Le sperimentazioni ardite, i ritratti a mosaico ambiti dal collezionismo internazionale, i paesaggi incisivi e i delicati still-life, composti su Polaroid o su Fuji Instant, piccole opere di poesia visiva in un perfetto equilibrio di luci e di ombre. Poi la sua attenzione creativa s’innalza verso la bellezza assoluta di affreschi e dipinti di maestri antichi, nell’interpretazione di immensi capolavori come Il Cenacolo di Leonardo e più di recente con un altro cambio di passo, per il progetto Forest Frame dove la potenza della natura invade il mondo interiore dell’artista. E intanto, in Uno sguardo nel labirinto della storia, il libro edito da Skira, Maurizio Galimberti, segna un nuovo registro e dimostra ancora una volta che la sua instant art, estremamente versatile, può sfidare il male e le tragedie provocate dalle guerre scellerate e dai conflitti, risvegliando le coscienze. Pagina dopo pagina ogni immagine dilatata, moltiplicata e ingigantita, risveglia l’eco mai sopito del dolore e colpisce dritto agli occhi e al cuore.
Che significato ha voluto dare a questa sua nuova produzione artistica?
Cerco di portare lo spettatore ad un’analisi sorprendente e profonda delle opere, dal progetto artistico all’orrore che molte di queste immagini provocano. Cerco di mitigare l’orrore con la poesia che con ostinazione cerco anche quando va in scena la morte, la brutta morte, quella che la storia ci regala sempre.
Perché ha scelto per la copertina i pompieri con la mascherina che sembrano marciare come eroi, dopo il crollo delle Twin Towers?
La copertina, datata 11 settembre 2001, segna il cambiamento della storia con i pompieri schierati quasi a formare una barriera contro il male.
I volti dell’innocenza costituiscono una forte presenza nelle opere a mosaico di questo libro. È un messaggio per mettere ancora una volta in risalto come le vittime del male sono le persone più fragili?
Ho messo in evidenza la sofferenza dei bambini e delle donne come vengono sempre usati.
Uno sguardo nel labirinto della storia è stato concepito con diversi obiettivi. Quali?
È un lavoro per sensibilizzare i problemi dell’uomo, nato dall’idea di raccontare la storia attraverso le immagini più significative e ci siamo accorti che, con la mia scansione che faceva a frammenti la fotografia di partenza, potevo entrare di più nella scena e amplificare gli eventi come sotto una lente d’ingrandimento.
Come mai, in questo volume, il ritmo e il movimento, una costante della sua tecnica d’artista sembrano ancora più accentuati?
Ho usato pellicole Fuji Square dove all’interno è stata ritagliata la parte bianca proprio per dare più movimento e sviluppo. Poi nelle mie opere c’è sempre l’idea di movimento e di ritmo con chiari riferimenti a Boccioni e a Duchamp e, naturalmente, in base al soggetto, cambia anche l’emozionalità.
In apertura, La Grande Guerra di Mario Monicelli (1959), un ready made potente, dilatato, che si concentra sugli sguardi di Vittorio Gassman e Alberto Sordi, verso la morte per fucilazione. Poi si passa alla furia devastatrice delle guerre che si abbatte sui bambini a partire da Auschwitz.
E poi, tra le citazioni, il frame di Sophia Loren in La ciociara di Vittorio De Sica o Bimbo cambogiano, vittima di Polpot, 1978 o Bao Trai, Guerra del Vietnam, 1979 o un altro scatto che ha scosso l’umanità, Napalm Girl del 1972.
E così più di un secolo viene passato al vaglio in un susseguirsi di fatti e di personaggi che ne hanno segnato le tappe fondamentali. Da IwoJima alla Bandiera rossa sul Reichstag, dalla Carestia nel Corno d’Africa alla Rivoluzione in Iran, da Nikita Khrushchev all’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, da Martin Luther King a Che Guevara, dalla matrice della Polaroid delle Brigate Rosse che ritraggono Aldo Moro, a Falcone e Borsellino, fino ai profughi di Mare Nostrum.
La declinazione dei soggetti selezionati apre anche diversi spiragli di riflessione sul senso della nostra storia e un chiaro simbolo di pace nell’immagine di Giovanni Paolo II con lo sguardo orientato verso una colomba bianca che sale in alto, verso un cielo senza colpe.