Percorrendo il nostro Paese in lungo e in largo, con l’occhio attento non soltanto al percorso da compiere e alla destinazione dove arrivare ma con l’occhio attento e scrutatore del territorio, capita spesso, quasi sempre, di scorgere pezzi di mura, di antiche fortificazioni, bastioni apparentemente isolati e coperti dalla vegetazione.
Resti del passato che sono lì a raccontare una storia, superata dagli eventi, sepolta nel tempo, ma che con un po’ di pazienza sono capaci di narrare qualcosa, di unire pezzi mancanti, di tessere una tela che abbia più senso anche per quelle realtà del passato che sono più curate, sono considerate di pregio, sono salvate dalla dimenticanza e si vorrebbe continuassero il loro racconto e la conoscenza più approfondita del perché l’Italia è l’Italia, il Paese più ricco di testimonianze di cultura e di storia.
Piccolo nel territorio ma immenso nella ricchezza che è Patrimonio dell’Umanità. Non solo perché siamo in Italia, ma perché nella penisola è passata e ripassata più volte, in epoche diverse, la Storia, quella magistra vitae - o per lo meno che così si vorrebbe con atteggiamento romantico ed erudito – che nei momenti più difficili può indicarci se non la strada almeno l’insieme dei valori sui quali rifondare la nostra società che è tale non perché siamo piemontesi, lombardi, veneti, emiliani, romagnoli, toscani, marchigiani, umbri, abruzzesi, laziali, molisani, pugliesi, lucani, calabresi, sardi e via dicendo sino agli scogli siciliani dinanzi all’Africa, ma perché siamo uniti nella nostra diversità di italiani. E, solo con questo valore comune e con le nostre specificità, possiamo offrire al mondo la possibilità di toccare con mano la nostra ricchezza antica e il nostro sapere, mentre la società tecnologica, l’intelligenza artificiale sembrano ripianare, omologare, anestetizzare e così via.
In questo quadro ci è sembrato giusto parlare di una località del bresciano, Lonato del Garda, che nel nome già ricorda il più grande lago del nostro territorio, una sorta di mare interno sulle cui rive in estate si bagnano turisti (ora che la pandemia sembra dare una tregua, lo speriamo) di ogni dove calando questa volta senza eserciti e senza battaglie nella nostra Italia.
Nel parlare della Rocca di Lonato, piccolo grande scrigno di quello che era il territorio intorno, la sua ricchezza raccolta e conservata da Ugo Da Como e ora “patrimonio” di tutti, e percorrendo il territorio cintato che ricorda quando difendersi era salvare la vita, abbiamo colto una grande pagina culturale, quella dell’attribuzione ora accertata dei tre monumentali strappi di affresco raffiguranti Capitani di ventura che campeggiano sulle pareti della Galleria della Casa del Podestà di Lonato del Garda, museo riconosciuto da Regione Lombardia.
Sono di Girolamo Romanino, il più originale pittore della Scuola Bresciana del Cinquecento. Acquistati da Ugo Da Como negli anni Venti del Novecento, erano attributi al pittore bresciano Floriano Ferramola: ora si confermano opere giovanili di Girolamo Romanino (Brescia, 1484 circa – 1566 circa).
L’attribuzione, che conferma ciò che gli studiosi di storia dell'arte ritenevano da molto tempo, è stata resa possibile dai lavori di restauro conservativi della Galleria e di quanto in essa contenuto, recentemente conclusi, i più importanti operati finora all’interno della casa museo e realizzati grazie al contributo della Società Green Up, leader nella gestione integrata dei servizi ambientali che li ha interamente finanziati. Ed è uno dei membri del Club della Rocca, un gruppo di mecenati chiamati a raccolta dalla Fondazione Ugo Da Como (ente no profit di carattere culturale istituito nel 1942, a capo del Complesso monumentale comprendente la Rocca visconteo-veneta, la Casa Museo e la Biblioteca del Senatore Da Como, il parco, i giardini) al fine di provvedere ai numerosi interventi conservativi che gli immobili storici e le vastissime raccolte artistiche, archivistiche e librarie necessitano. Club del quale oggi fanno parte, industrie e piccole imprese di numerosi settori.
“Desidero esprimere le mie più sincere congratulazioni alla Fondazione Ugo Da Como, in particolare al collega professor Antonio Porteri e alla dottoressa Giovanna Nocivelli, per un restauro che rende ancora più suggestiva ed emozionante il Museo Casa del Podestà”, ha sottolineato l’assessore all’Autonomia e Cultura di Regione Lombardia, prof. Stefano Bruno Galli.
“Questo ambiente, magnificamente decorato e arredato con gusto, è di fatto il biglietto da visita, la tacita promessa rivolta al visitatore di quali meraviglie – compendio di cultura, storia e bellezza – egli potrà ammirare nel suo viaggio all’interno della casa-museo di Ugo Da Como, personaggio assai importante della cultura politica bresciana e italiana tra il secolo decimonono e il ventesimo secolo.
Sono infatti convinto che la crisi del settore museale, innescata dall’emergenza pandemica, potrà essere superata solo accrescendo l’attrattività dei luoghi di cultura. E ciò si traduce, in prima battuta, nella valorizzazione del proprio patrimonio, non solo per preservarne il livello, ma per incentivare nuove visite attraverso un rafforzamento della qualità. Si tratta di un aspetto decisivo per la ripartenza. Per molto tempo ancora, i frequentatori dei siti museali lombardi saranno in larga parte espressione della domanda interna, visitatori di prossimità nei quali deve essere ridestata la curiosità e il desiderio di riscoprire i tesori culturali che caratterizzano l’offerta della nostra grande regione”.
La cosiddetta Casa del Podestà si apre con la spettacolare Galleria, il grande vestibolo d'accesso (e uno degli ambienti più rappresentativi) e che fu dimora del Senatore Ugo Da Como e che è oggi Casa Museo riconosciuta dalla Regione Lombardia e aperta al pubblico. La visita guidata consente di ammirare oltre 20 stanze interamente arredate, secondo i dettami del gusto dell’alta borghesia tra Ottocento e Novecento, di questa che è una vera e propria casa-biblioteca. Anche la Galleria conserva, all’interno dei mobili antichi che ne costituiscono l’arredo, 850 volumi a stampa, parte di quell’insieme incredibile - 50.000 titoli - che rendono la Biblioteca della Fondazione Ugo Da Como una delle più importanti, private, in Italia settentrionale.
Sulle pareti della Galleria spiccano oltre settanta stemmi delle più importanti casate bresciane che diedero un Podestà a Lonato tra il XV e il tutto il XVI secolo. Prima di essere la casa del Senatore Ugo Da Como, questo edificio fu la sede del rappresentante della Repubblica di Venezia su questi territori di terraferma.
La Podesteria di Lonato ebbe un ruolo storicamente molto importante e Ugo Da Como, risanando l'antico edificio all’inizio del Novecento, volle ricordarne la storia non solo facendo restaurare gli antichi stemmi presenti nella Galleria, ma anche commissionandone molti altri, al fine di completare la serie araldica che rappresentava i Podestà lonatesi sino al Cinquecento.
La ricchezza più importante di questa già di per sé ricchissima collezione sono le tre monumentali opere giovanili oggi attribuite con certezza al Romanino, che vennero acquistati da Ugo Da Como negli anni Venti del Novecento con l'attribuzione allora al pittore bresciano Floriano Ferramola. Ora riconosciuti come i primi databili con certezza all'interno del catalogo di Romanino, risalgono al 1508-1509 e appartengono a un ciclo molto noto nella storia dell'arte bresciana, quello eseguito per il Castello degli Orsini di Ghedi (Bs). Gli elementi che appartenevano a questo ciclo decorativo vennero interamente strappati dalle pareti originarie nel XIX secolo, venduti sul mercato antiquario e sono oggi divisi tra i Musei di Budapest, la Pinacoteca Civica Tosio Martinengo di Brescia e la Casa di Ugo Da Como.
L’intero edificio e le opere attorno sono stati man mano oggetto di restauro e di conservazione, sia le decorazioni della Galleria che l’imponente collezione di libri. Non sono stati dimenticati gli infissi e tutti gli arredi lignei. Tutte le operazioni di restauro e manutenzione sono state seguite dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia.
Il restauro ha rappresentato anche un momento importantissimo per sottoporre a nuovi studi la figura di Ugo Da Como collezionista e verificare l’esatta natura di quanto la Galleria custodisce, come uno scrigno prezioso e raffinato. Gli esiti delle ricerche confluiranno in una pubblicazione di carattere monografico all’interno della collana “I Quaderni della Fondazione. Periodico dell’Associazione Amici della Fondazione Ugo Da Como”. Ad esempio, di come il recupero di un luogo, di un manufatto, di un insieme di costruzioni tra loro storicamente collegate, abbia bisogno di una visione di insieme che ne rispetti il valore originario rendendolo comprensibile a tutti coloro che con esso vengono a contatto.
Rientra in questo impegno di conoscenza e di approfondimento che nel caso specifico ha incontrato unità di intenti e di impegno, l’iniziativa a forte impatto tecnologico che consente una visione complessiva di insieme del luogo e delle sue peculiarità. Dopo la fermata obbligatoria del lockdown e per rendere possibile la fruizione dei beni, insieme al rispetto e alla salvaguardia e nel solco del rispetto delle misure di sicurezza il Complesso monumentale della Fondazione accoglie i visitatori con stimolanti novità e strumenti all’avanguardia che integrano e completano le tradizionali visite alla Rocca (fra le più estese e possenti fortificazioni della Lombardia, Monumento nazionale dal 1912) e alla Casa del Podestà.
La prima delle novità è costituita da una immersiva che permette una straordinaria esperienza di visite virtuali in un viaggio alla scoperta del passato, delle storie, dei protagonisti di questi luoghi e del territorio circostante, raccontati in modo assolutamente inconsueto (e fruibile con immediatezza anche da parte del pubblico più giovane) grazie alle più moderne tecnologie museali.
Questa sala, in segno evidente di utilizzo del bene senza intaccarne il valore museale è collocata al piano interrato della cinquecentesca Casa del Capitano nella parte alta della fortezza, dove i visitatori arrivano dopo vari percorsi all’esterno con scorci panoramici a 360° sul bacino del Basso Garda e sulla pianura bresciana, e vengono avvolti da straordinarie immagini di grande respiro e spettacolarità, proiettate su tutte le pareti. La sala è un vero e proprio invito alla visita e alla scoperta del territorio del Garda e delle colline che circondano Lonato. Con l’effetto del volo sopra la Rocca si è condotti a scoprire piccoli borghi, castelli, fortezze e palazzi poco conosciuti, ma si raggiungeranno anche notissime mete di Sirmione con il suo Castello Scaligero e le Grotte di Catullo e di Desenzano del Garda con il caratteristico porto, gli straordinari mosaici della Villa romana e il Castello che domina il centro storico. Monzambano, Solferino, Volta Mantovana, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Ponti sul Mincio e Pozzolengo sono invece le perle delle colline che circondano la Rocca, oasi di verde e natura tutte da scoprire.
Sempre in volo sulla rocca e sul suo perimetro turrito si osservano gli spazi verdi e suggestivi scorci dall’alto. Sono immagini di forte valenza espressiva che raccontano la storia della fortezza, passata nei secoli dagli Scaligeri, alla Serenissima, ai Visconti e ai Gonzaga fino all’inizio del Novecento. Un compendio di grande valore didattico che può essere di stimolo e di interesse per lo studio delle giovani generazioni. Immancabile anche in realtà digitale, uno spazio dedicato alle eccellenze enogastronomiche e produttive del territorio, agli sport e all'industria 4.0.
Un’occasione, dunque, di conoscenza e di visione diversa e più coinvolgente in una realtà che, come tante sparse nel territorio del nostro Paese, attendono soltanto la volontà e l’interesse della scoperta e dell’inserimento nel più ampio patrimonio di cui disponiamo, una ricchezza senza pari a beneficio nostro e di tutto il mondo. Una chiave di conoscenza di come è stata e perché la storia del nostro paese nelle sue più varie espressioni sia geografiche che culturali e sociali!