Il movimento musicale più importante e diffuso nell'epoca umanistico-rinascimentale fu quello dei musicisti franco-fiamminghi, che si sviluppò tra il 1450 circa e la fine del XVI secolo e diede un importante contributo alla musica d’arte occidentale, che stava allora trovando un proprio assetto.
I primo ad imporsi furono i compositori della Scuola Borgognona, che si raccolsero intorno alla corte dei Duchi di Borgogna: questi, inizialmente feudatari e vassalli del re di Francia, agli inizi del ‘400, in seguito a una serie di matrimoni politici e a causa dell’indebolimento del re di Francia con la guerra dei Cent’anni, si impadronirono dei territori dell’attuale Belgio, Olanda, Francia Nord-orientale, Lorena e Lussemburgo, oltre la contea medievale di Borgogna posta nella Francia centro orientale.
La corte borgognona era itinerante tra Lilla, Bruges e Bruxelles; i duchi furono mecenati dell’arte e della musica, mantenevano una cappella, un gruppo di compositori, cantanti e strumentisti che accompagnavano i signori anche durante i viaggi. Il più importante dei musicisti borgognoni fu Guillaume Dufay (1397–1474), le cui composizioni includevano mottetti e messe per i servizi liturgici, con grandi strutture musicali basate su canti gregoriani preesistenti.
Nei suoi numerosi adattamenti di testi poetici francesi si trova un dolce lirismo melodico che era sconosciuto ai suoi tempi. Con la sua padronanza delle forme musicali di ampio respiro e con la sua attenzione all’espressività dei testi profani, Dufay pose le basi per le successive generazioni di compositori rinascimentali.
Verso il 1500, la musica d’arte europea continuava ad essere dominata dai compositori franco-fiamminghi, il più importante dei quali fu Josquin des Prez (1450-1521 ca.). Come molti musicisti dell’epoca, Josquin viaggiò molto in tutta Europa, lavorando per mecenati ad Aix-en-Provence, Parigi, Milano, Roma, Ferrara e Condé-sur-L'Escaut. Lo scambio di idee musicali tra Paesi Bassi, Francia e Italia portò ad uno stile europeo internazionale. Da un lato, si continuò con lo sviluppo della polifonia, con il contrappunto “orizzontale” melodico, da un lato, mentre dall’altro, le potenzialità dell'armonia con la sua disposizione “verticale” (cioè simultanea) degli intervalli musicali, venivano esplorate per le ricche tessiture e per la capacità di accompagnare una linea vocale.
La musica di Josquin incarnava perfettamente queste tendenze, con la sua complessa polifonia che utilizzava canoni, melodie e altre strutture compositive preesistenti, perfettamente integrate nella attitudine tutta italiana a creare melodie che mettano in risalto il testo poetico piuttosto che mascherarlo con sofisticati intrecci polifonici.
Josquin, come Dufay, compose principalmente messe e mottetti in latino, ma in una varietà di stili che appariva inesauribile. La sua produzione profana includeva adattamenti di poesia francese cortese, come Dufay, ma anche arrangiamenti di canzoni popolari francesi, musica strumentale e frottole italiane.
A partire dai “borgognoni”, possono essere individuate sei generazioni di autori franco-fiamminghi, da Dufay a Josquin, da Ockeghem a Obrecht, da Isaac a De la Rue, Arcadelt, Willaert, Lasso e Sweelinck, per indicarne solo una parte.
I principali esponenti erano originari delle Fiandre, ma il movimento ebbe carattere internazionale, poiché i musicisti svolsero la maggior parte dell'attività in Paesi stranieri e quindi lo stile si diffuse rapidamente in tutta l'Europa. All'inizio del 1500, ebbe ampia diffusione in Francia, Italia, Germania, Inghilterra e Spagna, dove nacquero nuove forme e modi stilistici. Dopo il 1550, i franco-fiamminghi si confrontarono con gli esponenti delle singole tradizioni musicali europee (in Italia, Luca Marenzio, Giovanni Pierluigi da Palestrina e Claudio Monteverdi), e ne accolsero atteggiamenti di gusto e di stile.
La scuola fiamminga si caratterizzò per la complessità e la varietà dei caratteri stilistici ed espressivi, propri dell’epoca nella quale essa si sviluppò e per l’intreccio di influenze che la contraddistinsero; in particolare, per la creazione di uno stile che si basava sull'ideale equivalenza di tutte le parti del tessuto contrappuntistico e (soprattutto in Josquin) sull'uso dell'imitazione per conferire organicità alla struttura compositiva.
L’uso delle tecniche contrappuntistiche molto complesse rientrava in una concezione estetica intellettuale e arditamente filosofica, da cui scaturivano sottigliezze di scrittura, canoni enigmatici, composizioni cuiusvis toni (eseguibili in qualsiasi modo gregoriano), messe che includevano più chansons o più canoni, tutti aspetti che hanno provocato un erroneo giudizio di manieristico e arido intellettualismo.
Dopo Josquin, tra i compositori fiamminghi rimasti nelle Fiandre si segnalano Nicolas Gombert e Clemens non Papa, che continuano lo stile imitativo, fino a raggiungere l'apice con Orlando di Lasso. Coloro che si trasferiscono in Italia diedero un grande impulso alla nostra tradizione, come Adrian Willaert a Venezia, ma accolsero anche influssi importanti dalla musica italiana, i cui esponenti, anche grazie al magistero dei maestri d’oltralpe, divennero via via sempre più importanti, fino a diventare i protagonisti della scena musicale barocca internazionale.