La chiesa della Trinità è collocata a Roma nel rione Campo Marzio e oggi guarda dall’alto la celebre scalinata che la collega a Piazza di Spagna.
La sua costruzione fu iniziata nel 1502, per volere e a spese di Luigi XII, con l’intenzione di concederla ai religiosi di nazionalità francese dell’Ordine di San Francesco da Paola. La chiesa non venne progettata con caratteri stilistici rinascimentali, bensì gotici, tipici delle cattedrali d’oltralpe: già l’iniziale disegno prevedeva una facciata serrata da due campanili laterali, analoghi alle cattedrali di Chartres, Strasburgo e Reims. Nel 1519, alla canonizzazione di San Francesco da Paola, la chiesa doveva essere in gran parte compiuta, e quasi tutte le cappelle decorate.
I lavori subirono un’interruzione durante il saccheggio dei Lanzichenecchi nel 1527, il cosiddetto “sacco di Roma”. Nel 1530 gli edifici danneggiati tre anni prima, vennero consolidati e restaurati e nell’occasione si decise anche la realizzazione del chiostro, ultimato nel 1550 e del convento, ultimato nel 1570. La chiesa fu infine consacrata da papa Sisto V Peretti nel 1595 ed eretta in titolo cardinalizio; la facciata della chiesa oltre alla presenza delle due simmetriche torri-campanili alla francese, presenta anche una doppia scalinata d’accesso che consente di arrivare al portale principale, realizzata nel biennio 1586-1587 da Domenico Fontana.
La storia della chiesa, denominata un tempo “Trinità del Monte” (in riferimento al Pincio), ebbe inizio nel 1494 con l’acquisizione di una vigna da parte del re di Francia Carlo VIII, e con la donazione di 347 scudi per “une fabrique propre à loger commodément six religieux”, ovvero “una fabbrica adeguata per ospitare comodamente sei religiosi” appartenenti all’Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola.
I lavori ebbero inizio nel 1502, durante il regno di Luigi XII, e proseguirono per buona parte del Cinquecento, il primo settore del tempio fu edificato tra il 1502 ed il 1519 in stile gotico, coperto quindi da volte a crociera ogivali. La prima fase dei lavori ebbe inizio senza ambizioni e con ridotte finanze dopo l’acquisto della vigna nel 1494 che portarono alla costruzione di una chiesa modesta, di lunghezza ridotta e con un solo campanile; dopo la morte del fondatore dell’Ordine nel 1507, per ragioni politiche e sotto la spinta del cardinale Briconnet, nonostante la chiesa fosse già officiata, fu avviato un vasto ampliamento. L’area destinata alla chiesa era tuttavia troppo ridotta, i religiosi avevano infatti a disposizione soltanto una piccola “domus cum oratorio”, come la chiamò San Francesco da Paola stesso. Ecco perché, in occasione dei restauri iniziati per ovviare ai danni provocati nel 1527 dal Sacco di Roma, si decise di edificare un adeguato complesso architettonico.
Dopo aver acquisito alcune vigne limitrofe, nel 1530 si avviarono i lavori di ampliamento. Notevole impulso all’operazione fu certamente dato dal cardinale Georges D’Armagnac, personaggio di spicco ad iniziare dal conclave del 1550 e nel successivo biennio. Sempre nello stesso anno (1550) i cardinali francesi convenuti nell’Urbe fecero edificare a loro spese un vasto settore del chiostro facendovi apporre le loro armi. Il cantiere terminò nel 1570, e i padri francesi dei Minimi ebbero una chiesa con un nuovo corpo di fabbrica, coperto da volta a botte e chiuso da una facciata ornata da due campanili simmetrici e un più vasto convento. La chiesa, edificata anche con pietre provenienti dalla città francese di Narbonne, fu consacrata nel 1585 dal pontefice Sisto V.
Nel biennio successivo papa Peretti incaricò l’architetto Domenico Fontana di aprire una strada capace di collegare il Pincio con la basilica di Santa Maria Maggiore, che dal nome di battesimo del pontefice, Felice Peretti, fu denominata “strada Felice”. Il piano stradale però, a conclusione dei lavori risultava decisamente inferiore rispetto all’ingresso della chiesa e del convento a causa degli sbancamenti che furono attuati per livellare il tracciato. Per risolvere il problema l’architetto Fontana disegnò e fece costruire, fra il 1586 e il 1587, la scalinata a due rampe convergenti che conduce alla chiesa dallo scalpellino che lavorò i travertini Lorenzo Bassano.
La facciata principale
Il particolare prospetto principale della chiesa è stato disegnato dall’architetto Giacomo Della Porta (1532-1602) e fu completato nel 1586. All’epoca Della Porta era una personalità affermata, essendo dal 1564 “Architetto del Popolo Romano”, cioè l’architetto ufficiale del comune e dopo il breve interregno di Guidetto Guidetti, aveva raccolto l’eredità di Michelangelo per i lavori della piazza del Campidoglio.
La facciata è conclusa da un attico con lunettone centrale e balaustra. Il portale è serrato da due colonne ioniche sostenenti una trabeazione con frontone triangolare, con sopra un grande stemma in marmo con le armi del re di Francia e la corona regale. Alla base dei campanili due orologi collocati nel 1611 segnano uno l’ora di Parigi e l’altro di Roma. La chiesa della Trinità dei Monti, divenuta uno dei templi francesi a Roma, fu poi restaurata nel 1816 per volere di Luigi XVIII da Carlo Francesco Mazois (1783- 1826).
L’interno
L’interno della chiesa sviluppa una pianta a navata unica, in origine totalmente coperta da volte a crociera ogivali, divisa da una cancellata bronzea in corrispondenza della terza cappella. È fiancheggiata da cappelle laterali la cui decorazione ad affresco, derivante da prototipi michelangioleschi, è tra le più interessanti dell’Urbe. Nel 1774 su progetto dell’architetto e archeologo romano Giuseppe Pannini (1720-1812), figlio del più noto Giovanni Paolo Pannini, l’antica volta principale della navata venne modificata in forme settecentesche, cancellando le strutture gotiche originali e l’armonia dei rapporti tra la crociera ogivale e le cappelle laterali. Oggi l’interno conserva elementi della primitiva architettura tardo-gotica soltanto nell’arco trionfale, nel presbiterio e nel transetto.
Le cappelle
Tra le diverse cappelle ne abbiamo alcune molto significative. La Cappella Della Rovere, acquistata nel 1548 da Lucrezia Della Rovere Colonna, conserva un notevole ciclo pittorico eseguito da Daniele da Volterra e aiuti. Secondo Vasari, Daniele disegnò tutti i cartoni, mentre gran parte della stesura è da riferire agli allievi. Al maestro spettano sicuramente l’Assunzione sulla parete di fondo (1548-50), dove è riconoscibile un ritratto di Michelangelo e la Presentazione della Vergine a destra. La Cappella Orsini, fu acquistata da Cecilia Orsini nel 1537 per dedicarla a San Girolamo. È decorata con affreschi di Paris Nogari (1536-1601) con storie della Passione di Cristo. Nel 1568 Leonardo Sormani realizza il monumento al cardinale Rodolfo Pio da Carpi che, come riportato nell’epigrafe, gli fu dedicato da Pio V. Sull’altare è la Flagellazione di Juan Leon Pallière, del 1817, in quegli anni pensionnaire di Villa Medici.
La Cappella Pucci, fu di proprietà del cardinale fiorentino Antonio Pucci (1484-1544), nominato “protettore” del convento nel 1513, che commissionò a Perin del Vaga, nome con cui è noto il pittore fiorentino Pietro di Giovanni Buonaccorsi (1501-1547) le decorazioni che annoverano Storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Perin del Vaga fu sepolto in questa chiesa, ma la sua tomba, attribuita al Lorenzetto, è andata perduta.
La Cappella Borghese, dal 1574 di proprietà dei Borghese fu decorata con scene della Passione di Cristo da Cesare Nebbia. All’altare la Pietà in gesso di gusto purista di T.G. Achtermann (1799-1884) dall’originale oggi nella cattedrale di Muenster.
Il convento
Nei cinque anni intercorsi tra il 1617 ed il 1622 il convento venne ricostruito totalmente nelle forme che oggi conosciamo dall’architetto Bartolomeo Breccioli, allievo di Domenico Fontana. La fama del convento ben presto crebbe anche per gli studi di carattere scientifico compiuti dai Minimi, che allestirono una fornita biblioteca nei campi della fisica, delle scienze naturali, della biologia e della matematica. Le truppe francesi il 12 febbraio 1798 occuparono il convento che subì danni ingenti, anche per la confisca delle opere d’arte e dei libri della biblioteca. Artisti francesi, inoltre, si insediarono negli ambienti conventuali allestendovi autentici studi d’artista, con la stessa chiesa adibita a galleria espositiva. Alla caduta di Napoleone, gli artisti furono sfrattati e tutto il complesso monumentale fu restaurato nel 1816 per volere dello stesso re di Francia, Luigi XVIII, che volle così ripagare l’oltraggio napoleonico; responsabile dell’intervento fu l’architetto François-Charles Mazois.