Alla fine, penso proprio che sia stata Parigi a darmi il dono del fuoco...
La scrittura è la pittura della voce.
(Voltaire)