Malo era quel maglione di lusso raffinato, soffuso mai esagerato, che non potevo acquistare quando ero giovane.
Un boulevard di eleganza e ricercata contemporaneità alla base della nuova collezione Autunno-Inverno, targata Malo, maison fiorentina fondata nel 1972 e specializzata in maglieria di cashmere.
In un’epoca in cui il cardigan di qualità pretendeva l’etichetta scozzese, Malo è riuscita a conquistare la vetta fra i produttori di maglieria in cashmere in Italia, grazie all’artigianalità toscana e alla qualità dei tessuti. L’astuta capacità di mescolare la tradizione locale, la qualità estetica italiana con tecnologia e sperimentazione ha decretato il successo di questo storico marchio, che è riuscito a risollevarsi anche dopo la pandemia, grazie all’investimento dell’imprenditore italiano Walter Maiocchi, oggi presidente dell’azienda. Lo abbiamo intervistato, chiedendogli di svelarci il segreto di questo atto di coraggio e di amore.
Cosa lo ha spinto a rilevare Malo e cosa significa oggi esserne il presidente?
Malo era quel maglione di lusso raffinato, soffuso mai esagerato, che non potevo acquistare quando ero giovane. Vedere questa ricchezza tutta italiana rischiare di perdersi mi ha spinto a rilevare un’azienda che in realtà non conoscevo come core business e di mettermi in gioco con tutto il mio team per ridare luce e prospettive a questo brand unico nel suo genere.
Esserne il presidente? È una sfida quotidiana. Il settore moda e soprattutto lusso, implica un’attenzione sopra al comune, e un’energia da rinnovare ogni sei mesi. Ci manteniamo attivi!
Il Made in Italy di Malo per cosa si caratterizza?
Per tutto. La nostra produzione è interamente italiana, ci teniamo a sottolinearlo, e anche oltre. Il nostro Made in Malo significa che i maglioni Malo sono realizzati nei nostri stabilimenti di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze e di Piacenza. Qui ci sono i nostri telai storici e le maestranze che creano queste piccole opere d’arte da indossare. Cura, attenzione, manualità e soprattutto tanto tempo.
La qualità di un buon cashmere si riconosce per…?
Si riconosce nel momento in cui lo si indossa, per la corretta vestibilità, dettagli, cuciture e finiture. Si riconosce nel tempo, se un capo è trattato in modo corretto, non si deforma e mantiene la vestibilità corretta, anche se indossandolo il cashmere tende ad ammorbidirsi con il calore del corpo. Non dimentichiamo che è una fibra naturale.
Un buon cashmere non deve fare troppo peeling. Il peeling è erroneamente considerato un difetto, ma essendo in filato naturale il cashmere può produrlo ma non in modo eccessivo, altrimenti significa che i “peli” utilizzati sono troppo corti e quindi di scarsa qualità.
Come avviene la produzione?
Quando nascono le collezioni, che per noi sono principalmente solo due all’anno per mantenere la nostra idea di slow fashion, si valutano e testano dei filati che possono anche essere innovativi per composizione e lavorazione. Si effettuano poi svariati “test punti”, chiamiamoli così, per verificare la resa delle scelte stilistico-tecniche. Il tutto occupa molto tempo e personale esperto perché la realizzazione dei nostri capi per noi richiede massimo impegno.
Il nostro fiore all’occhiello è la lavorazione del cashmere, pregiata fibra naturale che deriva dalla pettinatura delle capre Hircus in primavera. In Mongolia quest’attività è millenaria, e viene realizzata dai pastori locali sui loro piccoli greggi. Con i cambiamenti climatici anche la lunghezza del pelo, il pregiato vello, ha subito delle modificazioni. Alla capra non serve più coprirsi come 30 anni fa, perché il clima è meno rigido. I nostri telai meccanici sono perfetti per lavorare il prezioso filo di cashmere, ma ora essendo leggermente più corto, dobbiamo attivare delle accortezze per poter offrire un maglione sempre di ottima qualità partendo proprio dalla scelta dei filati e dalla loro lavorazione.
I telai che sono presenti in Malo, e che abbiamo con molta pazienza rimesso in funzione, hanno lavorazioni molto lente, sono unici nel loro genere, molti li hanno dismessi perché antieconomici, ma Malo li ha mantenuti e rimessi in funzione perché il loro contributo è prezioso. Non stressando i fili, i maglioni risultano qualitativamente più elevati e nel tempo rimangono belli. Il peeling è un effetto naturale del cashmere, non dimentichiamoci che è una fibra viva, ma deve essere contenuto, altrimenti è indice di scarsa qualità.
Cosa ha ispirato la collezione Autunno-Inverno 2021-2022?
La collezione è nata da un ricordo di alcune atmosfere dei Boulevard francesi dell’inizio del secolo scorso. Luci e ombre, disegni urbani che sono stati ripresi e resi contemporanei. Malo è legata in un certo modo all’ambiente della vicina Francia, sia per la location di nascita, Portofino anni ’70, frequentata dal jet set soprattutto francese, che per il nome conosciuto da molti alla francese, Malò con l’accento finale.
Tre caratteristiche della sua personalità che l’azienda ha ereditato e tre aggettivi per descrivere il brand.
Malo è timeless, raffinatezza, qualità. Ho cercato di portare in Malo la mia visione imprenditoriale per ridare splendore a questa perla tutta italiana portando il mio apporto decisionale. Faccio fatica ad aggettivarmi ma potrei dire che ho portato strategia, pragmaticità e prospettive.
Se le dico circular economy?
Mi dice una cosa importante. La mia idea di economia circolare rapportata a Malo è già in atto da tempo. Ma ogni cambiamento per essere utile va testato con cura. Siamo partiti con il progetto dei Monsai, dove alcuni accessori vengono realizzati con i filati rimanenti dalle rocche. È cashmere pregiato e non deve essere sprecato. È attivo da alcuni anni il servizio Malo Forever, dove i capi dei nostri clienti che rimangono con loro per anni, decenni anche, possono essere ricondizionati e rigenerati per tornare allo splendore di un tempo. Basta portare un capo Malo presso le nostre boutique e il servizio viene attivato. Siamo stati i primi a fornire questo servizio e so già che altri lo stanno copiando ma ne siamo felici, perché queste sono le attività che vanno condivise. Abbiamo altre attività in progetto ma dobbiamo testarle prima di renderle note.
Lusso per lei è?
Il lusso per me è poter acquistare un desiderio con la consapevolezza della sua preziosità. Il questo mondo dove quasi tutto è possibile, accessibile, dove per poter possedere un oggetto si stanno velocizzando processi e dimenticando la bellezza delle attenzioni, il lusso per me è quello realizzato come un tempo, con tanta passione, artigianalità, manualità e con tutto il tempo necessario, che per noi si traduce in yarn couture.
Principale mercato di esportazione? Differenze tra il mercato italiano ed estero?
Siamo presenti in diversi Paesi all’estero, oltre che in Europa anche in Asia e ora nel Nord America. Al momento attuale il mercato principale è quello europeo ma con una forte prospettiva di crescita nel mercato asiatico e americano dove Malo era già conosciuto. Ora ci stiamo riproponendo con il nostro heritage di massima qualità nel cashmere e altri filati naturali in capi raffinati.
Nel mercato italiano utilizziamo le nostre boutique dirette per presentare una collezione più ampia, presente anche sulla boutique online, mentre all’estero possiamo contare su una fitta rete di wholesales per offrire i main products di Malo. Il nostro futuro obiettivo è quello di allargare la nostra offerta con l’apertura di negozi monomarca nelle più importanti città estere.
I vostri maggiori clienti?
Gli amanti del lusso sottinteso, ricercato e cercato nei dettagli, nei particolari, nei filati stessi oltre che nello stile. Le mode passano, lo stile resta, e la qualità lo avvalora.
Artigianalità nel vostro brand è sinonimo di…?
Artigianalità per noi è sinonimo di reale Made in Italy, di attenzione che parte dalla scelta della materia prima, dalla costante ricerca in tutti i momenti della produzione e soprattutto quell’attenzione alle fasi di lavorazione. Dietro a un capo Malo c’è molta storia, c’è il contributo della tradizione e lo sviluppo della ricerca. C’è il Made in Malo, fatto da telai storici e da chi li sa utilizzare con maestria. Ci sono i trucchi del mestiere, soprattutto toscani. La Toscana è la culla di artigiani e artisti conosciuti in tutto il mondo. Di loro c’è sempre il ricordo in ogni tessuto che nasce in Malo.
Come avete affrontato la pandemia?
Abbiamo acquisito la Malo l’anno prima dello scoppio della pandemia e questo imprevisto ha decisamente rallentato il rilancio aziendale. Con le boutique chiuse abbiamo rafforzato il digital e la nostra boutique online, per poter offrire ai nostri clienti lo stesso servizio delle boutique locali ma rimanendo comodamente a casa loro. Certo non è la stessa cosa acquistare un nostro capo potendolo toccare con mano e lasciarsi abbracciare da tanta morbidezza e confort, ma il nostro servizio di customer care cerca ogni giorno di dare il massimo supporto alle richieste dei clienti online. L’e-commerce è un servizio molto comodo, è il futuro per molti settori e lo abbiamo visto durante la chiusura di molti store fisici nel periodo del lockdown ma io credo che sia un compromesso perché serve ancora moltissimo il lato sensoriale nell’acquisto.
Durante il lockdown non siamo rimasti fermi, ma abbiamo accolto l’occasione di rallentamento forzato, diciamo, per migliorare e affinare alcune tecniche di produzione per offrire un’ulteriore cura ai nostri prodotti.
Il nostro Timeless nasce proprio dai capi che i nostri clienti possiedono da oltre 20 anni. Quasi incredibile a credersi, eppure abbiamo avuto diversi contatti di nostri clienti, affezionati a quel capo che fa parte della loro vita e che hanno voluto riacquistare. Sono capi senza tempo, genderless, perché il maglione del padre può essere indossato dalla figlia. Un prezioso contenitore di ricordi da indossare e tramandare, con cura e passione, ingredienti fondamentali dei capi Malo.
Mission del brand e progetti futuri?
Mission del brand, come la interpreto io, è di continuare a creare per gli affezionati di questo genere di capi, qualcosa di unico. Malo come dicevo, crea capi raffinati, di un’eleganza senza tempo, ma contemporanea. La moda è un’espressione personale, che ci fa apparire al mondo in un’esteriorità che esprime la nostra interiorità. Ma soprattutto, quando ci vestiamo con certi capi, ci sentiamo bene, in armonia con noi stessi. Questo l’ho imparato anche io stesso, perché non sono un seguace delle mode del momento ma amo i capi che mi fanno stare bene.
Progetti futuri? Beh, portare tutta questa italianità nel mondo e renderla accessibile a più persone possibili.
Il poeta John Keats scriveva: “Vorrei un amore da poter infilare come un morbido, carezzevole, soffice maglione”… le caratteristiche irrinunciabili del suo maglione preferito?
La fedeltà nel tempo.