Finalmente dopo un mese di attesa dopo una notte insonne è arrivato il lunedì di Pasqua "la pasquetta". Per me e non solo per me, il giorno della vaccinazione anti Covid-19. L'appuntamento è al Pala De André alle 12.30.

Il Pala De André è un bell'edificio nato per essere un palazzetto dello sport e da tempo luogo di eventi che richiamano un folto pubblico. Ora è il luogo deputato per le vaccinazioni.

Ritorno alla mia giornata e parto da una mattina nella quale mi sono mossa in ordine sparso e in stato confusionale.

Il primo pensiero è stato: "Cosa mi metto sopra il reggiseno per liberare più agevolmente la parte alta del braccio?" La prima risposta: "Una sottoveste e una maglia con bottoni". Bene. Parte la ricerca. Dopo un certo tempo trovo una bella sottoveste nera di seta e pizzo che non uso più da tempo, infatti, giaceva dentro un cassetto - in basso - sotto altri capi dimenticati perché da anni ho cambiato completamente abbigliamento. Forse la sottoveste nera è eccessiva. Ci vorrebbe una maglietta estiva. Nera. Chiedo a Manlio se ha una maglietta di cotone nera. Manlio non butta via niente. Tiene nelle tasche del giaccone, anche per mesi, i biglietti della spesa e, infatti, a volte ritorna a casa con cibi che ho già nella dispensa. I ripetuti.

Di magliette ne ha talmente tante che i cassetti non si aprono più. Riesce con forza ad aprirne uno, ma ci sono solo magliette blu. No blu, proprio blu no. Non so, ma non riesco proprio a vestirmi con qualche cosa di quel colore e dire che in arte e in natura con le sue infinite metamorfosi, mi incanta. Ho realizzato tanti lavori con questo colore. Ieri mia nipote Allegra mi ha inviato l'immagine del bambino blu che salverà il mondo. Poi ha aggiunto: "Però ora sta dormendo e in realtà è un mago". È proprio così, il blu decreta il suo trionfo nell'arte e nella natura. Forse non voglio indossare una pallidissima copia di tanta bellezza. Posso sostenere solo il nero, il lutto, il nulla.

Ritorno alla mia ricerca. Apro la scala e vado ad indagare nei vestiti estivi e trovo una maglietta estiva a righe. Va bene. Scendo dalla scala e la stendo in terrazzo per prendere aria. Sopra la maglietta ora devo trovare una maglia pesante aperta davanti.

Intanto il tempo passa.

Sono le 11: Marcella mi viene a prendere a mezzogiorno. Forse ce la faccio. E trovo una felpa pesante di quelle islandesi -20 con la zip. Blu. Pazienza.
Ci siamo.
Forse.
Ora è il momento di individuare una gonna che non sia troppo vistosa, di quelle tristi, opache. Da signora, insomma. Ecco. Devo essere molto impaurita e molto depressa. In vita mia non ho mai acquistato un tailleur o scarpette con il tacco alto; insomma, certi abiti propri delle "signore bene"; tutte in divisa. Adesso che ci penso anch'io da qualche anno ho la mia divisa. A volte Manlio guardandomi mi dice: "Sembri Andy Warhol". Mi sento bene vestita rigorosamente di nero.

E il tempo passa.

Perché sto cercando di vestirmi da vecchietta antiquata? Perché la paura è una brutta bestia. E fa andare fuori di testa. In questo mese le notizie sul vaccino Astra Zeneca e le testimonianze di amiche che hanno fatto questo vaccino mi hanno creato fissazioni mortifere. Il mio pensiero è tutto rivolto alla vaccinazione con Pfizer, ma anche qui il problema che mi perseguita è quello del c'è e non c'è. Va a giornate. Oggi sì, domani non si sa. In questo periodo ho notato che le persone più impegnate nella difesa dei vaccini "tutti uguali" hanno già fatto – tutte - il vaccino Pfizer. E io, intanto, da un mese mi chiedo: "Ho l'età e le fragilità giuste per meritarmelo - il Pfizer"?

Ecco come sono ridotta mentre sto cercando disperatamente una gonna triste. E il tempo passa.

Sono le 11.30.

Trovo una gonna marrone. Non so neanche se ci sto più dentro. Sì, va bene. Mi faccio proprio schifo. Dimenticavo le scarpe. Nei telegiornali e nei quotidiani vedo immagini di file chilometriche. In meno di due ore non ce la caveremo. Quindi scarpe super comode. Le più comode Ida me le ha messe in lavatrice e sono impresentabili. Ma sulle scarpe non ho problemi.

Marcella mi chiama al cellulare e mi avvisa che sta partendo da casa. Ho da soffrire altri 10 minuti. La borsa è pronta: documenti e fogli precedentemente compilati.
M'infilo mascherina, piumino, borsa. Mi sento – sono - la mia mamma e vado incontro a Marcella.

I miei pensieri negativi non hanno tenuto presente che l'appuntamento era alle 12.30 nel giorno della Pasquetta. Calo improvviso di vaccinati in tutta Italia.
Siamo entrate e uscite dopo mezz'ora senza fare file.
Il vaccino Pfizer era lì pronto ad attendermi.
Bastava che leggessi tutte le pagine che ho firmato.
Era scritto.

Questo è quello che mi accade, ma faccio parte di questo mondo e il mio sguardo vede ascolta partecipa e cerca inutilmente di ricomporre una visione condivisa ormai perduta. Ed è ormai assente anche il riconoscersi in una vulnerabilità collettiva.

Dall'esterno ancora niente di nuovo, anzi va tutto un po' peggio perché piano piano, nel tempo, frodi e abusi italici diventano certezze.

Continuano le frodi sulle mascherine. La voragine delle mascherine cinesi che non proteggono, usate anche da medici e infermieri, negli ultimi giorni si è fatta abisso. La realizzazione dei banchi a rotelle per garantire il distanziamento degli studenti - questa è una delle mie fissazioni più acute perché l'ho avvertita come il sintomo di ulteriori sciagure demenziali - si è rivelata un flop dal costo di cento milioni di euro. Alla Corte dei Conti e alla Guardia di Finanza sono arrivate diverse denunce e anche qui il viaggio nell'assurdo dei banchi con le rotelle non ha limiti. Per non parlare dei ventilatori e delle bombole di ossigeno abbandonati nei magazzini.

Nei vaccini caos permanente; scarseggiano, ma arriveranno.

Veniamo quotidianamente confusi da virologi, dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni, da aziende farmaceutiche, dall'Europa intera. È inutile che mi soffermi nella descrizione dei dettagli, perché conosciamo meglio dei nostri fratelli tutto quello che sta accadendo. Inoltre, nonostante la tragedia in cui siamo immersi, in alcune parti del mondo tirano venti di guerra.

Nulla ci cambierà perché non riusciamo a riconoscerci vulnerabili.

A tutte quelle persone che mettono in dubbio o che addirittura non credono a questa pandemia e al numero quotidiano di morti tremende consumate in solitudine, vorrei raccontare come si muore di questa peste, ma non ce la faccio, però è impossibile confonderla con altre morti.

Che congiura dovrebbe essere quella di tutti i medici del mondo, riuniti solo per aumentare o diminuire i numeri dei defunti? Solo in Italia sono morti 352 medici e 81 infermieri. Contagiati in servizio.

Soltanto il virus è uno, ha coscienza genetica di sé e segue il suo unico comandamento: infettare l'essere umano, per riprodursi e garantire la continuità della specie.