Sono in attesa di vaccinarmi. Un’attesa troppo lunga. Questo mese di marzo poi è di 31 giorni. La prenotazione è avvenuta il primo marzo e la vaccinazione arriverà il lunedì di Pasqua. Una Resurrezione anche la mia? Non lo so. E nell'attesa ritorno ad un anno fa.
Disorganizzati e impreparati a tutto
All'inizio erano mascherine e amuchina. Per difenderci dall'invisibile erano necessarie mascherine, distanze sociali, lavaggi accurati delle mani. Su queste tre regole poi si aprivano infiniti suggerimenti e consigli: togliersi le scarpe sulla soglia di casa - i più attenti all'igiene lo fanno da sempre - lavare i vestiti o metterli all'aria aperta e lasciarli lì, ognuno per il suo tempo, a seconda del soggiorno virale. Fare poi docce tutte le volte che si rientrava e sanare gli ambienti, gli armadi, le superfici in genere e disinfettarsi. Ci perdevamo nei meandri delle mille difese e spesso decidevamo di rimanere a casa per puro sfinimento. Il 9 marzo poi iniziò l'isolamento forzato. Sono nate così le incursioni nei terrazzi, i canti alle finestre e gli acquisti via Internet.
E un certo ottimismo fatto di arcobaleni.
Tanto da lì a poco sarebbe tutto finito. Invece ci sbagliavamo; eravamo abituati ad un inizio e alla sua fine. Abbiamo messo in campo coraggio, creatività, fantasia. Siamo un popolo fatto così, capace anche di sorprenderci per le tante energie.
Tranne due; organizzazione e assenza di previsioni.
Infatti è arrivata l'estate e pensavamo appunto che l'incubo fosse finito. Per sempre. La seconda e la terza ondata risuonavano come le solite iettature degli scienziati. E abbiamo riconquistato, felici e di nuovo ignari, spazi e incontri un po' troppo riavvicinati.
È trascorso un anno abbondante. Il Covid-19 con le sue varianti si è moltiplicato.
Continuano a crescere contagi e morti.
Valgono sempre le tre difese dell'anno scorso - mascherine, distanza sociale e lavaggio accurato delle mani. Nel frattempo, però se ne è aggiunta un'altra, fondamentale per l'uscita dal tunnel: la vaccinazione di massa.
Il tempo si è fatto immobile.
Dall'esterno nulla di previsto o programmato. L'unico che si dà un gran da fare è il Covid-19. Lui con le sue varianti è super organizzato per rendere il suo soggiorno nel nostro corpo sempre più gradevole. Riceviamo ancora una volta dalla natura una grande lezione.
Un richiamo potente.
Il virus è un essere superiore e noi, con le nostre testoline pensanti siamo gli ultimi della terra e in questa guerra siamo i perdenti.
Ci salverà la scienza.
Forse.
All'inizio erano le mascherine…
Ma non si trovavano. Erano necessarie, ma ci avevano colto alla sprovvista. Ci sarebbe voluto un preveggente, infatti, pare che qualcuno l'abbia predetto, ma non è stato creduto. Eravamo impegnati in altre operazioni. Insieme alle mascherine non si trovavano gli igienizzanti, con l'amuchina in testa e i guanti monouso.
In attesa delle chirurgiche e delle FFP2 ancor più protettive, arrivarono quelle "fai da te". Le vetrine si arricchirono di mascherine griffate, mascherine patriottiche e mascherine prodotte in proprio. Proteggono poco o niente, ma in attesa delle chirurgiche abbiamo usato anche quelle. Finalmente arrivano a valanga le mascherine autenticamente protettive.
Forse sì, ma anche no.
Arrivarono insieme alle truffe. Sembra un percorso parallelo, ma obbligato. In questa nostra terra nera pare non ci sia un bene che viaggi da solo. E così, fin dall'inizio, entrano in commercio mascherine senza certificazione "tanto so' tutti falsi ‘sti certificati" (queste sono le parole di due indagati che hanno venduto alla Protezione civile del Lazio 5 milioni di mascherine e 430 camici spacciandoli come dispositivi di protezione individuale) La Cina è la grande fornitrice, ma non garantisce. È trascorso inutilmente un anno abbondante e ancora oggi gli scandali legati alle mascherine non si fermano. È proprio di qualche giorno fa l'ennesima truffa proveniente dalla Cina, questa volta però, passando dalla Turchia. I sospetti si concentrano sul CE2163 contrassegno rilasciato dal laboratorio Universal di Istanbul riconosciuto dall'Unione Europea. Vado a controllare il contrassegno delle mascherine FFP2 acquistate in farmacia una settimana fa e portano lo stesso contrassegno di quelle contraffatte.
Da tempo esco in loro compagnia sicura di essere super protetta. Neanche per idea. Fino ad una settimana fa ero protetta dall'effetto placebo.
Forse.
Uscirò con due mascherine sovrapposte. Inoltre sono una donna di quella età che viene definita non più produttiva, quindi posso anche scomparire, ma queste mascherine che dovrebbero essere ad alto filtraggio, vengono usate soprattutto dal personale sanitario e da medici.
E aumentano contagi e morti.
E ne parliamo troppo poco.
Ora sono i vaccini
Mentre noi, sfiniti, assistevamo in ordine sparso, seguendo le tre regole, - anzi no; molti di noi sì, ma anche molti di noi, no - ad aperture e chiusure - forse sì, ma è meglio no - di bar ristoranti scuole palestre piscine negozi teatri cinema, la scienza - anche lei in ordine sparso - ha galoppato, veloce quasi quanto il virus e sono arrivati a tempo di record i vaccini.
Bene.
"Bene sì",ma anche "bene no".
Quasi.
Vaccini per tutti perché sia bel chiaro: dalla pandemia ne usciamo tutte e tutti o nessuno.
Ma "tutti e tutte" neanche per idea.
Esplode il libero mercato. Non si rispettano neanche i contratti; i vaccini vanno a chi offre di più. "Ve ne avevamo promessi milioni? Ci dispiace li dirottiamo ai maggiori offerenti". Inoltre ci sono le Nazioni che vietano le esportazioni.
Poi c'è l'Europa che tra gli altri errori non ha avuto il coraggio di togliere il brevetto alle case farmaceutiche pur avendo elargito loro finanziamenti per la ricerca e la produzione.
Si crea così un groviglio infernale e ne stiamo pagando tutti le conseguenze.
Come dico spesso ad andare a tentoni in reciproche cecità accadono gli inciampi.
All'inizio erano le mascherine ora sono i vaccini.
I vaccini non solo scarseggiano, ma strada facendo il disastro organizzativo si è ingigantito. E investe tutta l'Europa. La comunicazione anche nei casi sospetti è contraddittoria e crea il pericolo d'innestare una sorta di epidemia del panico.
Per chi poi riesce a viaggiare nel web - io riesco solo a viaggiare in bicicletta lungo l'argine del fiume; sono proprio una donna d'altri tempi - trova quelli che "è tutto un complotto", quelli del "no vax", quelli del "vaccini sì, Astra Zeneca no", (anch'io).
La posta in gioco stavolta è la vita
Il nuovo governo, per nostra fortuna ha abbandonato Arcuri e le sue Primule. Si stanno organizzando grandi edifici già presenti in tutte le città; vengono coinvolte farmacie, farmacisti e richiamate nuove categorie di medici e personale sanitario, coadiuvati dall'esercito. È pronta una campagna di vaccinazione nazionale epocale.
Si parte?
Sì. No.
Forse.
Sono tutti pronti; questa volta l'organizzazione del Generale è perfetta. Allora si parte.
Ma ecco che arriva in/previsto l'intoppo "Astra Zeneca".
E allora?
Di nuovo immobili.
Mi sembra che si proceda come faccio io tutte le sere con la cyclette: pedalo pedalo pedalo e sono sempre lì. C'è niente di più insensato e noioso che andare andare andare e rimanere sempre lì?
Immagino noi tutte e tutti seduti in una tavola riccamente imbandita in attesa di un cibo che tarda ad arrivare. Trascorrono ore, giorni e in noi, anche se le nostre testoline ormai ci inviano segnali debolissimi, si installa il dubbio.
Ogni giorno ci ripetono che i vaccini arriveranno.
Forse sì.
Forse no.
Ne arriveranno milioni e ancora milioni. Trilioni.
Ne arriveranno a colazione, a pranzo e soprattutto da condividere con amiche e amici al bar negli apericena tutti vicini con abbracci e baci e diventeremo disponibili e allegri. Soprattutto disposti all'incontro di altre menti, di altri corpi.
Alcuni bar porteranno la scritta: "Qui aperitivo con vaccino di categoria superiore".
Per ora aumentano quotidianamente contagi e morti.