Un articolo pubblicato sulla rivista Science riporta una disamina dei possibili aspetti di quella che è stata definita una minaccia globale causata dall'inquinamento da plastica. Un team di ricercatori guidato dal professor Matthew MacLeod dell'Università di Stoccolma ha esaminato i vari problemi causati da tutta la plastica sparsa ormai anche in luoghi remoti per cercare di capire a quali effetti a lungo termine possa portare. Per evitare danni irreversibili che colpirebbero anche gli esseri umani servono misure drastiche. Ci sono studi che offrono alcune speranze: ad esempio, un articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Bioengineering and Biotechnology riporta uno studio su microrganismi presenti negli stomaci delle mucche in grado di metabolizzare alcuni tipi di plastica.
Il problema dell'inquinamento causato dalla plastica è stato ignorato a lungo ma ormai è impossibile far finta che non esista. Plastica è stata trovata in luoghi remoti e microplastiche vengono trovate sempre più spesso nella catena alimentare con un crescente rischio che finisca anche in ciò che viene mangiato dagli esseri umani. Questo è solo uno dei problemi che possono essere causati dalla presenza di plastica nell'ambiente ma il team del professor Matthew MacLeod ne ha individuati anche altri.
Nelle aree abitate e in quelle circostanti il problema della plastica può essere contenuto grazie a lavori di pulizia e dalle operazioni di riciclaggio, che hanno i loro limiti ma almeno permettono di evitare che della plastica finisca chissà dove. Nelle aree remote non esiste alcuna pulizia perciò esse continueranno a essere inquinate per il semplice fatto che la plastica viene trasportata soprattutto negli oceani. Ciò significa che ci sono aree in cui la plastica si degrada per anni rilasciando composti tossici per gli ecosistemi e frammentandosi in microplastiche che finiscono in qualche catena alimentare.
In ecosistemi come quelli marini, già colpiti da seri problemi come i cambiamenti climatici e la pesca intensiva, l'inquinamento causato dalla plastica può aggravare una situazione che in certe aree è già grave. C'è il rischio che per alcuni ecosistemi la continua immissione di plastica trasportata dalle correnti marine causi danni irreversibili che avrebbero come conseguenza un collasso ecologico.
La soluzione ideale sarebbe nella consapevolezza delle persone che gettare plastica causa danni diretti e indiretti anche a loro. Nuovi sviluppi tecnologici stanno migliorando le possibilità di riciclaggio della plastica, altri stanno spingendo su materiali plastici biodegradabili e alcuni stanno cercando sistemi per distruggere le plastiche in modi non dannosi. Uno studio condotto in Austria e riportato sulla rivista Frontiers in Bioengineering and Biotechnology ha trovato alleate inaspettate nelle mucche, il cui microbioma include microrganismi in grado di metabolizzare alcuni tipi di plastica.
Nel rumine, un compartimento dello stomaco dei ruminanti, vive una vasta comunità di microrganismi che favoriscono la digestione di vari cibi. Alcuni di questi microrganismi sono in grado di metabolizzare alcuni poliesteri naturali esistenti in alcune piante. Per questo motivo, un team di ricercatori ha provato a verificare se fossero in grado di metabolizzare anche plastiche.
Negli esperimenti, è stato usato liquido prelevato dal rumine di varie mucche macellate in un mattatoio contenente il microbioma delle mucche. I ricercatori hanno provato a usare quel liquido con tre tipi di plastica, il PET usato per le bottiglie, il polibutilene adipato tereftalato che viene utilizzato per produrre sacchetti, e il polietilene furanoato. I test sono stati fatti sia con i materiali sotto forma di polvere che di pellicola. Il liquido del rumine ha scomposto i tre materiali, agendo più velocemente su quelli polverizzati.
Non è la prima ricerca su microrganismi in grado di scomporre plastiche ma questa sembra offrire i risultati più interessanti. Secondo i ricercatori, in questo caso c'è un'azione combinata di diverse specie di microrganismi che si sono evoluti per digerire assieme i cibi delle mucche applicando diversi enzimi.
I ricercatori intendono continuare a studiare le possibilità di utilizzare comunità di microrganismi per scomporre plastiche, anche di altri tipi. Un problema in questi casi è che processi del genere possono funzionare bene in laboratorio ma essere molto difficili o molto costosi da trasformare in operazioni su larga scala per eliminare rapidamente tonnellate di plastica. Qualcosa va fatto per risolvere il problema perché il rischio di trovarci letteralmente a mangiare plastica sta aumentando notevolmente.