L'economia circolare è basata sul riuso totale dei materiali. Definizione semplice, attuazione complicatissima.
Per raggiungere quello che in altre parole si definisce rifiuti zero è necessaria una raccolta differenziata capillare e accurata di rifiuti riparabili o riutilizzabili o riciclabili. Sappiamo benissimo che nella civiltà dei consumi, dove si producono oggetti a basso costo per attirare il compratore, i materiali usati e le tecniche costruttive non permettono che in minima parte riparazione, riconversione e riciclo. È quindi necessario adottare l’ecodesign di ogni prodotto e una modularità costruttiva. Cioè per rifiuti zero da subito bisogna intervenire sulle modalità di progettazione e realizzazione di tutto quello che esce dalle fabbriche del mondo. L'idea di una legislazione condivisa a livello universale appare ad oggi un’utopia, visto che nemmeno lo scatenarsi della pandemia ha messo un freno da subito alla globalizzazione di pessime pratiche produttive. Perciò per raggiungere rifiuti zero, e non solo, va imposta una riconversione ambientale in ogni angolo della terra. Non basta concentrarsi sulla migliore gestione dei rifiuti, ponendo limiti temporali all'uso di termovalorizzatori e discariche.
Va detto a onore dell'Europa che già fra il 2006 e il 2008 una commissione speciale, "Clima", aveva una visione più globale dei problemi che l'uomo sta creando alla Terra: lavorava su di un pacchetto di provvedimenti, conscia del cambiamento climatico, atti a ridurre del 20% la CO2 emessa e a promuovere l'uso di energie rinnovabili e il risparmio energetico con un aumento di un 20% (fonte Roberto Musacchio, vicepresidente della Commissione). Fu fatto allora, fra gli altri, il regolamento sulle emissioni inquinanti dei veicoli. Negli stessi anni, sotto la presidenza europea di Josè Barroso, propulsivo di buone pratiche ambientali, avvennero pure alcune "distruzioni creative": chiusura di una parte delle miniere di carbone in Gran Bretagna e di imprese dell'Est. Il programma 2010-2020 prendeva il nome di distruzione creativa verde Ma, a causa della crisi economica, e senza piani dettagliati di riduzione delle disuguaglianze, le superpotenze hanno continuato a crescere a scapito dei poveri, e nessuna delle intuizioni europee è stata applicata su grande scala per modificare il modo di produrre e di gestire le risorse e l'ambiente. C'è stato molto greenwashing, vero fumo negli occhi di una politica ambientale modificata solo in apparenza. Fino a questa pandemia, che rende indifferibili i cambiamenti di produzione e la distribuzione delle ricchezze.
Va attuato il blocco della cementificazione, il ritorno ad agricoltura e allevamento che non siano intensivi, perché questi permettono l'utilizzo dei prodotti a km zero, disinquinando e prevenendo con le rotazioni agrarie la desertificazione dei suoli. In termini più generali si deve trasformare le leggi di mercato, legando l'economia all'ecologia e ad una distribuzione più equa della ricchezza, con una visione a lungo termine, che non saccheggi le risorse ambientali, preservandole per le generazioni future.
Oggi l'Europa procede per settori di intervento, senza ancora delineare un programma ambientale mondiale di riconversione. Il 10 febbraio 2021 è stato approvato un nuovo Piano di azione della Commissione Europea per l'economia circolare. Si impegna fra l'altro nella cooperazione con i partner commerciali dell'UE per sostenere ulteriormente gli obiettivi dell'economia circolare; a garantire condizioni di parità a livello globale con i partner internazionali, attraverso la possibilità di esaminare il concetto di passaporti digitali; a trovare un accordo su un'etichetta internazionale che sia facilmente comprensibile per i consumatori e indichi se un prodotto può essere riciclato.
Anche molti altri buoni propositi, come abbiamo sentito elencare in anteprima da Simona Bonafé, eurodeputata impegnata sul progetto europeo per l'Economia circolare da molti anni, nel webinar "Pianeta sostenibile: il nuovo Piano europeo per un'economia circolare", organizzato l'8 febbraio, alla vigilia della firma del Piano, dall'ufficio comunicazione del Parlamento Europeo a Roma. La Bonafé ha anche sottolineato l'importanza di agire sulla diminuzione del packaging e sul "diritto alla riparazione" nonché sulla creazione di appalti verdi. C'è pure l’iniziativa per un'elettronica circolare, la soluzione per un caricabatterie universale e sistemi che incentivino la restituzione dei vecchi dispositivi. La stessa ha ribadito che nessun termovalorizzatore potrà più essere costruito con fondi europei. Cosa molto più convincente di inviti o ammonimenti a buone pratiche.
“È chiaro, ed è per questo che si parla di ritardi che possono portare ad un disastro climatico, che a livello europeo si sa che termovalorizzatori (e inceneritori) non spariranno con un colpo di bacchetta magica, ed è per questo che l’Europa propone per ora alternative alla termovalorizzazione quali la digestione anaerobica dei rifiuti biodegradabili, in cui il riciclaggio dei materiali è associato al recupero di energia.” Così commenta Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi, unica parlamentare Italiana “Verde” nel Parlamento Europeo.
La Evi ha organizzato un green talk, aperto ai cittadini, con Rossano Ercolini, grande esperto di pratiche virtuose in campo rifiuti, per commentare con lui le risoluzioni europee più recenti. A differenza del mondo politico, che prospetta ciò che dovrebbe essere fatto, Ercolini si è sempre mosso concretamente sul territorio, ed ha quindi una maggiore conoscenza di quali sono le priorità da affrontare o i problemi aperti. È quindi una grande idea quella di pubblicizzare in un dialogo con lui, da parte di un’europarlamentare, le tematiche prese in esame dalla Commissione europea ultimamente. Un grande numero di cittadini informati che opera giornalmente su: la raccolta differenziata, il riutilizzo e il riciclaggio, mostra che è possibile contribuire dal basso ad abbandonare localmente l’economia lineare. Ercolini è riuscito a raggiungere rifiuti prossimi allo zero a Capannori già dal 2018, ed è stato di stimolo ad altri comuni da molti anni. È ben conosciuto a livello internazionale. Nel 2013 è stato insignito del Goldman Environmental Prize, equivalente ad un Nobel nel campo dell’Ambiente. Le sue azioni per creare un’economia circolare risalgono all’anno 2007. È quindi un antesignano, che dimostra però che i risultati del cambiamento non si improvvisano. Attualmente però, è sempre Eleonora Evi a sottolinearlo, il piano d'azione europeo sull'economia circolare non ha carattere vincolante, limitandosi ad indicare una serie di azioni (tra cui azioni legislative) che l'UE adotterà.
Visto quello che comporta la pandemia che stiamo vivendo, di cui non si vede la fine e che non avevamo nemmeno lontanamente immaginato potesse assumere una dimensione mondiale, si può dedurre che i disastri climatici che ci aspettano se non ci sbrighiamo a cambiare le basi stesse della crescita economica, non si limiteranno a inondazioni e siccità, ma saranno ben più terribili. Inimmaginabili come la pandemia. E questo l'Europa lo vuole considerare, imponendo scelte radicali almeno agli Stati membri, invece di limitarsi a suggerirle?
Va frenato, per cominciare, il neoliberismo in economia, perché è basato su un significato dato alla parola libertà che non tiene conto del fatto che si è liberi delle proprie azioni fino a che queste non recano danno agli altri.