Nel 1902, anno in cui si costituì la società anonima “Acque della Salute” appositamente per dare corpo e sostanza al meraviglioso stabilimento termale di Livorno, a Firenze, Vittorio Alinari, fautore della trasformazione della ditta fondata dal padre Leopoldo, in vera e propria industria della fotografia, pubblica La Divina Commedia nuovamente illustrata da artisti italiani per il 50° anniversario della Fratelli Alinari.
Il bando per il concorso era stato pubblicato due anni prima, nel maggio del 1900 in occasione del VI centenario dell'elezione del poeta a Priore delle Arti nel governo della Repubblica fiorentina e ad esso parteciparono una moltitudine di artisti del panorama pittorico del momento. Il bando chiedeva di inviare per ogni concorrente i disegni entro marzo 1901 per almeno due canti dell'Inferno. Le opere presentate furono esposte alla Società di Belle Arti di Firenze dal 13 al il 25 giugno 1901 e giudicate da una commissione che assegnò il primo premio di L. 500 ad Alberto Zardo, il secondo di 250 lire ad Armando Spadini e il terzo a pari merito a Duilio Cambellotti ed Ernesto Bellandi che si firmava Y.S.
I disegni realizzati vennero riprodotti con la tecnica della collotipia (procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini riproducibili con la tecnica del negativo / positivo, brevettato nel 1841 da William Henry Fox Talbot).
La lista dei partecipanti vede oggi con meraviglia la risposta ad altissimo livello che ebbe l'idea di Alinari, leggiamo infatti di: Libero Andreotti, Lionello Balestrieri, Carlo Balestrini, Giulio Bargellini, Alfredo Baruffi, Augusto Bastianini, Silvio Bicchi, Giovanni Buffa, Arturo Calosci, Duilio Cambellotti, Pietro Chiesa, Giovanni Costetti, Alfredo De Karolis, Fabio Fabi, Arturo Faldi, Giovanni Fattori, Egisto Ferroni, Ruggero Focardi, Riccardo Galli, Giorgio Kienerk, Vincenzo La Bella, Cesare Laurenti, Alberto Martini, Ernesto Bellandi, Galileo Chini, Giuseppe Miti-Zanetti, Serafino Macchiati, Adolfo Magrini, Alessandro Marcucci, Ezio Marzi, G. M. Mataloni, Giuseppe Mentessi, Carlo Muccioli, Augusto Mussini, Plinio Nomellini, Camillo Pagliucchi, Edgardo Saporetti, Aristide Sartori, Pietro Senno, Armando Spadini, Giorgio Szoldatics, Amedeo Tedeschi, Osvaldo Tofani, Alberto Zardo.
Successivamente al concorso, Alinari collezionò altri contributi grafici per dare alle stampe anche il Purgatorio ed il Paradiso, così che al termine, la nuova Commedia, comprendeva 388 disegni fra tavole, testate e finalini, di 59 artisti, che furono impresse ancora una volta dalla Stamperia di Salvatore Landi tra il 1902 e il 1903.
È tra il simbolismo ed il liberty che la Divina Commedia nuovamente illustrata di Alinari si pone, come opera collettiva figlia dei nuovi temi stilistici del secolo che stava iniziando, criticata dai puristi del nuovo stile poiché non inserita in un contesto espressivo che atteneva ai dettami dell'Art Nouveau ma che lo rappresentava invece, proprio per la disomogeneità dei contributi, nell'ottica della più ampia libertà che questa nuova corrente artistica voleva diffondere.
Un’arte, il liberty, della quale Dante Alighieri sembra essere ispiratore come scriveva D'Annunzio riferendosi a lui: “...geniale prototipo di virtù e fierezza che racchiude in sé l'energia, la durezza e l'impeto degli elementi naturali”.
Ed è in questo contesto che Ernesto Bellandi, pittore fiorentino (Firenze 1842-1916), si stacca dal gruppo degli artisti del suo tempo, con l'illustrazione del XX e XXIII canto dell'Inferno: i corpi nudi (Inferno, Canto XX) che si contorcono nel dolore sono propri di un'atmosfera espressionista, come in una danza di morte, la stessa è nel tema malinconico della processione religiosa, composta da tante anime che indossano lunghe tonache bianche, che Bellandi utilizza per illustrare il Circolo degli ingannatori (Inferno, Canto XXIII).
Grazie a questo importante riconoscimento, e per la sua abilità già conosciuta (si era distinto nella decorazione per affresco, di figure mitologiche come raffigurazioni di ninfe, tritoni, sfingi e satiri), è lui che l'ingegnere Angiolo Badaloni, progettista dello Stabilimento termale delle “Acque della Salute” o Terme del Corallo, sceglierà per le decorazioni su maiolica, (quattro grandi pannelli ceramici raffiguranti scene di giochi acquatici con ninfe, sirene e tritoni oltre ad illustrare le proprietà medicamentose delle piante officinali) e su vetro, di quello che doveva essere lo Stabilimento termale più innovativo d'Europa che inaugurerà nel 1904.
Bellandi, infatti, era già conosciuto a Livorno per aver dipinto le volte delle sale di prima e seconda classe della Stazione San Marco di Livorno nel 1885, con le raffigurazioni dell'Apoteosi di Vittorio Emanuele, Alfredo Cappellini poco prima della catastrofe della Palestro, Lo sbarco di Garibaldi a Marsala, Il Cannoniere Elbano Gasperi e Curtatone e, infine, dell'allegoria dell'Abbondanza. Aveva inoltre affrescato la cappella della famiglia dei fratelli Orlando, nel cimitero comunale, con un soggetto che non volevano fosse religioso, dipinse infatti due grandi figure allegoriche: la costruzione di una nave in ferro e lo sciame di lavoratori che illustrano il motto “In labore virtus”.
Per ricordarne il suo percorso artistico
Tra il 1871 ed il 1872, Bellandi affrescò alcune lunette a villa Oppenheim a Firenze, lavorò a Bastia in Corsica, nel 1873, si recò in Bassa Austria, dove realizzò sei grandi affreschi andati perduti. Nel 1875, dipinse a tempera a Roma l'incontro tra Cesare e Cleopatra. Nel 1880. decorò a Catania la cupola centrale della volta del Teatro Massimo, con figure di muse che circondano Vincenzo Bellini, rappresentato in piedi con una penna nella mano destra e qualche spartito nella sinistra, sempre a Catania affrescò nel 1908 il grande salone da ballo del Palazzo Manganelli.
Alle varie esposizioni alle quali partecipò, inviò quadri di genere (L'oroscopo, esposto a Genova nel 1876), all'Esposizione delle Belle Arti di Roma del 1883 si legge nel Catalogo Generale Ufficiale, “Presso al Granatello” (Portici) di Bellandi Ernesto via Oricellari 16, Firenze.
Ma più di frequente produsse composizioni per progetti decorativi, Un voto al dio Pan, esposto a Milano nel 1883; La Sorgente esposta alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e riprodotta dagli stessi Alinari nel 1890; Primavera, esposto a San Pietroburgo nel 1902; Il Tempo festeggiato dalle Ore, esposto a Firenze nel 1905.
Le ultime testimonianze del suo lavoro sono proprio alle “Acque della Salute” di Livorno (1903-1904). Così come le ultime testimonianze del genio degli Alinari, Vittorio, che ha raccontato al mondo, tramite le immagini, la bellezza, si hanno a Livorno, dove muore il 28 agosto 1932.
O tosco, che per la città del foco vivo ten vai così parlando onesto, piacciati di restare in questo loco.
(Inferno, Canto X)