Pitti Immagine 100, dal 28 giugno al 2 luglio, ha celebrato i 50 anni di Pitti Uomo con un’edizione di “format phygital”, con sfilate alcune in presenza ed altre in video, con 335 espositori in presenza, ma in totale 395 se si contano quelli che si sono messi sulla piattaforma digitale Pitti Connect, senza venire di persona. Largo spazio ai giovani delle scuole di moda e all’innovazione che esse sollecitano negli studenti.
Pitti Immagine Filati
La fiera, una delle prime in Europa a tornare anche in presenza, inizia alla Stazione Leopolda con Pitti Immagine Filati, sovvertendo l’ordine ante Covid, e dando quindi il posto d’onore a questo settore della moda. Qui non c’è il dilemma uovo-gallina. Un abito viene realizzato col tessuto, e il tessuto è fatto di filati. Quindi, sul piano temporale, vengono prima questi ultimi, e dopo le confezioni. E la progettazione dell’abito basata su una grande conoscenza del filato raggiunge migliori risultati.
“Feel the Yarn”, il Concorso, porta in fiera i 5 finalisti decisi dal web. Per la prossima edizione il concorso si estenderà a chiunque aspiri ad essere visibile nel ristretto mondo della maglieria o ad avviare una nuova attività. Non soltanto agli studenti di scuole di moda. Un cambiamento da applaudire in questo momento difficile per il mondo della moda.
I giovani per Pitti 100
Gli studenti IED si sono cimentati in idee per una campagna pubblicitaria, da presentare in fiera, a favore dell’Azienda Industria Italiana Filati. Fra le varie proposte degli studenti l’azienda ha scelto il gruppo che intendeva realizzare un video e intervistare i lavoranti, alla ricerca di una definizione di cosa significa fare squadra per ottenere un prodotto. Il video, presentato in anteprima alla stampa nella sede dello IED, reca un messaggio che smantella con sapiente semplicità preconcetti sulle fasi creative nel mondo della moda, dando la giusta importanza, nella creazione dei filati, alla lentezza nel costruirli, messa a confronto con la velocità parossistica del mondo esterno. E, aggiungo io, con la presentazione di sfilate nei video più recenti, dove si predilige il movimento accelerato alla descrizione del modello. Gli studenti non si oppongono a questa modalità descrittiva, ma, creando un confronto fra il passato e il presente, presentano il modo di procedere dell’Industria Italiana Filati, che si rifà alla sua tradizione di successo, ma nel presente rinnova la tecnologia delle lavorazioni.
Polimoda ha scelto quest’anno di organizzare, per la prima volta nel suo trentacinquesimo dalla fondazione, una sfilata in presenza a Piazza Santa Maria Novella a Firenze, trasformata in un giardino segreto. Il Final Graduation Show della Scuola, dedicato ai migliori talenti creativi, è stato concepito nell’ottica di dare spazio alla diversità, come dice il titolo, “Art Thou” ovvero “Sii te stesso”.
Organizzate dall’Istituto Marangoni Firenze durante Pitti Uomo, un appuntamento sempre rispettato, sono le sfilate di fine anno degli studenti di Fashion Design. Un’occasione unica per i migliori designer della Scuola di farsi conoscere al grande pubblico della fashion Industry. Quest’anno la sfilata si è svolta nel Tepidarium del Roster, in quella particolare atmosfera fatta di grandi spazi sormontati dalle volute in ferro. Ciascuno dei partecipanti presentava sei outfit, frutto del lavoro di ricerca e sperimentazione portato avanti durante il triennio e terminato con la realizzazione di progetti dall’approccio visionario e attento ai trend più attuali.
È in avanzato stadio di realizzazione la collaborazione che un insegnante dell’Istituto ha chiesto al patron di Linea più, Alessandro Bastagli. È stata illustrata a Pitti Uomo 100, dove viene comunicato che verrà istituito un corso su molti dei segreti della produzione dei fili. Un’importantissima serie di nozioni che, come già detto, è molto opportuno per un designer conoscere.
Alla Fortezza
Quasi tutto, per questa edizione di Pitti Uomo, si è svolto “giocoforza” all’interno della Fortezza, compresi molti degli eventi speciali che ante Covid erano abbinati a luoghi iconici della città; questo il senso della presentazione fatta da Raffaello Napoleone, l’amministratore delegato di Pitti Immagine. Che continua: “La nostra è una scelta dettata dalla necessità di semplificare il lavoro di espositori, compratori e giornalisti. Ma – conclude - la vita riprende in quest’estate di speranza per una nuova normalità”. È davvero comodo non dover passare multipli controlli di sicurezza sanitaria, una volta che hai espletato quello all’ingresso della Fortezza, per visitare tutto ciò che è stato preparato fra le sue mura, Uomo e Bambino.
Tre sono le tendenze con cui vengono etichettati abiti ed accessori-uomo in mostra: Fantastic Classic, classico contemporaneo; Dynamic attitude, capi sportivi mixati con streetwear; Superstyling, ricerca applicata per rinnovare. In più, il progetto Sustainable Style, che fa emergere 15 nuovi nomi che hanno fatto della sostenibilità il cardine delle loro collezioni. Curatrice del progetto Giorgia Cantarini, che sfata il luogo comune che sostenibile sia brutto e, al contempo, mette in guardia sulla difficoltà di raggiungere una completa sostenibilità. La scelta ha privilegiato aziende che intraprendono azioni positive, ad esempio, contro lo spreco e l’inquinamento, senza pretendere rigore in tutta la filiera produttiva.
Merita un cenno lo stand di pantaloni maschili B settecento di Napoli per la serie di disegni esplicativi, alle pareti, del dettaglio dei vari tipi di pantaloni esposti nello stand. Un messaggio che racconta la tradizione sartoriale dei capi.
Sfilate in Fortezza
Sono state fatte due sfilate in presenza. Dalla scalinata della Sala della Scherma sono stati fatti scendere i modelli Sustainable Style. Ma prima di loro hanno invaso la scalinata equilibristi, wall climbers, lottatori di jujitsu, ciclisti. Con gli spettatori sui gradini, seduti su dei cubi disposti lateralmente. Una liberazione di energia in piena luce, che è simbolo di ripartenza, dà l’idea delle bollicine prigioniere della bottiglia, che fuoriescono tumultuose quando la stappi. Un’iniezione di buonumore e di ottimismo per una moda che vuole avviarsi verso la sostenibilità senza perdere di vista la differenza di genere.
La seconda sfilata è del guest designer di questa edizione, Thebe Magugu, ventisettenne sudafricano vincitore del premio LVMH 2019, molto impegnato politicamente. Ha scelto di presentare i suoi completi agli Archivi, costruendo una scena teatrale, una sorta di interrogatorio di polizia per i suoi dodici modelli, vestiti di tutto punto, con mantello e cappello di svariate fogge e colori, seduti in sala d’aspetto come imputati. Ad uno ad uno, al suono di un fischietto, varcano una porta e si siedono a raccontare l‘episodio di cui sono imputati a tre notabili che si suppone debbano giudicarli. Che nessuno abbia pensato di proiettare il testo dei lunghi discorsi registrati in inglese su nastro, è una mancanza che non si spiega. All’uscita ci hanno dato un giornale che Thebe pubblica per combattere la corruzione del suo Paese, ma il suo metodo - utilizzare la moda come veicolo di messaggi politici - non ha funzionato perché i testi erano troppo lunghi e complicati per essere facilmente capiti, vista anche la distorsione delle voci registrate.
Una sfilata digitale
Rolf Ekroth SS22 non è una sfilata in presenza, ma un video che mostra in esclusiva per Pitti Connect la nuova collezione di Rolf Ekroth. Il designer finlandese famoso per il suo streetwear concettuale torna a Pitti Uomo 100 con un esclusivo video della collezione SS22 - realizzata in Bio2®Textile, tessuto ecologico simile al cotone sviluppato dalla società energetica finlandese Fortum con gli scarti agricoli della paglia - e ispirata alle tradizioni e alle atmosfere magiche della festa di Juhannus, il solstizio d'estate in Finlandia.
Le borse
Fuori salone nella villa di famiglia sulle colline di Firenze, al Pian de’ Giullari, dove è nato il marchio, Rodo espone una capsule, denominata Cross body man. Rodo, marchio storico di accessori di lusso fondato nel 1956, è un emblema di stile e creatività contemporanea che produce manufatti artigianali dal design ricercato e dai dettagli raffinati. Particolarmente conosciuto per le sue famose clutch da sera, molto amate dalle celebrities, per Pitti Uomo 100 espone le sue borse maschili e femminili, entrambe in midollino, materiale che richiede grande maestria nella realizzazione dell’intreccio, tutto fatto a mano... vero lusso del Made in Italy.
Al padiglione Cavaniglia, in Fortezza, troviamo tutto un altro genere di borsa, rivolta ad un pubblico diverso: uno zaino unisex realizzato in molte nuances di colore. Marchiato Cabaïa, nome della ditta francese nata nel 2015, è disegnato per semplificare la vita di tutti i giorni, lasciando però spazio alle diverse esigenze di ciascuno. Infatti ogni zaino è venduto con due tasche mobili, che possono essere disposte dove, al variare degli impegni quotidiani, sono meglio utilizzabili. Le collezioni Cabaïa sono ecologiche, vegane e realizzate in manifatture certificate BSCI.
Profumeide
Fuori salone Alba Chiara De Vitis, naso del marchio Parfumeide, inaugura un secondo Atelier in Via del Sole. In occasione di Pitti Uomo 100 presenta il nuovo marchio Non Praevalebunt e lancia la nuova fragranza maschile Aequoreus. Affascina i visitatori con una sequenza di profumi che danno l’immagine di varie situazioni legate al mare: il mare odoroso dell’alba e il bianco del mare in pieno sole. La gentilezza e disponibilità di Alba permettono di “gustare” le diverse atmosfere evocate dai profumi, in modo da fare una scelta che, senza il suo esperto aiuto, sarebbe difficile, dato che ogni profumo, a contatto con la pelle, dispiega lentamente tutta la sua ricchezza.
Il teatro della banca Unicredit
Uno degli sponsor del salone, Unicredit, ha allestito un teatro dove si svolgono conferenze. Oltre alla presentazione di libri (interessante e originale quello di Linda Loppa, sul futuro della Moda), viene descritto come ridare valore allo stock attraverso nuove tecnologie; si parla del futuro del retail; ci si chiede se l’archivio storico possa essere motore dell’innovazione; ci si domanda se sarà sostenibile la moda del futuro.
Sostenibilità
È impressionante che la sostenibilità sia diventata parte del linguaggio quotidiano così rapidamente per molti marchi di moda. Per questo Pitti ha fatto una serie di interviste a chi sta rinnovando il mondo della moda con un’attenzione speciale verso l’ambiente. Interessante la collaborazione fra Katharine Hamnett e Patrick McDowell; oltre a prendere una posizione netta contro la Brexit, che isola l’Inghilterra dall’Europa, ci raccontano che i pezzi di Hamnett sono stati reinterpretati da McDowell con in mente la sostenibilità: l'Help, la stampa che si trova in tutta la capsule, è stata aggiunta utilizzando inchiostro a base d'acqua e le giacche sono tutte delle collezioni precedenti, rinnovate con una nuova silhouette. Inoltre, le magliette in cotone Hamnett sono tutte certificate GOTS (Global Organic Textile Standard), ovvero hanno ricevuto il marchio di approvazione dai certificatori più rinomati al mondo.
Alla domanda: “Quali cambiamenti vorreste vedere?”, ecco la risposta: “Ovviamente dobbiamo muoverci più velocemente e pensiamo che il business del futuro stia nella capacità di vedere potenziali nuove vie di guadagno con pratiche come il rental, il ritiro, il riutilizzo in chiave creativa, e il made-to-order”.
Sull’argomento ho voluto sentire Roy Rogers, specialista nel campo del denim. È connaturata ai capi in denim, ormai da molti anni, l’estetica dell’usura, ottenuta su capi nuovi con procedimenti meccanici e chimici, con tagli e lavaggi con acidi per stingere ad arte i jeans. Attualmente, invece, affermano che una parte della produzione utilizza tessuti provenienti dal riuso, riuscendo così a diminuire le aggressioni all’ambiente.
Interessante anche uno stand dal nome indicativo, Rifò. Fondato nel dicembre 2017, da Niccolò Cipriani e Daniele Ceni, grazie a un crowdfunding di successo su Ulule, Rifò produce capi ed accessori di alta qualità, realizzati con fibre tessili 100% rigenerate. Rifò è nato a Prato, distretto storico del tessile. Grazie a un processo meccanico e artigianale inventato proprio a Prato oltre 100 anni fa, Rifò trasforma i rifiuti di tessuto e i vecchi capi in nuovi capi che mantengono le stesse qualità dei prodotti originali. Questo metodo consente di riutilizzare i rifiuti e gli scarti, riducendo significativamente la quantità di acqua, pesticidi e prodotti chimici necessari per la produzione di materiale vergine.
Riconoscimento
Terminiamo con un riconoscimento alla Fiera, uno dei tanti che dimostrano quanto sia mancata al mondo nel periodo di lockdown.
Riconosco quanto sia prezioso avere un numero così elevato di marchi maschili in un unico posto e avere un ambiente in cui le persone del settore della moda possano riunirsi. Non vedo l'ora di vedere la moda e nuovi concetti da parte di tutti quelli che hanno raggiunto nuove vette dopo un così difficile periodo.
(Osamu Shibatani, Direttore di Modifica & Co.)