L’ecologia (termine che deriva dal greco oikos, casa) si occupa della complessa trama delle relazioni tra esseri viventi e ambiente.
Nel tempo il suo linguaggio ha assunto contorni irregolari, mutevoli, carichi di significati diversi che spesso riflettono la gravità dei problemi ambientali che affliggono il nostro pianeta.
Per capire e fronteggiare emergenze di una certa gravità (inquinamento, consumo di suolo, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, ecc.) occorre rivalutare temi fondamentali come la diversità, la partecipazione e la condivisione.
L’antropocentrismo (dal greco anthropos, uomo, e kentron, centro) radicale sta perdendo forza ed è fortemente osteggiato non solo dal mondo ecologista, ma anche da una parte di quello scientifico e filosofico. Su questa linea di pensiero si muove anche l’antispecismo: una corrente di pensiero dai profondi risvolti filosofici, politici e pratici, particolarmente cara al mondo animalista che sostiene il principio di uguaglianza tra specie, scevro da ogni forma di discriminazione.
L’uomo non è il padrone assoluto del mondo, ma una semplice specie vivente tra le altre (anche se il suo margine di azione è notevolmente superiore agli altri animali) e la natura non è un serbatoio di risorse né di merce organica da saccheggiare senza alcuna remora.
Un altro scenario di particolare interesse, che raccoglie un crescente consenso nella comunità scientifica, è quello fondato su un approccio multidisciplinare di tipo sistemico-relazionale: il mondo vegetale, quello animale e l’uomo sono legati in maniera indissolubile, attraverso un rapporto di interdipendenza e di condivisione di flussi di materia, energia e informazioni.
In questo complesso sistema di dinamiche inclusive, le piante giocano un ruolo fondamentale poiché sono responsabili del mantenimento delle condizioni ideali affinché la vita animale possa continuare a manifestarsi. Non dobbiamo dimenticare che la maggioranza dell’ossigeno presente nell’atmosfera è prodotta tramite la fotosintesi, operata dalle piante verdi, dai cianobatteri e dalle alghe marine. Tale gas è impiegato dagli animali per il loro fabbisogno respiratorio e metabolico (ossidazione cellulare necessaria a estrarre energia dagli alimenti).
Il ciclo dell’ossigeno, però, è strettamente connesso a quello del carbonio che coinvolge anche il mondo animale (compresi batteri e funghi) attraverso uno scambio tra l’atmosfera e vari serbatoi naturali (sedimenti marini, oceani, suolo e la vegetazione terrestre). Il ciclo del carbonio, in particolare, è legato a due principali flussi rappresentati dalla fotosintesi e dalla respirazione degli ecosistemi terrestri (il cerchio si chiude con il ritorno del biossido di carbonio in atmosfera).
Gli squilibri che si sono verificati nel corso degli ultimi due secoli, a carico del ciclo del carbonio globale, sono riconducibili principalmente all’impatto delle attività industriali e dal conseguente aumento delle emissioni causate dalla combustione di carbone, gas naturale e petrolio.
Le piante rappresentano un elemento di mediazione particolarmente significativo tra l’uomo e l’ambiente.
Nei loro confronti abbiamo un debito di profonda riconoscenza perché rappresentano una fonte costante di ossigeno, nutrimento e sostanze medicinali. Inoltre, costituiscono un imponente “substrato arcaico”, per la rappresentazione di emozioni, immagini e simboli, nonché un insostituibile catalizzatore di socialità e tradizioni. L’obiettivo essenziale è quello di considerare la Terra come un unico immenso organismo vivente (ipotesi “Gaia”), gestito da un processo evolutivo autoregolatore. L’equilibrio dell’ambiente fisico-chimico e di quello biologico (biodiversità) rappresenta una garanzia a tutela della vita di questo pianeta.
Purtroppo l’uomo è l’unica specie in grado di modificare (il più delle volte in senso negativo) il proprio ambiente, spingendosi oltre i limiti imposti dalla natura.