L’événement di Audrey Diwan, il film sull’aborto vincitore del Leone d’Oro 2021, sbarca in Italia. Un convincente ritratto della condizione femminile, tormentata e toccante, tra vergogna e dolore, si è aggiudicato il premio più importante della 78ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Una pellicola tutta al femminile che ha convinto la giuria presieduta dal regista sudcoreano, Bong Joon-ho (Palma d’Oro a Cannes e poi premio Oscar per Parasite), Chloé Zhao, Saverio Costanzo, Alexander Nanau e le attrici Virginie Efira, Cynthia Erivo, Sarah Gadon.
È il secondo film, scritto e diretto dalla sceneggiatrice franco-libanese, Audrey Diwan, dopo Mais vous êtes fous (2019), dramma familiare sul tema della dipendenza dalla droga. Ancora una volta il Leone d'Oro va nelle mani di una donna.
Nel 2019 era stata la regista cinoamericana, Chloé Zhao a ricevere il prestigioso riconoscimento al Lido per Nomadland prima di trionfare agli Oscar.
La Francia nuovamente dopo Titane, scritto e diretto da Julia Ducournau, premiato con la Palma d'Oro al 74º Festival di Cannes, si aggiudica quindi anche il Leone d’Oro 2021.
Tratto da una storia vera, dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux (2000), L’événement (in uscita in Italia a novembre con il titolo La scelta di Anne), affronta la più dolorosa delle esperienze, quella dell’aborto volontario, in un periodo in cui era vietato e perseguibile penalmente. La protagonista Anne, interpretata dall’attrice franco-rumena Anamaria Vartolomei, è una brillante studentessa universitaria di Lettere nella Francia degli anni Sessanta, che dopo aver scoperto di essere incinta, per non rinunciare agli studi e a un promettente futuro da scrittrice, decide di interrompere la gravidanza. Anne, inoltre, non accetta le umili origini dei suoi genitori, e cerca attraverso la formazione culturale di sfuggire alla sua estrazione sociale. Così la giovane è determinata a tutti costi ad abortire in un clima di terrore che la circonda (chi abortiva fino al 1975 in Francia finiva in galera) nel segno della libertà personale e contro una società retrograda e conformista.
Una supponente Anamaria Vartolomei, in una pellicola che racconta la solitudine di chi, nella regione d’Oltralpe del 1963, non era libera di scegliere se volere o no un figlio, di decidere del proprio corpo e del proprio avvenire, tra perbenismo e paura, dolore e imbarazzo.
Il giudizio morale gioca un ruolo importante in questa vicenda, lasciando la protagonista da sola, senza alcuna solidarietà né dal fidanzato, né dalle amiche, né dai genitori, tanto meno dai medici.
Prima della legge Veil del 1975 sulla legalizzazione dell'aborto, e dell’introduzione della pillola contraccettiva, in Francia negli anni Sessanta, l'interruzione volontaria della gravidanza era inammissibile, medici e pazienti rischiavano la prigione in caso di aborto clandestino.
Ancora oggi ci sono Paesi come la Polonia, dove l’aborto è illegale e le donne non possono decidere del proprio corpo e della propria vita, dove non hanno altra scelta che entrare nella clandestinità.
Un racconto cinematografico angoscioso, che riporta il pubblico indietro nel tempo, prima del 1975, ma che è tuttora attuale considerando che solo nel maggio del 2021, è stata approvata in Texas una legge che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dalla sesta settimana di procreazione.
L’événement è un percorso che conduce per mano attraverso momenti tormentati e delicati, dove il corpo come simbolo stesso della lotta per i diritti delle donne, è esposto ad alterazione e sofferenza.
“Non è un film sull'aborto, ma sulla libertà delle donne. Da giovane ho dovuto abortire - spiega la regista quarantunenne - ma l'ho potuto fare legalmente, in ospedale, in tutta sicurezza, senza rischiare la vita. Alle generazioni precedenti questo non era possibile e ancora oggi non lo è in molti Paesi, come la vicina Polonia. Un tema così è molto urgente. Ho fatto questo film con rabbia e desiderio, con la pancia, con le viscere, con il cuore. Volevo che fosse un'esperienza, un viaggio nella pelle di questa giovane donna".
Il lungometraggio manifesta, con una vitalità drammaturgica dirompente, la forza e il coraggio delle donne disposte a mettere a repentaglio la propria vita, rischiando il tutto per tutto in difesa della loro indipendenza.
L’événement si muove su un piano più fisico che empatico, per cercare di trascendere il contesto temporale e ricordare quali sono le tematiche importanti su cui deve continuare la lotta delle donne.
“È una sorta di thriller intimo - spiega la Diwan - l’idea era quella di non seguire semplicemente Anne, ma di essere davvero lei, far fare agli spettatori, uomini o donne che siano, il suo stesso viaggio. Mi batto non per l'uguaglianza in sé - continua - ma perché questa parità sia naturale finalmente, avere pari accesso, pari opportunità nella società, incluso il fare cinema, è ciò per cui lotto. Siamo la metà del pianeta ed è molto importante il nostro sguardo attraverso i film”.
Non c’è un aspetto immorale o spettacolare nella scelta espressiva della cineasta francese, che dirige il dramma interiore della protagonista con un’abilità introspettiva, percependone la preoccupazione, l’affanno e il dolore fisico con l’intento di far percepire la dimensione sensuale, anatomica, dell’aborto in tutta la sua penosa autenticità di scelta di vita. Amaro e crudele, ma senza l’intenzione di scandalizzare, ma solo di riportare con obiettività quello che la scrittrice, Annie Ernaux e tante altre donne hanno dovuto subire, L’événement è una storia di determinazione e libertà di scelta; un ritratto fiero e coraggioso, una presa di coscienza nel rispetto e nel diritto della persona, che dalla protagonista vuole arrivare direttamente allo spettatore.