La coalizione è una caratteristica tipica di tutti i sistemi sociali. Dal momento che il sistema sociale per eccellenza è quello umano, la coalizione è parte integrante del nostro modo di vivere. Questo vale anche per gli animali che vivono in società piccole o grande che siano, non per quelli che vivono isolati per gran parte del loro tempo. Gli animali che conducono una vita piuttosto solitaria sono, ad esempio, le tartarughe marine, i leopardi, gli orsi e diverse specie di uccelli tra i quali eccelle per antonomasia il Passero solitario (Monticola solitarius) al quale il grande poeta Giacomo Leopardi ha dedicato persino un canto. Questi animali cacciano e si cibano da soli e solo nei periodi riproduttivi si uniscono a un partner per brevi periodi di tempo, poi ritornano ad essere solitari e non si coalizzano mai.
Cos’è esattamente una coalizione e cosa bisogna fare per coalizzarsi? La coalizione è un legame tra alcuni individui che uniscono le loro forze per il conseguimento di uno scopo. Per farlo bisogna creare un sistema di alleanze e noi uomini in questo siamo molto bravi, sia nel bene sia nel male. Ci si può coalizzare per una giusta causa, ma ci si può coalizzare anche per una causa sbagliata o che all’inizio si riteneva giusta ma che poi è risultata non esserlo. Inoltre, le coalizioni devono durare nel tempo altrimenti verrebbero vanificati tutti i presupposti per i quali sono state organizzate.
Per coalizzarsi non esistono delle regole precise. Si possono coalizzare due individui, meglio se sono più di due, ma non devono essere troppi, l’importante è che l’unione sia costituita da membri molto solidali tra di loro. Cosa bisogna fare affinché la coalizione rispetti questi presupposti? Fondamentale è la conoscenza reciproca dei profili psicologici più importanti delle persone che si coalizzano e questo vale anche per gli animali. Per farlo non bisogna essere dei grandi psicologi, ma avere un minimo di buon senso per sapere che cosa possa passare nella mente di un individuo che intende allearsi con qualcun altro.
A riguardo, le funzioni psicologiche più importanti sono le sensazioni, le percezioni, la memoria, le motivazioni, il pensiero e anche la coscienza. Ebbene, i soggetti coalizzanti devono avere tutte queste funzioni il più possibile simili tra loro altrimenti le coalizioni non funzionano. Ad esempio, se i nostri organi di senso non funzionano adeguatamente non si possono costruire coalizioni. Se non c’è la percezione della situazione che si deve affrontare e che induce a coalizzarsi non si possono costruire delle alleanze. Se non c’è memoria a breve o a lungo termine che sia, non si può fare niente. Se non ci sono le giuste motivazioni non si può nemmeno iniziare a coalizzarsi. In sostanza la coalizione è un’operazione mentale e cognitiva molto complessa.
Ma come facciamo noi uomini a intravvedere e sospettare, ad esempio, un inizio di coalizione tra persone che ci sono ostili? Certamente non possiamo farlo chiedendo ai coalizzanti le loro vere intenzioni. Con le parole i coalizzanti potrebbero tradire qualsiasi interlocutore e nascondere le loro vere intenzioni. Potrebbero fingere molto facilmente. Il nascondimento delle finalità, sia nell’uomo sia nell’animale, ha come unico scopo quello di rivolgersi contro qualcuno o contro un altro gruppo ostile con astuzia per averne il sopravvento. Certo, le coalizioni possono essere fatte anche a fin di bene o per una giusta causa ma spesso anche in questi casi è necessario nasconderne le finalità. Nelle guerre queste sono state sempre le strategie che hanno spinto delle persone, dei gruppi o degli Stati a nascondere le loro intenzioni, sia per difendersi adeguatamente da un attacco, sia per prendere di sorpresa il nemico.
I benefici e i rischi delle coalizioni
I benefici delle coalizioni possono essere immediati o non immediati, diretti o indiretti, tangibili o non tangibili e tutti a vari livelli. I benefici possono andare a un solo individuo, magari al capo della coalizione o a un certo numero di individui, ma non sempre e indistintamente a tutti. Spesso i benefici non sono distribuiti equamente tra tutti i coalizzanti. Questo è evidente nelle guerre in cui a godere dei benefici della vittoria sono sempre pochi, non i soldati semplici, ma gli ufficiali che spesso per questo hanno un avanzamento nella carriera. Questo è ancora più chiaro nelle guerre rivoluzionarie (vedi la Rivoluzione francese o quella messicana). In entrambi i casi a beneficiarne sono stati sempre i capi o magari individui che sono saliti sul carro dei vincitori all’ultimo momento.
Nelle rivoluzioni c’è sempre una sostituzione della vecchia leadership con una nuova, spesso senza grandi novità. Poi, nel caso di un fallimento, spesso a farne le spese non sono solo i capi, ma soprattutto membri secondari che hanno fatto parte della coalizione.
In sostanza, nelle coalizioni che vengono architettate per spodestare vecchie leadership tutti rischiano allo stesso modo? La storia ci insegna che a rischiare di più sono sempre i subalterni. Nella sconfitta possono essere soppressi immediatamente e senza riguardi, possono essere uccisi sul campo o nella migliore delle ipotesi possono rimanere feriti o fatti prigionieri. Il fatto è che nell’uomo, più che negli animali, le coalizioni spesso si fanno con molta spregiudicatezza e senza calcolare bene i rischi.
Modello animale
Fino ad ora ci siamo riferiti a coalizioni umane, ma se esiste un modello che può scientificamente spiegarcele meglio sono quelle animali, delle scimmie in particolare. Nelle scimmie le coalizioni vengono organizzate in diverse circostanze anche se possono impiegare più tempo a stabilizzarsi rispetto a quelle umane. I risultati sono spesso positivi soprattutto se vengono fatte tra dei soggetti maschi e in momenti particolari come, ad esempio, durante le attività riproduttive. Poi, dopo le attività sessuali possono dissolversi e riformarsi di nuovo, anche con membri diversi da quelli originari, quando le attività riproduttive iniziano di nuovo. Nelle scimmie le attività riproduttive sono cicliche e quindi le coalizioni si formano all’occorrenza.
Anche le femmine formano coalizioni soprattutto per difendere reciprocamente la loro prole e per approvvigionarsi di cibo più facilmente e senza problemi. Nelle scimmie le coalizioni si fanno spesso tra parenti, sia tra maschi, sia tra femmine. In questi casi le coalizioni femminili sono più solide di quelle maschili in quanto i legami di parentela tra le coalizzanti sono senza dubbio matrilineari. Sono costituite principalmente da nonne, madri, figlie e nipoti e pronipoti femmine ed è rarissimo che si formino tra delle estranee. Le coalizioni nelle scimmie non si formano mai tra maschi e femmine insieme. Nell’uomo questo è molto chiaro nella costituzione dei clan delinquenziali in cui tutti i membri sono sempre uomini e imparentati tra loro (come la ‘ndrangheta insegna). Il cosiddetto vincolo di sangue rende forte il clan ed è un forte deterrente al tradimento. È difficile che un padre tradisca i propri figli o dei nipoti che magari portano il suo cognome, nonostante abbiano commesso terribili misfatti.
Nelle scimmie le coalizioni, che siano costituite da due o più individui, quando sono ben solide portano quasi sempre al successo. Sono importanti ai fini di una scalata sociale di un membro che all’inizio si presentava meno forte tra i coalizzanti ma che poi ha saputo approfittare delle circostanze, guadagnare con il suo coraggio il rispetto degli altri e avvantaggiarsi socialmente.
In tutti i casi, però, bisogna sempre tener conto dei costi e dei benefici che si possono ottenere da una coalizione contro un’altra coalizione. Si affrontano sempre dei rischi che devono essere ben valutati perché dalle lotte si può uscire con le ossa rotte o con gravi ferite che possono mettere in pericolo la propria vita. I benefici che si possono ottenere da una coalizione vincente possono dipendere dal numero dei coalizzanti (nelle scimmie mediamente sono tre) e dalla posizione sociale che avevano in partenza. Un altro elemento importante da considerare è come un individuo assume il suo ruolo nella coalizione e poi nella lotta. Tanto più grandi sono i rischi assunti, tanto più grandi dovrebbero essere i benefici che comunque dipendono dal valore e dalle abilità manifestate nel combattimento, dalla capacità di aver tenuto unito il gruppo, dall’essersi schierato sempre in prima linea e di non essersi mai defilato nei momenti più pericolosi.
Nei maschi, quali sono le scimmie in cui le coalizioni hanno lo scopo principale di guadagnare posizioni nella gerarchia e di avere a disposizione il maggior numero di femmine per riprodursi? Tra i babbuini le specie più combattive e quelle che strategicamente utilizzano di più le coalizioni per questi scopi sono il Papio cynocephalus e il Papio anubis. Poi ci sono i macachi, in special modo le bertucce (Macaca sylvanus), ed infine una specie che spesso utilizza la coalizione per spodestare la vecchia leadership, cioè quella degli scimpanzé comuni (Pan troglodytes). Al contrario di quanto si possa credere, gli scimpanzé, che in apparenza sembrano molto pacifici, sono quelli più agguerriti e che lottano con più veemenza durante i periodi in cui le femmine vanno in calore.
Infine, le coalizioni, non solo negli scimpanzé, si formano generalmente tra coetanei e che appartengono più o meno alla stessa classe sociale, che vivono all’interno dello stesso gruppo e che sono legati tra loro ad una linea materna. È difficile che un maschio dominante si coalizzi con un maschio sottomesso ed estraneo alla parentela e questo è ancora più vero nelle coalizioni tra le femmine.
La conclusione che possiamo trarre da tutto questo è che le scimmie sono lo specchio atavico dei nostri sistemi sociali in cui gli individui si coalizzano per avere il sopravvento su altri gruppi, in una lotta sempiterna, a volte, per molti uomini mortale, ma avvedutamente molto di meno per le nostre cugine, le scimmie.
Letture consigliate
de Waal, F.B.M. 1982. Chimpanzee politics: Power and sex among apes. New York, Harper & Rowe (tr. it. La politica degli scimpanzé. Potere e sesso tra le scimmie. Bari-Roma, Laterza, 1984).
Harcourt, A.H. & de Waal, F.B.M. 1992. Coalitions and alliances in humans and other animals. Oxford, Oxford University Press.
Van Dyke, N. & McCammon, H.J. (editors). 2010. Strategic Alliances: coalitions building and social movements. Minneapolis (MN), University of Minnesota Press.